Belmondo è il nuovo album dei Kaufman in uscita oggi per INRI/Metatron/BMG
Facciamo una scommessa? Scommettiamo che di questo disco ce ne ricorderemo?
Quasi un esordio, l’ennesimo per la band bresciana in attività ormai da diversi anni e che, proprio in questi anni, ci ha abituati a diversi cambi di pelle.
L’ultimo, il più importante è questo che si è portato via molto di quanto c’era, lasciando l’essenziale: le canzoni. Proprio da quelle sono ripartiti i Kaufman e in particolar modo Lorenzo, cantante e autore di tutti i brani. Quello che sorprende in positivo di Belmondo sono proprio le canzoni, un disco che sembra un best of. Quasi ogni traccia è una possibile hit radiofonica. Quasi in ogni testo è possibile tirar giù almeno un paio di frasi da appuntarsi sul telefono e usarle nel momento buono per fare colpo o forse, ancora di più, per descrivere esattamente un istante preciso della propria vita.
Di vita ce n’è moltissima in questo disco, vita reale, vita vissuta. Ci sono gli amori e c’è un certo gusto citazionistico che i Kaufaman non hanno abbandonato. Dalla musica alla letteratura passando per i film, sono molti gli indizi sparsi in tutto l’album.
“La febbre,” pezzo di apertura, è una copertina perfetta a quello che sarà: ripete incessantemente la frase “ho creato un suono con la voce” come a dire che sono state proprio la voce e le parole a muovere e dare origine a tutto il disco.
“Macchine volanti” è invece una ballad elettronica nervosa ed ipnotica, sfacciata e disillusa “Sei partita già da un giorno mi consolo con un porno.”
“Con l’età difficile,” secondo singolo estratto, suonato praticamente da ogni network radiofonico in questi mesi, si apre una finestra sulla nouvelle vague.
Gli undici pezzi non riescono a scivolare via, si aggrappano alla carne di chi ascolta, si cuciono addosso come abiti. Il tutto arricchito da una produzione artistica firmata Luca Serpenti e Alessandro Raina. Se il primo lascia il suo contributo pesante sull’anima elettronica della musica, il secondo (alla seconda produzione di file con i Kaufaman) mostra come la sua penna sia servita da scuola di vita permettendo a Lorenzo di non sbagliare più una frase, centrare ogni ritornello (Esemplare quello di “Senza fiato).
Un vera gemma si nasconde poi in coda al disco: “Ragazzi di Vita,” titolo molto vicino allo stile-Raina, è un piccolo capolavoro. Un perfetto mix di scrittura cantautorale classica e atmosfere cinematografiche alla Trent Reznor. Un pezzo in grado di graffiare l’anima, un urlo in pezzo all’apocalisse.
Lo strano caso dei Kaufman passati da poco più che sconosciuti ai network nazionali, scartando l’hype dell’indie nostrano, è costruito da fondamenta solide, canzoni splendide e un disco che, sono pronto a scommetterci, reciterà la sua parte nella storia della musica italiana dei nostri giorni.