La campagna elettorale secondo Giorgio Gori
“Se il Pd fa una campagna elettorale seria, credibile, rivendicando le cose fatte, può risalire nei sondaggi”
Inquinamento, trasporto pubblico, ALER: abbiamo intervistato il candidato alla regione Lombardia Giorgio Gori sui temi caldi della campagna elettorale.
Gori, ex sindaco di Bergamo, secondo i sondaggi ha circa sette punti di svantaggio sul suo rivale favorito, Attilio Fontana, della Lega Nord. Gori di fatto aveva iniziato a costruire la propria candidatura proponendosi come il capofila dei sindaci Pd per il sì al referendum sull’autonomia.
Oltre che dal proprio partito, Gori è sostenuto dalla “Lista XGori,” composta da Partito Socialista, Area Civica e Verdi. Liberi e Uguali, dopo un lungo e acceso dibattito interno, ha deciso invece di non aderire e di presentare un proprio candidato, Onorio Rosati. Né Rosati né il candidato del Movimento 5 Stelle, Dario Violi, sembrano rappresentare una minaccia nei confronti dei primi due contendenti.
In questi giorni la campagna elettorale sta entrando nel vivo, tra dichiarazioni razziste e promesse sempre più strampalate. Ne abbiamo parlato al telefono con Gori, per capire quali saranno le priorità in caso di elezione, e come mai il Pd sembra passarsela così male a livello nazionale.
In questa campagna regionale si è parlato poco dell’inquinamento. La Lombardia è una delle regioni più inquinate d’Europa. Che interventi si potrebbero adottare a livello regionale?
Diversi. Intanto il problema non è solo regionale, ovviamente, ma di tutta la pianura Padana: soltanto politiche condivise con le altre regioni possono avere un effetto. Devono essere misure che vanno molto oltre quanto è stato fatto in questi anni, che sono state misure solo difensive: oggi quando le polveri superano un certo limite scattano divieti, restrizioni — ma questo non risolve il problema. Il problema può essere affrontato allineandosi agli obiettivi che i paesi occidentali hanno condiviso a Parigi in Cop21, attuando una politica di sostituzione dei mezzi di trasporto privato e pubblico, da combustione fossile a metano o elettrico, con scadenze che vanno fissate. È da fare un piano di progressiva sostituzione delle auto più inquinanti: al 2025 dobbiamo avere nelle aree urbane solo mezzi elettrici o a metano e nelle zone extraurbane solo mezzi ibridi o a bassa emissione. Non tutti possono permettersi di cambiare la vecchia macchina, quindi il compito della regione è dare un sostegno economico alle famiglie che non avrebbero la possibilità di sostituire la propria auto.
La regione Lombardia è proprietaria degli stabili ALER. A differenza delle case popolari, ad esempio, del Comune di Milano, quelle di ALER hanno ancora il riscaldamento a gasolio.
Per le case popolari va fatto un grande piano di sostituzione di fonti energetiche dei riscaldamenti, che devono essere alimentati con fonti non inquinanti. Il tema riguarda anche le caldaie private e le masse legnose, che non di solito non si prendono in considerazione: c’è una quota non banale delle polveri che respiriamo che derivano dalla combustione della legna. Ci sono zone delle nostre montagne che non ci si immaginerebbe essere inquinate, e che invece per questa ragione lo sono. Insomma, dobbiamo avere chiaro qual è l’obiettivo: dimezzare la CO2 entro il 2030 e abbattere il più possibile le polveri sottili.
La giunta Maroni è stata molto attenta a favorire il trasporto privato lanciandosi in grandi opere come Pedemontana, catastrofici per le casse regionali. Pedemontana è sull’orlo del fallimento e sta costando cifre alte e impreviste alle casse regionali. Se lei venisse eletto come gestirebbe la cosa?
Tra le scelte fatte da Maroni legate al trasporto privato non c’è solo Pedemontana, ma anche BreBeMi e Tem. Non ha invece portato un piano di investimenti sulle linee ferroviarie, che sono rimaste molto indietro in quanto al trasporto dei pendolari lombardi. La priorità si sposterebbe sul ferro. Rispetto alle grandi opere stradali penso ci sia solo una grande cosa che dobbiamo fare: completare la Pedemontana, che non può essere lasciata a metà. Sarebbe veramente uno spreco di denaro pubblico.
