È successo. Prima o poi doveva succedere, era solo questione di tempo. Ora è realtà: Roberto Saviano ha aperto un canale YouTube, Gomorra Channel.
Per un giornalista, scrittore, sceneggiatore e, a tutti gli effetti, un influencer che conta quasi due milioni e mezzo di followers su Facebook, il passaggio sulla piattaforma video di Google sembra quasi naturale come il sole che sorge al mattino.
“Gomorra Channel vuole essere un laboratorio di sperimentazione. Condenserà tutti i temi che Roberto Saviano affronta nel suo lavoro, ma senza mediazioni, in un rapporto alla pari con chiunque voglia interagire con i contenuti.” si legge nella sezione informazione del canale, fondato il 18 ottobre di quest’anno.
Il canale – aperto dallo scrittore con il supporto di Show Reel, una di quelle aziende che vende fuffa brand content alle aziende – conta quattro video, l’ultimo pubblicato il 29 novembre.
Da oggi parte una nuova avventura: Gomorra Channel. https://t.co/gusJ8ceC3q
— Roberto Saviano (@robertosaviano) October 26, 2017
Sento subito muovere a gran voce una critica tra i commenti di Facebook. “Ma Saviano ce l’ha già un canale YouTube.” E avreste ragione, ma anche torto. Effettivamente un canale Roberto Saviano su YouTube esiste ed è pieno di contenuti che ci aspetteremo da un profilo del genere: “Gomorra La Serie – Intervista a Roberto Saviano,” “Mafia Capitale Radiografia del Paese, l’Italia non si cambia solo a parole” e “Non tacerò – La storia di Don Peppe Diana.”
Ad una seconda e più attenta occhiata però ci si accorge che i contenuti del canale non sono altro che estratti di interviste o comparsate di Roberto in programmi televisivi — tranne il bellissimo “Trentacinque anni. Grazie per i vostri auguri e per tutto il bene.” in cui Saviano spegne le candeline con un filtro seppia che rende ancor più WTF il video.
Quindi eliminiamo il primo tentativo di Saviano dalla storia del web (candeline a parte) e ripartiamo da Gomorra Channel, un progetto nativo, cucito su misura per la piattaforma di Google.
Come si colloca Saviano nei linguaggi di YouTube?
Ovviamente i video di Gomorra Channel rientrano in una macro categoria che in inglese si definisce Opinion & Commentary, ovvero Opinione e Commento. E poteva essere altrimenti?
Con lo speciale andato in onda nel 2016 sul canale televisivo Nove dal titolo Imagine, Saviano aveva già messo un piede nella porta, applicando il proprio stile comunicativo ad argomenti cciovani come Snapchat, Rovazzi e le Kardashian e alternandoli a Isis e narcotraffico. Proprio questa dissonanza tematica però l’ha reso nel tempo così popolare o impopolare, a seconda dei gusti, tra il pubblico.
E con Saviano che lancia il canale youtube GOMORRA CHANNEL possiamo anche spengere tutto e andare a prenderci la droga al parchetto pic.twitter.com/kYhhaGUDUC
— giulio verme (@zeropregi) October 26, 2017
E infatti il primo video del neonato canale parte proprio da Ghali, il fenomeno musicale del 2017, e il legame che la trap intrattiene con l’Islam. Una strizzata d’occhio a ciò che è virale e di tendenza.
Ma Saviano è sempre Saviano, non basta cambiare il format per cambiare il modo in cui racconta le sue storie. Lo scrittore mantiene comunque un’enfasi spesso sopra le righe, soprattutto se si raccontano i The Jackal.
Per quanto astio si possa provare per Saviano e la sua retorica gonfiata fino all’esasperazione, la nascita di Gomorra Channel è un passo avanti per lo scrittore. Invece di continuare a calcare i salotti televisivi, pieni di paletti e restrizioni, si concede uno spazio libero come YouTube, in cui anche un miliardario cinese può criticare la corruzione del suo paese.
Dai suoi primi video si percepisce inoltre la voglia di tornare al normale — o perlomeno la voglia di una persona, i cui libri finiscono nelle mani di un personaggio poco piacevole come El Chapo, di tornare a parlare di cose più umane.
E allora se devo sopportarmi su YouTube Italia i contenuti dei iPantellas, Matt & Bise e Il Pancio, allora sono felice che Roberto Saviano si ritagli una voce anche su questa piattaforma, che ha sempre più bisogno di contenuti robusti.
La strada è ancora lunga (soprattutto se l’ultimo video tenta di copiare male un format di Vogue ?), ma si concede il beneficio del dubbio a uno scrittore che a 27 anni è riuscito a raccontare la Camorra come nessuno prima.