Lo sport come strumento di integrazione: la storia dei Corelli Boys

La squadra di calcio formata dai richiedenti asilo del CAS di via Corelli è pronta per il campionato provinciale, e ha avviato una raccolta fondi su Musicraiser.

Lo sport come strumento di integrazione: la storia dei Corelli Boys

La squadra di calcio formata dai richiedenti asilo del CAS di via Corelli è pronta per il campionato provinciale, e ha avviato una raccolta fondi su Musicraiser. Ne abbiamo parlato con Federico, tra i promotori dell’iniziativa.

Il Centro di Accoglienza Straordinaria di via Corelli 28 ospita 500  richiedenti asilo nella periferia nord-est di Milano. Sono tutti giovani e vengono in gran parte dall’Africa Occidentale, ma non solo. La presenza di donne è di 1 ogni 10 uomini.

Questo identikit in realtà può dirci ben poco di cosa significhi vivere in un’area industriale di periferia, dopo un viaggio attraverso il deserto prima, e il mare poi.

Quando arrivano qui, il calvario non è finito: sono costretti infatti ad affrontare una lunga serie di problemi, da quelli burocratici a quelli di integrazione.

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Si ritrovano in attesa di ricevere di un giudizio della Commissione territoriale per il riconoscimento dell’asilo politico o della protezione sussidiaria o umanitaria. E da quando la legge Minniti ha inserito il taglio dell’appello per i ricorsi contro il diniego dello status di rifugiato, ricorribile ora solo in Cassazione, l’Italia è diventata una fabbrica di clandestini.

Questo comporta un altro grave problema: l’attesa.

È in questa fase che si fa cruciale l’intervento e il supporto della società civile: è quello che avviene nel Centro di via Corelli, dove l’associazione NoWalls ha creato una scuola di italiano e di formazione professionale e parallelamente accompagna i ragazzi negli iter burocratici che devono affrontare.
“La situazione al Centro è dignitosa, grazie all’aiuto di tutti e alle associazioni esterne. Ci sono una scuola, un orto e alcuni corsi di formazione,” ci racconta Federico Cecconi, uno dei volontari.


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Ma è stato fatto anche dell’altro: Federico è infatti il presidente della squadra Corelli Boys Cricket and Football Club nata all’interno del centro, composta da ragazzi di poco più di vent’anni, che si allena ogni settimana nel vicino parco Forlanini.

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L’abbiamo incontrato sabato scorso al centro sportivo Scarioni, durante un’amichevole che ha visto i Corelli Boys sfidare una formazione variegata organizzata dagli sponsor del progetto, tra cui Magnolia e Santeria — in campo c’erano anche Carlo Pastore e Ramiro dei Selton.

“La squadra è nata un anno e mezzo fa. L’ha messa in piedi Louis, l’allenatore, che c’è da prima che arrivassi io, è peruviano ed è volontario come me. La squadra esisteva già dal 2015, ma da un anno abbiamo iniziato a darle una base più solida ed è nata l’associazione sportiva dilettantistica Corelli Boys Cricket and Football Club.”

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Ora la squadra è iscritta alla Uisp, l’Unione Italiana Sport Per tutti, e il primo ottobre inizierà il campionato provinciale 2017/2018. In realtà questo progetto, come ci spiega Federico, “è un quid per portare visibilità alla loro situazione, per raccogliere fondi per la scuola e per portare i ragazzi via dalla strada.”

A questo proposito, con la collaborazione di Musicraiser, è stata lanciata una campagna di crowdfunding per sostenere sia la squadra che la scuola di lingua nata all’interno del Cas di via Corelli, di cui i Corelli Boys sono studenti.

La squadra è un’esperienza di vita importantissima che, trasmette ai ragazzi  senso di responsabilità attraverso il gioco di squadra. Lo sport diventa così il tramite per capire e assimilare il rispetto per le regole.

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“Impiegare del tempo prendendosi un impegno è un concetto difficile da far passare: però se prendono un impegno devono andare agli allenamenti, avere cura delle proprie cose, e questo li toglie dalla strada.”

Sono tutti molto giovani e per poter comunicare con la famiglia ogni giorno percorrono viale Argonne fino a piazzale Susa, dove c’è una connessione wifi pubblica. Per questo gli abitanti  della zona si lamentano spesso che il bus 38 è pieno.

“Porre basi solide può far sì che i ragazzi si riconoscano in un progetto serio e più grande, una sorta di famiglia che li accolga aiutandoli ad affrontare le difficoltà che stanno vivendo o a superare i drammi che hanno vissuto.”

A cosa serve la raccolta fondi su Musicraiser? In primis per pagare il materiale della scuola di italiano del centro dai cui banchi nasce la squadra. Poi per il funzionamento della squadra vera e propria, dalle spese mediche.

“Imparare l’italiano è fondamentale per i nostri ragazzi perché permette loro di affrontare con minori difficoltà la difficile situazione di ospiti in un paese straniero che spesso li respinge e li emargina,” continua Federico.

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Da quando è nata, la squadra ha già subito un ricambio completo, perché ovviamente la formazione dipende dalla grande incognita del futuro di questi ragazzi, che, spesso vengono trasferiti, o sono spinti dall’attesa  a tentare la fortuna espatriando— anche perché in Italia il più della metà delle richieste di asilo viene respinta (dati dell’anno 2016), a meno che i richiedenti non vengano da Sudan, Eritrea o Mali.

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L’idea di seguirli tramite attività sportive è un’idea vincente da ormai un paio d’anni a Milano, dove sono nate una decina di squadre di rifugiati che si sono sfidate anche in campionati regionali.

La raccolta fondi dei Corelli Boys si conclude tra 4 giorni, se volete contribuire trovate il link qui — con mille euro c’è ancora in palio la possibilità di finanziare tutte le spese mediche della squadra, in cambio del nome della vostra attività sulla loro maglia per tutto il campionato!