Va però rivisto il progetto. C’è una tratta, la tratta D del progetto originario, che è assolutamente inutile: l’attestamento a Vimercate è più che sufficiente. Le quattro corsie sull’A4 sono utili per smaltire il traffico, non c’è bisogno di fare un raddoppio parallelo. Va rivisitato il piano economico — il progetto costa decisamente più di quanto dovrebbe costare — e va rivista la politica tariffaria: quei tratti che sono stati aperti hanno tariffe troppo alte. Il tribunale ha deciso di evitare il fallimento, ma se vogliamo che quest’opera non resti così, una cattedrale nel deserto incompiuta dobbiamo rivedere il progetto. Devo dire che è proprio uno dei simboli della cattiva gestione di questi anni, un’opera costosissima, che nessuno usa, lasciata a metà, arrivata a un pelo dal fallimento.
Gif via.
Passiamo a questioni più strettamente politiche. L’elezione lombarda sarà lo stesso giorno di quella nazionale, e si prevede una flessione abbastanza rilevante del Pd. Come mai secondo lei? Cos’è andato storto?
Il Pd ha governato tre anni e come spesso succede chi governa porta l’onere di questa responsabilità. Ne ha risentito persino la Merkel che ha sì vinto, ma molto meno che in passato. Dopodiché degli errori sono stati fatti. La vicenda del referendum del dicembre scorso ha lasciato segni pesanti, per un errore — di Matteo Renzi, devo dire, neanche del Partito Democratico — che secondo me è stato quello di intestarsi una riforma, che io pure ho sostenuto, ma che si è trasformata in un referendum pro o contro Renzi: e in Italia nessuno ha più del 50%. Però, io sono convinto di questo: in una campagna elettorale in cui gli altri partiti costruiscono promesse totalmente irrealizzabili — è stato calcolato che solo quelle di Berlusconi valgono 100 miliardi di euro — se il Pd fa una campagna elettorale seria, credibile, rivendicando le cose fatte, può risalire nei sondaggi. Nel 2013 due mesi prima del voto il Pd era largamente primo e gli altri recuperarono. Io credo che possa accadere esattamente l’opposto.
Però proporsi come l’unica forza presentabile è una scelta che non ha sempre pagato, specie negli ultimi tempi. Che motivo darebbe lei per votare Pd? Nella campagna elettorale del partito, cosa c’è oltre alla rivendicazione dell’azione di governo?
Non sono tanto d’accordo. Credo che se oggi la proposta del Pd fosse una proposta con Gentiloni, Renzi, Delrio, Calenda, Franceschini, questa foto potrebbe essere una foto convincente. È la storia di un governo di coalizione, di quattro anni di governo di centrosinistra, faticoso, ma che secondo me gli italiani alla fine hanno apprezzato. Se ci fosse continuità, concretezza, come c’è stata in questi quattro anni sia sul fronte economico — lavoro, in primo luogo — sia nei confronti delle fragilità e sui diritti civili, sarebbe apprezzabile. Oggi si parla di Flat Tax o reddito di cittadinanza, cose assolutamente infattibili e che valgono giusto per la propaganda elettorale. Io credo che la gente non sia stupida. Se il candidato della Lega si presentasse dicendo quello che diceva Maroni cinque anni fa, teniamo qua il 75% delle tasse, o come il referendum, secondo me la gente non ci crederebbe più.
Un’ultima domanda. Secondo lei, Fontana non dovrebbe ritirarsi dopo le affermazioni gravissime dell’altro giorno?
Io le trovo gravissime, ed è gravissima l’espressione che ha usato. Un’espressione razzista — e se è un lapsus ci ha detto quello che davvero pensa — ma non sta a me, il suo antagonista, dire se si deve ritirare o no. Mi auguro che molta gente gli ritiri la fiducia. Chi pensava che quello fosse un candidato moderato ha capito di che persona parliamo.
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