Sabato sera al Circolo Magnolia torna wow! – roba fresca a Milano. Se volete venire a immergervi nelle atmosfere sonore californiane dovete assolutamente arrivare entro le 21.30. Ad aprire la serata ci saranno infatti i Plateaux con il loro bagaglio di rock cosmico-psichedelico.
I Plateaux sono Nicola Gospel Quaggia (voce, chitarra), Giacomo Fiocchi (batteria, voci), Lorenzo Basaglia (chitarra, voci) e Gospel Quaggia (basso). Qualche giorno fa siamo andati a conoscerli e ci siamo fatti raccontare dove affondano le radici della loro musica.
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Innanzitutto, come state?
Nicola Tutto bene direi, a parte questo chinotto nel bicchiere.
Sabato sera toccherà a voi salire per primi sul palco di wow! – roba fresca a Milano. È la prima volta che suonate al Magnolia?
Giacomo No, come band abbiamo suonato lì tre anni fa, credo. Però avevamo un altro nome, ci chiamavamo Captain Toke & The Line Oversteppers e della formazione attuale c’eravamo solo io e Nicola.
Lorenzo Io all’epoca ero uno spettatore.
Nicola Io invece ho suonato lì quest’estate a nome Plateaux, anche se ero da solo. Ho fatto un concerto in acustico ed è stato molto bello.
Qualche settimana fa in redazione abbiamo fatto una sorta di gioco. Ognuno di noi ha raccontato un “momento wow” vissuto nel corso degli anni al Magnolia. Ne avete uno anche voi? Ce lo raccontate?
Nicola Ce l’ho! Mi ricordo un capodanno in cui andammo in sei sulla mia macchina di allora che era una Golf. Fu una serata abbastanza difficile. Io avevo litigato con delle persone perché lanciavo fumogeni e petardi dalla finestra e prima di uscire avevo comprato questo solvente per eliminare delle scritte dalla mia Vespa. Ebbi la pessima idea di annusare un fazzoletto intriso di questo solvente — era acquaragia — e mi ricordo che arrivai al Magnolia e feci cadere i tre negroni che tenevo in mano. Alla fine, non so come, quella sera riuscii a tornare a casa. Ecco non so se si può definire proprio un momento wow! (ridiamo)
Lorenzo Io ne avrei almeno una decina. Uno sicuramente è stato quando ho suonato lì per la prima volta un po’ di anni fa. Avevo tipo diciotto anni e mi ricordo che ero molto emozionato, perché comunque quello del Magnolia, a Milano, è un palcoscenico importante.
Giacomo Anche io ho un ricordo di un concerto di un po’ di tempo fa. Allora suonavo con una band che si chiamava PROPANO e avevamo aperto gli Ozric Tentacles che erano una band che ascoltavo da ragazzino. Dopo il concerto ci siamo fermati a chiacchierare con loro ed è stato molto figo.
Un mesetto fa, il 15 settembre, è uscito per Sangue Disken il vostro primo ep, Grand Armada. Vi va di parlarcene?
Giacomo Certo. Come abbiamo già accennato i Plateaux nascono dai Captain Toke & The Line Oversteppers. All’epoca avevamo già un sacco di canzoni ma quel gruppo, in cui suonavamo io e Nicola, era praticamente disgregato. Quindi abbiamo dato vita a una nuova formazione e abbiamo deciso di trovare un fonico che ci aiutasse a registrare i pezzi che secondo noi erano più validi. In pratica abbiamo registrato il disco in tre mentre la produzione è stata fatta insieme a Niccolò Fornabaio, che tra l’altro è il batterista dei Remington e l’ex batterista degli Any Other. Lui ci ha aiutato moltissimo con gli arrangiamenti, ha suonato il piano in un pezzo e ci ha messo il suo gusto, che in termini sonori è molto affine al nostro. Quindi alla fine, nonostante le difficoltà legate alla genesi del progetto, il risultato è stato al di sopra di quanto potessimo aspettarci.
Ascoltando i pezzi mi sembra ci sia una bella commistione di generi musicali. Mi chiedevo quali fossero i vostri riferimenti.
Giacomo Ognuno di noi ha sicuramente le proprie preferenze, ma siamo tutti molto aperti. Non abbiamo mai fatto riferimento a un genere specifico. Ci sono dei pezzi che magari potrebbero ricordare altre cose; in Rising Suns, ad esempio, è più soffuso l’arrangiamento e sono più alte le voci. In quel caso io penso ai Fleet Foxes. Però in realtà non ci siamo mai posti il problema di ricadere in un genere.
