Esce oggi nelle sale italiane Assassinio sull’Orient Express, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Agatha Christie.
Il film, diretto e interpretato dall’attore e regista Kenneth Branagh, riprende per filo e per segno la trama pensata negli anni Trenta dalla scrittrice: un misterioso omicidio nei vagoni dell’Orient Express bloccato tra le nevi della Jugoslavia e 12 sospettati che dichiarano la propria innocenza.
A questo si aggiunge nell’adattamento di Branagh un cast stellare (pure troppo), riprese POV e “Believer” degli Imagine Dragons — un bel minestrone che in America, dove il film è uscito il 10 novembre, è stato accolto in maniera bipolare. Peter Bradshow del Guardian dichiara senza esitazioni che il film “non si scalda mai,” sul New Yorker invece Anthony Lane lo descrive come “bello, non impegnativo e quasi del tutto privo di scopo,” mentre il Washington Post scrive che “il Poirot di Branagh si china, umiliato e un po’ rotto, mentre passano i titoli di coda, l’omicidio sul suo Orient Express non è stato un semplice enigma.”
Ma al di là dei pareri dei critici e delle curiose, quanto inutili, riflessioni sul guardaroba dei personaggi, è difficile accettare l’adattamento di un’opera della Christie in versione blockbuster. I suoi romanzi – 66 per più di un miliardo di copie vendute – appartengono a una sfera più intima e claustrofobica e meno manieristica, che nulla ha a che vedere con le riprese aeree di un drone o i baffoni hipster di Poirot.
Il cinema degli ultimi anni – dominato dall’onnipresenza del superomismo – ci ha infatti abituati ad adattamenti schizofrenici come il Sherlock Holmes di Guy Ritchie o il ribaltamento delle fiabe dei fratelli Grimm attraverso trame spaccatutto.
Ecco invece una serie di adattamenti delle opere di Agatha Christie che vi faranno apprezzare il lento calcolo delle sue trame e il minuzioso ticchettio dei suoi meccanismi narrativi.
Dieci piccoli indiani (René Clair, 1945)
Fare le cose per bene significa partire dall’inizio: il film di René Clair è considerato il primo adattamento di successo di un’opera di Agatha Christie. Ad essere sinceri, prima di Dieci piccoli indiani, che prende anch’esso il titolo dal romanzo omonimo, ci furono negli anni Venti e Trenta alcuni sporadici tentativi di prendere in mano le opere della scrittrice e riproporle in chiave cinematografica. Ma fu Clair – avanguardista francese, dedito per gran parte della sua carriera alle commedie leggere e considerato il maestro dell’immagine di Parigi – a portare a Hollywood i gialli di Agatha Christie.
Nel 1945 René Clair trasforma la sanguinosa cena dei dieci piccoli indiani in un allegorico balletto, in cui la telecamera si muove a ritmo di danza tra le camere della villa di Nigger Island (originariamente il termine usato al posto di indian era nigger) — accompagnata dalle musiche di Mario Castelnuovo-Tedesco, compositore ebreo fiorentino costretto a emigrare per scappare alle leggi razziali.
Il film, costato 1,200,000 dollari, un’enormità per le produzioni hollywoodiane dell’epoca, fu accolto con grande successo negli Stati Uniti e in Europa si aggiudicò il Pardo d’Oro del Festival di Locarno.
George Pollock e la serie su Miss Marple
Affianco al baffuto belga, Hercule Poirot, un altro grande personaggio nato dalla mente di Agatha Christie è la detective part-time Jane Marple, meglio conosciuta come Miss Marple. Moltissime attrici, a partire dal dopoguerra, si sono cimentate con lo strabordante carattere del personaggio, ma solo una è riuscita veramente a lasciare il segno: Margaret Rutherford.
A mettere in scena la Rutherford in ben quattro film fu il regista George Pollock, che grazie agli adattamenti ottenne, dopo anni passati a fare l’aiuto regista, il favore del pubblico.
