Il progetto, che coprirà regioni geografiche diverse, con diseguali livelli di sviluppo, sarà una nuova fonte di energia per l’economia mondiale.
Sebbene i media nazionali non vi stiano prestando particolare attenzione, l’Italia si trova davanti a un’incredibile e unica opportunità, che fa un po’ di luce in un periodo critico per la nostra economia: saremo infatti uno dei punti cruciali dell’OBOR (One Belt One Road), il mastodontico piano di sviluppo infrastrutturale lanciato dal Presidente cinese Xi Jinping nel 2013 per collegare Asia ed Europa, destinato a divenire uno dei progetti più ambiziosi della storia umana.
Il progetto, che coprirà regioni geografiche diverse, con diseguali livelli di sviluppo, sarà una nuova fonte di energia per l’economia mondiale e per una pacific global governance, richiedendo una collaborazione ed interazione globale senza precedenti. Per Xi Jinping, infatti, il progetto dell’OBOR incarna la visione asiatica di politica estera, che vuole lasciarsi alle spalle la mentalità della Guerra Fredda, aprendosi a nuovi concetti di sicurezza. Nel nuovo millennio, l’economia e il commercio sono il nuovo campo di battaglia delle potenze ma anche la base su cui realizzare accordi per la sicurezza internazionale; i capisaldi dell’ideazione del progetto One Belt One Road sono infatti il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale degli stati coinvolti, il principio di non aggressione e di non ingerenza negli affari interni degli altri paesi, l’uguaglianza e il reciproco vantaggio, per la realizzazione di una coesistenza internazionale pacifica.
Il nuovo piano di politica estera-commerciale cinese si estende su due corridoi: il Silk Road Economic Belt (SREB), che partendo dalla Cina, attraversa tutta l’Asia Centrale arrivando fino alla Spagna, e il XXI Century Maritime Silk Road (MSR), che costeggia tutta l’Asia Orientale e Meridionale, arrivando fino al Mar Mediterraneo, attraverso il Canale di Suez.
Il progetto prevede il rafforzamento delle infrastrutture già esistenti e la costruzione di nuovi impianti marittimi e ferroviari, con l’obiettivo di ridurre drasticamente la distanza fisica tra Cina ed Europa, non solo per favorire e facilitare gli scambi commerciali sino-europei ma anche per migliorare le relazioni politiche, le comunicazioni e favorire lo spostamento di persone grazie alla progettazione di linee ad alta velocità. Il grandioso progetto coinvolgerà 65 paesi, nonché il 62% della popolazione mondiale (4,5 miliardi di persone) e il 30% del PIL globale.
Ma perché l’Italia risulta essere così importante in questo progetto?
Poiché il punto di arrivo di quella che diverrà la Via della Seta del XXI Secolo sarà proprio il Mediterraneo, la Cina guarda all’Italia come la porta d’ingresso per l’Europa: i porti italiani (in particolare quelli adriatici che accolgono le navi in arrivo da Suez) e le ferrovie che dal Nord Italia si ramificano in tutto il Vecchio Continente, sono diventati un’enorme attrazione per il governo cinese, pronto a sfruttare le opportunità logistiche e le infrastrutture strategiche per la realizzazione dell’OBOR.
La Cina è uno dei principali partner commerciali dell’Italia, basti pensare che l’export italiano verso la Cina è cresciuto del 32,2% dallo scorso anno (Sace). Inserirsi nell’OBOR è quindi un’opportunità da non perdere per l’Italia: migliorando i collegamenti infrastrutturali con l’Asia, ormai divenuta il cuore pulsante dell’economia mondiale, le imprese italiane avranno l’opportunità di incrementare l’export del Made in Italy in molti paesi centro asiatici e in particolare in Cina, nonché di conquistare nuovi mercati.
Nel 2015 ad Hong Kong è nata la Silk Road Chamber of International Commerce (SRCIC), la quale offre opportunità di commercio ed investimenti sia al settore pubblico che a quello privato-aziendale, proprio in vista della realizzazione della nuova Via della Seta: oggi conta già 81 paesi membri.
L’Italia dovrà riuscire ad inserirsi attivamente nel progetto di Pechino, presentandosi non solo come punto di passaggio per il trasporto di merci (via mare e via terra), ma come vero e proprio luogo d’incontro tra Oriente e Occidente.
Una buona notizia è che un primo passo è già stato avanzato con il diretto coinvolgimento dell’Italia nella North Adriatic Ports Association (NAPA – Venezia, Trieste, Koper, Rijeka) per la progettazione di una piattaforma plurimodale con un sistema di ormeggio e attracco offshore che sia capace di ricevere navi di elevato tonnellaggio in arrivo dal Canale di Suez, a largo di Venezia.
Il governo italiano stanzierà 350 milioni di euro per il progetto che avrà un valore complessivo di 2,2 miliardi.
Questa infrastruttura diverrebbe un punto chiave della XXI Century Maritime Silk Road, collegando Asia ed Europa e inoltre, permetterebbe all’Adriatico un accesso diretto al mercato tedesco, entrando in competizione con il greco Porto del Pireo, migliorando gli standard italiani di efficienza internazionale.
L’Italia, inoltre, insieme a Gran Bretagna, Francia e Germania, ha aderito alla Banca Asiatica d’Investimento per le Infrastrutture, principale strumento di finanziamento del progetto che prevede una serie di investimenti per la costruzione delle infrastrutture necessarie a favorire gli scambi commerciali tra Cina e i paesi coinvolti, che arriverà ad ammontare a 2500 miliardi solo nella fase iniziale del progetto.
Le nuove opportunità della globalizzazione bussano alle nostre porte: siamo pronti a cogliere questa irripetibile opportunità?