Perché Berlusconi può vincere di nuovo: malgrado tutto, vent’anni dopo

Il suo ritorno sulle scene non è una sorpresa. I fattori che facevano vincere Berlusconi venti e dieci anni fa, infatti, sono ancora quasi tutti presenti.

Perché Berlusconi può vincere di nuovo: malgrado tutto, vent’anni dopo

Il suo ritorno sulle scene non è una sorpresa. I fattori che facevano vincere Berlusconi venti e dieci anni fa, infatti, sono ancora quasi tutti presenti.

Bisogna capire e ribadire quali sono le cause del suo successo elettorale. Il centrosinistra, la principale forza storica a lui opposta, ha fallito questo compito: il risultati sono stati quindici anni di governo di centrodestra, e poi Matteo Renzi.

Ieri Berlusconi è stato intervistato in prima serata su Rai3 da Fabio Fazio. L’ex presidente del consiglio ha tenuto un monologo davanti a un timidissimo Fazio, che non si è azzardato a porgli qualche domanda scomoda o anche solo un po’ salace. Il risultato, in linea con la tendenza politica degli ultimi mesi, è stata una vittoria per Berlusconi. Ormai, chiunque ha capito che alle prossime elezioni potrebbe essere addirittura il favorito. Eugenio Scalfari ha dichiarato che preferirebbe lui come presidente del consiglio rispetto a Luigi Di Maio. “Meglio Tardi che mai,” ha sogghignato il cavaliere su Rai3.

Partiamo da un punto fermo di base. Gli italiani che votano Berlusconi non lo fanno perché sono stupidi: lo fanno perché hanno interesse a farlo o perché sono vittime del suo enorme potere personale.

L’Italia è un paese in cui la proprietà privata è tenuta in grande considerazione. Specie quella della casa di proprietà. Il 77% degli italiani risiede in un immobile da lui direttamente posseduto, anziché, ad esempio, in affitto. Il dato è tra i più alti d’Europa e soprattutto dell’area Euro, la cui media è del 66,6%. Questo non è necessariamente un male, ma ha alcune conseguenze. Ad esempio: se Berlusconi promette che abbasserà le tasse sulla casa, molte persone saranno tentate di dargli retta. E non a torto, almeno dal loro punto di vista.

Quando si dice che l’Italia è un paese essenzialmente conservatore non si intende solo che siamo l’unico paese coinvolto nel caso Weinstein che ha provato più empatia per il violentatore che per la vittima della violenza, ma anche che c’è interesse a custodire il proprio giardinetto. Ma, visto che il bilancio dello stato non è infinito, se si privilegia la proprietà bisognerà per forza tassare più forte l’altra grande fonte di entrate statali — il lavoro.

In queste ultime ore, inoltre, sta facendo discutere la sua proposta di garantire a tutti i pensionati italiani una pensione minima di 1000€.

Anche qui, Berlusconi sfrutta un semplice dato di fatto: i pensionati sono tanti, tantissimi. Sedici milioni di persone, un terzo delle quali riceve più di una pensione: gli assegni pensionistici erogati in Italia, a conti fatti, sono 23 milioni. È chiaro che qualsiasi politico vuole avere dalla propria parte una fetta così cospicua e omogenea come interessi economici — va ricordato anche che la SPI, il sindacato pensionati italiani, è la sigla interna alla CGIL con il maggior numero di iscritti. Inoltre, la percentuale di voto tra di loro è molto alta se paragonata a quella dei giovani.

Oltre a questi fatti, hanno interesse a votare per Berlusconi una serie di categorie tradizionalmente più vicine a chi propone politiche conservatrici in tutto il mondo, ma che in Italia sono particolarmente ricche e potenti: ad esempio, chi possiede una piccola o media attività. In Italia è spesso stato magnificato il ruolo delle “piccole medie imprese,” dimenticandosi qualche volta che sono tra i principali bacini elettorali del centrodestra. In Italia, questa preminenza della microimpresa — oltre a rallentare la crescita economica – ha da sempre sostenuto i successi elettorali di Berlusconi.

Questa vasta classe sociale di piccoli possidenti ha sempre visto con sospetto politiche progressiste o di sinistra, spesso unendosi ad altre: come chi è legato ad ambienti clericali o ad altre forme di associazionismo religioso, come Comunione e Liberazione, in genere molto conservatori — nonostante il Papa. Va ricordato lo strapotere di Formigoni in Lombardia durante lo zenit del berlusconismo? Ancora oggi, Berlusconi mette in guardia tutti gli italiani dai pericoli del comunismo, nonostante il segretario del PD sia Matteo Renzi. E proprio perché è consapevole di questa cosa che l’altro ieri ha paragonato la minaccia del MoVimento 5 Stelle a quella dei post-comunisti di Achille Occhetto, da lui sconfitti dopo la discesa in campo alle elezioni del 1994.

Ma come può, Berlusconi, convincere tutte queste persone che è in buona fede, e che i suoi scandali giudiziari in realtà sono acqua passata?

Questo forse è il lato più ovvio del successo di Berlusconi, ed è il suo enorme potere economico e soprattutto mediatico. La famiglia Berlusconi è ancora proprietaria di uno dei due più grandi network televisivi nazionali, Mediaset; possiede testate come Il Giornale che purtroppo sono tra le più seguite e influenti del paese; controlla Mondadori, uno dei principali editori italiani. Fino all’anno scorso possedeva il Milan, che ha sempre usato come trampolino di lancio per il proprio prestigio. Quando i sondaggi andavano male, Berlusconi comprava Ronaldinho. Adesso il Milan è di proprietà di un investitore cinese, e Berlusconi non ha perso tempo per attaccarlo.

Ancora oggi, Berlusconi può permettersi di andare in TV da Fabio Fazio e dire qualsiasi inesattezza senza trovare qualcuno che apra bocca. Ecco perché, se non si ha interesse a votare Berlusconi ma lo si vota lo stesso, si è vittime. Si può dire: è colpa dei giornalisti italiani. Ma quanti giornalisti italiani sono controllati o influenzati da Berlusconi?

Con questi mezzi, Berlusconi può influenzare la narrazione politica, creando un problema e risolvendolo. Ad esempio, tramite i suoi mezzi di comunicazione può montare una grande pressione mediatica sui migranti, per poi convincere la gente di essere la persona giusta per risolvere il problema — che magari nemmeno esiste. Non bisogna dimenticarsi, infatti, che Berlusconi è xenofobo e razzista, e si è fatto portabandiera di alcune delle pagine più abiette della politica italiana, come la legge Bossi-Fini. É bastato un tweet sullo Ius Soli, in cui si è dichiarato contrario a garantire la cittadinanza ai figli di stranieri dopo un ciclo di istruzione, per togliere a Salvini la sua principale arma elettorale e rimetterlo al suo posto come subalterno nel panorama politico di centrodestra. Berlusconi vuole sconfiggere i “populisti” con politiche populiste, e probabilmente dispone di più mezzi per farlo rispetto, ad esempio, al PD e al ministro dell’Interno Minniti.

Non basta frequentare un ciclo scolastico per essere italiano e per avere diritto automatico alla cittadinanza. Noi non voteremo la fiducia allo #IusSoli. #chetempochefa pic.twitter.com/QB0Zq3ERfp

— Silvio Berlusconi (@berlusconi) November 26, 2017

Unendo tutti questi fattori, oltre al fatto che — come dire? Berlusconi è molto bravo ad essere Berlusconi — si ottiene un mix quasi invincibile a livello politico, che potrebbe tranquillamente riportarlo alla testa del paese nei prossimi mesi.