konbini

Più di un semplice food blog: un viaggio onirico nel cibo esotico metropolitano, tra le luci al neon dei negozi aperti h24 e le panchine dei parchetti.

snacchiNumero zero: archeologia di KONBINI

Era il 2017, in una strada deserta di Milano. Guardavo le insegne al neon del negozio, caratteri cinesi illuminavano la strada e la mia faccia. In Giappone questi posti si chiamano “konbiniensu sutoa” o, abbreviato, konbini. Nei paesi anglofoni “convenience stores.” In Germania Späti, perché restano aperti fino a tardi.

Qui in Italia non hanno un nome specifico, e la gente di solito finisce per identificarli con la nazionalità di chi li gestisce. “Vado a prendere un paio di birre dai cinesi” è il primo esempio che mi viene in mente, forse perché in quel momento era per quello che mi trovavo lì. Entrai, presi le birre che dovevo prendere, ma verso la cassa rimasi distratto e affascinato dai prodotti sugli scaffali: buste di ramen variopinte con le più strane carni, snack con mascotte animalesche di diverso tipo, lattine di tè mai sentiti con sopra belle ragazze sorridenti.

Uscito da questa trance mistica, ero ormai fuori dal negozio e avevo in mano una lattina di cola alla ciliegia proveniente dalla Thailandia.

Non so bene cosa mi abbia spinto fino a quel punto. “Fatti non foste a viver come bruti,” diceva qualcuno. In quel momento realizzai che avevo uno scopo, una missione: assaggiare tutte le cose più aliene e esotiche che potevo trovare in quel konbini, e non solo, da tutto il mondo, e parlarne alla gente.

Ed è questo che farò, ve ne parlerò in KONBINI.

Occhi aperti e stomaci forti: KONBINI numero 1 arriva già domani.


Hai già partecipato alla nostra campagna di crowdfunding? Ci sono un sacco di bei premi.