Due giornate di mobilitazione a Parigi contro la riforma del lavoro
Dopo le proteste di settembre e ottobre, i sindacati francesi, CGT in testa, sono scesi di nuovo in piazza per due giornate di scioperi e manifestazioni.
Tutte le fotografie: Guido Grassadonio
Dopo le proteste di settembre e ottobre, i sindacati francesi, CGT in testa, sono scesi di nuovo in piazza per due giornate di mobilitazione contro la nuova proposta di riforma del lavoro (loi travail) portata avanti dal presidente Emmanuel Macron. Giovedì 16 novembre sono state organizzate manifestazioni in 170 città della Francia, per la prima volta anche con la partecipazione del sindacato Force Ouvrière. È la quarta ondata di proteste dall’elezione del nuovo inquilino dell’Eliseo. A Parigi, il corteo si è mosso da place de la République a place de la Nation.
Le riforme, definite dal presidente “una trasformazione senza precedenti del nostro modello sociale e del funzionamento della nostra economia,” sono già state approvate per decreto a fine settembre, ma dovranno essere discusse e votate dal Parlamento a partire dalla prossima settimana. Le nuove norme prevedono maggiore libertà per i datori di lavoro nelle scelte relative a contratti, stipendi, licenziamenti e congedi di maternità o malattia. Vengono dimezzati anche i tempi a disposizione dei lavoratori per fare ricorso contro un licenziamento giudicato ingiusto.
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Lo sciopero del 16 ha avuto una partecipazione modesta. Parlando alla Reuters, il ministro del lavoro Muriel Penicaud ha detto che ormai gli scioperi e gli scontri per cui la Francia era famosa un tempo sono diventati “un’eccezione.” La CGT, in effetti, si trova ad affrontare — come quasi tutti i sindacati di sinistra in Europa — una crisi di consensi e di partecipazione.
Ieri, sabato 18, una nuova manifestazione ha animato le strade della capitale, da place du Marechal a Place du Pérou, a poche centinaia di metri dall’Eliseo. Organizzata dal piccolo coordinamento Front Social, si è trattato di una protesta diretta esplicitamente contro il presidente e le sue politiche: “Lo stato di diritto è stato fagocitato da uno stato d’emergenza permanente. Il diritto sociale e il codice del lavoro si sono dissolti nel potere padronale; i giovani con un lavoro tutelato ne vengono privati, gli altri sono precari o disoccupati,” si legge nell’appello alla mobilitazione. A questa seconda manifestazione non hanno partecipato i partiti di sinistra (in particolare Mélenchon), ma erano presenti militanti della CGT e di numerosi altri raggruppamenti politici e sindacali.
A margine del corteo c’è stato qualche scontro con la polizia, quando alcuni manifestanti si sono radunati davanti all’ambasciata libica per protestare contro le condizioni disumane in cui versano i migranti nel paese.
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