Byrne torna con un tour che ha molto l’aria di riprendere, almeno in parte, le atmosfere di Stop Making Sense — la domanda nasce spontanea: chi ne dirigerà il film?
Il 2 marzo 2014, davanti a milioni di spettatori sparsi in tutto il mondo, Paolo Sorrentino, nominato con La Grande Bellezza, saliva sul palco del Dolby Theater di Los Angeles per ritirare l’Oscar al Miglior film straniero e con una cadenza italianizzante pronunciava il seguente ringraziamento: “Thank you to my sources of inspiration, Federico Fellini, Talking Heads, Martin Scorsese and Diego Armando Maradona…” Grazie alle mie fonti di ispirazione, Federico Fellini, Talking Heads, Martin Scorsese e Diego Armando Maradona.
Nei giorni seguenti alla premiazione esplodeva la Sorrentino mania: amori e odi per il film, commenti, dubbi, applausi ma soprattutto editoriali e pezzi di opinione sulle sources of inspiration che avevano portato un regista italiano a vincere uno dei premi più ambiti della cinematografia mondiale. Sarà proprio Paolo, qualche giorno dopo, a motivare la sua scelta in una lunga intervista video con Repubblica.
“I Talking Heads sono stati un’ossessione giovanile, prima di ogni altra musica ascoltavo loro, sono legati a periodi della vita nei quali la musica ha un effetto quasi di sollievo, ti porta fuori dai problemi dell’adolescenza, o almeno ti illudi che sia così.” Un’ossessione che però non lo ha mai abbandonato. Proprio nel 2011, due anni prima del successo mondiale, il regista napoletano girava This Must Be The Place, una riflessione sul tempo e sulla distanza tra le persone — ma come in tutti i film di Sorrentino, un po’ sulle tante cose che la vita ci mette di fronte. Per la colonna sonora Sorrentino si affida al cantante che l’ha accompagnato durante la sua gioventù, David Byrne, a cui offre anche un cameo nei panni di se stesso.
Lo stesso Byrne, in un’intervista con la rivista inglese Time Out, confessa interesse e stima per il regista e il suo direttore della fotografia. “Non so se sia qualcosa di preordinato prima di girare, ma hanno un modo davvero particolare di realizzare ogni scena, è incredibilmente bello e preciso. A volte guardo un film Hollywoodiano e vedo soltanto una serie di riprese seguite da un primo piano sull’attore.”
Proprio in questi giorni, David Byrne ha annunciato il world tour per il suo nuovo album American Utopia, tra le date anche tre concerti in Italia. Sui social – che Byrne usa molto, parallelamente al suo blog – il cantante ha definito il nuovo tour come “lo show più ambizioso che abbia mai fatto dai tempi delle riprese di Stop Making Sense.”
A small # of east coast shows! We’ll be doing some new songs, & many others that will, I assume, be familiar. I’m excited. This is the most ambitious show I’ve done since the shows that were filmed for Stop Making Sense, so fingers crossed. Info @ https://t.co/B8YgcnekRv pic.twitter.com/ehQ41X1MyD
— David Byrne (@DBtodomundo) December 12, 2017
Nel 1983 Jonathan Demme cambiava con Stop Making Sense le regole dei concert film raccontando il tour Speaking in Tongues, apice creativo e musicale dei Talking Heads e di David Byrne. Il lavoro di Demme rappresenta ancora oggi il testamento della band, scioltasi qualche anno dopo, e la traduzione in immagini della potenza dei loro brani e della loro musica. Oggi, a quasi quarant’anni dalle riprese di Demme, Byrne torna con un tour che ha molto l’aria di riprendere, almeno in parte, le atmosfere di Stop Making Sense — la domanda nasce spontanea: chi ne dirigerà il film?
A noi, l’avrete capito, la risposta è venuta naturale: Paolo Sorrentino. Non solo una passione sconfinata per il lavoro di Byrne, tanto da interiorizzarlo nelle sue opere, ma anche un occhio acuto e curioso in grado di riflettere sul momento musicale. Per il regista napoletano sarebbe una nuova sfida, mentre per il cantautore americano la possibilità di confrontarsi con un regista che stima e apprezza. Come dicono oltreoceano a match made in heaven.
Per far sì che tutto questo nostro volo pindarico diventi realtà abbiamo [rullo di tamburi] aperto una petizione su change.org chiedendo al regista di prendere seriamente in considerazione la proposta. Fate uscire il Toni Servillo che è in voi e firmate la petizione così da poter vedere su grande schermo l’America utopica di Byrne.