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I quattro adattamenti risultano uno più divertente dell’altro grazie alla spigliata interpretazione della Rutherford, che spodestò addirittura Poirot nelle opere tratte da Dopo le esequie e Fermate il boia.
Assassinio sull’Orient Express (Sidney Lumet, 1974)
Arriviamo al grande rivale del film di Kenneth Branagh, il classico dei classici che legò definitivamente le opere di Agatha alla settima arte. Nel 1974 Sidney Lumet è il Re Mida del cinema, tutto ciò che tocca diventa oro: nel 1973 è il caso di Serpico, nel 1975 Quel pomeriggio di un giorno da cani, nel 1976 Quinto potere e in mezzo trova il tempo di girare l’adattamento del romanzo più famoso tra quelli scritti dalla Christie che, guarda caso, riceve cinque nomination agli Oscar.
Il film è girato con la rigidità strutturale e la tensione crescente di un romanzo, con l’aggiunta di un cast (questa volta a buon rendere) stellare — Ingrid Bergman vincerà l’Oscar come miglior attrice non protagonista.
Breve curiosità: la prima londinese del film fu l’ultima apparizione pubblica della scrittrice prima della sua morte. Sicuramente non tornò a casa delusa.
Poirot (1989–2013)
Non si può parlare di Agatha Christie senza parlare di serialità. Era quasi scontato che qualcuno, prima o poi, avrebbe tradotto i libri della scrittrice per un pubblico televisivo. Non è stato facile però scegliere Poirot – serie inglese andata in onda dal 1989 al 2013 – per questa lista, perché, come qualsiasi serie spalmata su un periodo lungo più di vent’anni, non è raro trovare alti, ma anche molti bassi.
A vincere su tutto – regia, sceneggiatura, costumi, ambientazioni e crimini – è un elemento fondamentale per una produzione così longeva: il suo interprete, David Suchet.
A mio avviso, rimane tutt’oggi il miglior Poirot ad aver calcato la scena televisiva. La bravura di Suchet, attore poliedrico, che ha toccato tutti i campi dell’intrattenimento durante la sua carriera, richiama perfettamente le idiosincrasie, la maniacalità e l’arguzia del Poirot letterario.
Tra i 70 episodi andati in onda durante le 13 stagioni televisive, vi risparmiamo la fatica di bingewatchare (passatemi il termine) alla ricerca di una puntata che valga veramente la pena e vi diamo qualche consiglio.
- Quarta stagione, primo episodio: The ABC Murders (La serie infernale)
- Nona stagione, primo episodio: Five Little Pigs (Il ritratto di Elsa Greer)
- Tredicesima stagione, ultimo episodio: Curtains (Sipario)
- Seconda stagione, sesto episodio: The Disapperance of Mr Davenheim (La sparizione del signore Davenheim)
Dieci piccoli indiani (BBC One, 2015)
Infine iniziamo dove avevamo cominciato, con il romanzo che si gioca la notorietà al pari dell’Omicidio sull’Orient Express. Questa volta però la produzione è televisiva, contemporanea e inglese — non più cinematografica, hollywoodiana e d’altri tempi. Probabilmente l’ultimo adattamento di un’opera di Agatha Christie veramente riuscito, grazie anche allo spiegamento di forze della BBC per il 125° anniversario dalla nascita della maestra del giallo.
La miniserie tv si presenta al pubblico come una puntata di Black Mirror, claustrofobica e spaventosa, senza ovviamente la componente tecnologica. Ma la bravura inglese – a differenza degli americani abituati alle praterie – nello sfruttare gli spazi chiusi e ristretti (vedi l’isola del romanzo) raggiunge il suo apice con questo adattamento.
Le differenze con il romanzo, ovviamente, ci sono, ma non modificano quella che è l’atmosfera e la vicenda principale raccontata da Christie. Anzi rafforza il testamento letterario della regina del crimine.