Le patatine al wasabi sono un buonissimo controsenso

KONBINI | Alla decima patatina stavo soffrendo, ma ne volevo ancora e ancora e ancora.

Le patatine al wasabi sono un buonissimo controsenso

Oggi vi racconto di queste fantastiche patatine al wasabi, marca Koikeya direttamente dal Giappone. Mi sono state regalate da un’amica e ne sono rimasto molto affascinato perché mi sono sembrate il prodotto più ossimorico che possa esistere — ma arriviamoci con calma.

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Non so se lo sapete, ma quello che noi chiamiamo generalmente “wasabi” (quello che ci danno quando andiamo a mangiare sushi, per esempio), non è il vero ravanello giapponese di nome Eutrema japonicum, bensì una falsificazione creata dall’unione di polvere di rafano e una particolare microalga dal simpatico nome di Spirulina.
Come so queste cose? Conoscenza generale e wikipedia.
Cosa c’entra con questa recensione? Assolutamente niente ma volevo inserire un po’ di cultura gratuita, anzi vi dirò un altro aneddoto interessante che ho trovato online:

“Secondo il lavoro di un gruppo di ricercatori della Facoltà di medicina dell’Università di Firenze, pubblicato dalla rivista statunitense Proceedings of the national academy of sciences (Pnas), il consumo regolare di wasabi sarebbe in grado di alzare la soglia di percezione del dolore, grazie all’effetto del wasabi receptor (Trpa1).”

Avete capito? La prossima volta che dovete andare dal dentista, o a farvi un tatuaggio o a fare una rissa prima sparatevi un paio di buste di wasabi alla goccia e siete a posto.

Comunque dubito, considerato il loro costo di un euro e venti centesimi, che queste patatine contengano il prelibato ma temibile wasabi reale.

RECENSIONE

Prima ho anticipato un ossimoro. Non so se avete mai fatto una gara a chi mangia più wasabi, perché io più volte l’ho fatta, più volte l’ho vinta e più volte me ne sono pentito circa quindici secondi dopo. Non è difficile come competizione: due persone mangiano quantità sempre maggiori di wasabi guardandosi negli occhi, finché uno dei due cede.
Verso il terzo round il rafano, con quel suo particolare piccante che colpisce la zona dietro i bulbi oculari, libera completamente il naso, gli occhi lacrimano, il ritmo cardiaco accelera. Un’esperienza da fare, ma che non consiglio a nessuno.

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Ecco, pensate a questo unito a delle patatine. Avete presente, quelle che aprite il pacchetto, ne mangiate una, poi un’altra, poi un’altra ancora ma poi basta eh che in realtà non avevo fame e senza neanche accorgervene avete finito il pacchetto? Purtroppo questo succede anche con le Wasabi Nori.
Il primo impatto è molto positivo: sono buone, sono croccanti e questo piccante infame ci sta bene; il problema è la dipendenza istantanea che causano. Alla decima patatina stavo soffrendo, ma ne volevo ancora e ancora e ancora. Finire il pacchetto è stata un’esperienza difficile, ma per fortuna sono circondato di amici che non hanno problemi ad aiutarmi, soprattutto se questo include scroccarmi del cibo.

In ogni caso, notevoli. Inoltre, grazie alla mia nuova altissima soglia del dolore che mi hanno fornito, ora sono pronto a entrare nell’UFC nonostante la mia mancanza di prestazioni fisiche. Mi farò prendere a pugni finché l’avversario, sfinito, non sarà costretto a rinunciare.

VOTO 8/10


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