Lorenzo Secondo me il nostro vantaggio è anche quello di riuscire a mediare tra categorie musicali e decadi molto distanti. Ci piace la musica degli anni ‘60 così come quella degli anni Duemila. Personalmente mi piace moltissimo Neil Young, ma adoro anche i Cure.
Giacomo Forse tutto sommato abbiamo abbastanza chiara quale dovrebbe essere la nostra identità…
Nicola Tom Petty diceva che il problema con la musica è nato con il concetto di “rock”. Al rock viene sempre aggiunto qualcos’altro. C’è l’hard-rock, il rock psichedelico ecc. Ma se chiedevi a lui cosa suonava ti rispondeva rock ‘n’ roll. Secondo me noi possiamo dire di essere una band rock ‘n’ roll che spazia nei generi. Sicuramente nei prossimi pezzi questa cosa, l’andare oltre i confini dettati dalle categorie musicali, si sentirà ancora di più.
Quindi avete già altri pezzi pronti?
Giacomo Sì, sì, le canzoni ci sono già, mancano solo i soldi! (ridono)
Invece cosa ci dite del singolo Grand Armada?
Giacomo I nostri pezzi partono sempre da Nicola, lui si occupa della scrittura. In quel caso ha preso un loop su cui stavamo jammando e ci ha buttato sopra una melodia che a me non sarebbe mai venuta in mente su cui ha scritto un testo pazzesco.
Nicola In Grand Armada viene citato Moby Dick di Melville perché in quel periodo lo stavo rileggendo. È un romanzo che parla della caccia alla balena sia in termini allegorici ma anche in termini reali, perchè il libro è certamente una metafora di tante cose, ma è soprattutto un trattato sulla caccia alla balena. Quando ho scritto quel pezzo mi è capitato di riprendere in mano il romanzo, mi è venuto in mente un verso e niente, da lì è venuto tutto di conseguenza.
Guardando il video mi sono subito chiesto dove fosse girato.
Giacomo A casa mia! O meglio, della mia famiglia. Si trova nel triangolo lariano, tra i due rami del lago di Como. Ci sono queste montagne abbastanza basse, dolci, che cadono nel lago. È un posto bellissimo.
In effetti la vostra è una musica molto evocativa.
Giacomo Quando ancora suonavamo con i Captain Toke & The Line Oversteppers, ispirandoci alla visione di Gram Parsons della Cosmic American Music, abbiamo avuto come una sorta di epifania in cui ci siamo resi conto che il country, il bluegrass, ma anche il krautrock e tutta la mountain music del mondo ha un qualcosa in comune di molto forte. Ci siamo resi conto di come le radici della psichedelia, che sono chiaramente connesse allo stordimento e alle allucinazioni, siano anche strettamente collegate al country e al folk prima ancora che al rock o al blues. Quindi alla musica fatta da comunità rurali che avevano bisogno in qualche modo di elevarsi, di sentirsi bene…
Nicola Probabilmente di sentirsi legate a qualcosa che non varia mai all’interno di una cultura contadina, ovvero il paesaggio. Un raccolto può anche andare male ma la montagna, il fiume e magari anche il treno che passa — c’è sempre un treno che passa — saranno sempre lì.
Cercando in giro ho trovato anche un altro vostro pezzo, Pards and Lovers (and Friends). Mi ha ricordato alcune cose del Dan Auerbach solista, ma volendo anche i Timber Timbre.
Nicola Beh nell’ep ovviamente abbiamo dovuto fare un po’ una selezione e concentrare quelle che secondo noi erano le canzoni migliori cercando di far uscire tutte le anime del gruppo. Ad esempio per un pezzo come Smile ne abbiamo tenuti fuori altri cinque che vanno in quella direzione. Nell’ep ci sono cinque pezzi e già forse sono troppi. Eravamo partiti con l’idea di inserirne sette e alla fine ne abbiamo fatti fuori due. Di sicuro volevamo che questo fosse una specie di biglietto da visita.
Giacomo Aggiungerei anche che forse l’ep è il lascito di alcuni nostri ascolti. Ascoltando certi dischi dei Beatles capisci che, nella musica, il bello sta proprio nella varietà.
Sabato quindi cosa ci farete ascoltare?
Giacomo Avremo un set un po’ più breve di quelli che facciamo di solito. Il focus comunque sarà sui pezzi dell’ep, ma non solo, dovremmo riuscire a inserire un paio di pezzi nuovi.
Nicola Mi raccomando divertitevi, ballate, agitatevi. Noi sul palco ci divertiamo un sacco e ci piacerebbe che fosse così anche per il pubblico… quando non succede di solito ci incazziamo! (ridono)
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