Disastri ecologici, ne abbiamo?

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Disastri ecologici, ne abbiamo?
The Panamanian-register tanker Sanchi burns after a collision with a freighter off China’s eastern coast on Jan. 7, 2018.

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la rassegna stampa quindicinale dedicata a energia, ambiente, ecologia e sostenibilità.

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In questa puntata, dal disastro recente della petroliera iraniana affondata nel Mar Cinese orientale a quello del 2010 di Deepwater Horizon, per il quale British Petroleum pagherà 65 miliardi. Mappa della settimana: tutti i progetti infrastrutturali relativi all’energia in Unione Europea.


1. Pagati per consumare energia, di nuovo

Premessa: negli ultimi vent’anni la Germania ha investito all’incirca 200 miliardi di Euro in energie rinnovabili. Una tra le numerose conseguenze? A dicembre—così come in altri periodi dell’anno—i prezzi dell’energia elettrica sono andati sotto zero. L’offerta di energia, infatti, ha superato la domanda.

Il che può accadere per una combinazione di vari fattori: da un lato giornate invernali piuttosto miti possono causare un abbassamento dei consumi di energia per il riscaldamento, dall’altro—e questo è il punto principale—giornate particolarmente ventose o soleggiate comportano un’impennata della produzione di impianti eolici o fotovoltaici. L’energia in eccesso, però, è difficilmente immagazzinabile—Tesla ci sta lavorando—rendendo gli squilibri tra offerta e domanda abbastanza comuni, e le bollette più leggere.

2. Disastro ecologico nel Mar Cinese orientale:

Il 6 gennaio scorso due navi, la petroliera iraniana Sanchi e il cargo cinese CF Crystal, sono entrate in collisione nel Mar cinese meridionale, a 160 miglia di distanza—direzione est—dalle coste di Shanghai. I 21 membri dell’equipaggio della CF Crystal sono stati tratti in salvo, mentre per i 32 uomini a bordo della petroliera non vi sono più speranze di salvezza. La Sanchi trasportava un milione di barili di condensato: si tratta di un derivato del gas naturale, incolore e parzialmente solubile in acqua, e per queste ragioni particolarmente difficile da individuare una volta disperso in mare. Stando a quanto dichiarato da Greenpeace, l’incidente è avvenuto in un’area dove numerose specie di pesci destinati ad uso commerciale si riproducono, oltre ad essere sulla rotta di migrazione delle megattere.

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3. L’accordo tra Opec e Federazione Russa sembra funzionare troppo bene

Per tagliare la produzione globale di petrolio di 1,8 milioni di barili al giorno; i prezzi all’epoca erano troppo bassi, e l’obiettivo del taglio era riportarli verso l’alto—su Eco abbiamo scritto più volte della questione. Bene, dopo un paio di anni pare che l’accordo abbia funzionato. Forse troppo bene. A gennaio, infatti, il Brent ha toccato i $70 al barile; con prezzi come questi è molto probabile che i produttori di shale statunitensi—e i produttori canadesi di petrolio deepwater o da sabbie bituminose—tornino alla carica, vanificando gli ultimi sforzi del Cartello.

4. L’Ucraina importerà nuovamente gas russo

Ucraina e Russia negli ultimi anni non hanno avuto rapporti facili—sì, è un bell’eufemismo. Le tensioni politiche hanno avuto ripercussioni anche in materia di energia: negli ultimi due anni, infatti, l’Ucraina ha interrotto l’import di gas russo. Entro marzo, però, il flusso di gas dovrebbe riprendere, ha dichiarato il capo della Naftogaz Ucrayiny, la compagnia energetica nazionale. Le importazioni erano state sospese in seguito ad una disputa sui prezzi, con gli Ucraini che sostenevano di aver pagato troppo il gas acquistato e di esser stati pagati troppo poco per aver concesso i permessi di transito, mentre i Russi ritenevano che la controparte non avesse acquistato le quantità di gas pattuite. Il cambio di politica è avvenuto a seguito di una decisione dell’Arbitration Institute of the Stockholm Chamber of Commerce.

5. BP pagherà 65 miliardi per il disastro Deepwater Horizon

Tra risarcimenti, spese legali, multe ed operazioni di bonifica, British Petroleum si troverà a pagare circa 65 miliardi di dollari per il disastro della piattaforma Deepwater Horizon, che nel 2010, a seguito di un’esplosione, rilasciò nel Golfo del Messico quasi cinque milioni di barili di petrolio—uno dei più severi disastri ambientali nella storia recente degli Stati Uniti. La vicenda è tornata sotto i riflettori negli ultimi giorni, dopo che BP ha annunciato di dover pagare 1.7 miliardi di dollari in più legati ad oneri straordinari—che verranno messi in conto nell’ultimo trimestre del 2017—rispetto a quelli inizialmente preventivati.

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6. #MapOfTheWeek

Ringraziamo la Commissione Europea per questa mappa sui “Projects of Common Interest” relativi all’energia; sia che si tratti di elettricità, sia che si tratti di petrolio o di smart grid, possiamo vedere tutti i progetti completati (ancora pochi) o in costruzione (parecchi), classificati anche per aree geografiche.


Eco è a cura di Giovanni Scomparin e Tommaso Sansone.

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