Ancora non si sa cosa fare dell’Ippodromo del trotto

Le polemiche sul futuro dell’area sono diventate davvero roventi a partire dal maggio 2015.

Ancora non si sa cosa fare dell’Ippodromo del trotto

Le polemiche sul futuro dell’area sono diventate davvero roventi a partire dal maggio 2015.

Probabilmente pochi nati dopo il ’90 sono mai stati a una competizione ippica all’Ippodromo del trotto. Le corse dei cavalli sono legate a un immaginario ormai quasi in soffitta, tra la belle époque e gli anni ’50. Soprattutto, era un passatempo dell’alta società, un contesto sociale in cui i nuovi ricchi e gli aristocratici decaduti potevano sfidarsi a chi sperperava peggio il proprio patrimonio.

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Sarà anche per questi motivi che il futuro dell’Ippodromo del trotto è incerto da ormai qualche anno, con l’aria di chiusura che tira sempre più forte. Le corse dei cavalli oggi non sono più le principesse del gioco d’azzardo italiano. SNAITECH, l’ex SNAI, è la proprietaria della struttura e da tempo sta considerando l’ipotesi di smantellare tutto quanto, magari vendendo il terreno a qualche impresa edilizia. Già negli anni ’80 si considerava di abbattere la struttura e costruire lussuosi palazzi residenziali, come stava facendo in quel momento il costruttore Ligresti nello stesso quartiere.

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Le polemiche sul futuro dell’area sono diventate davvero roventi a partire dal maggio 2015. Durante Expo, il giorno successivo alla riapertura di un altro ippodromo milanese — quello, poco distante, della Maura — la destinazione d’uso dell’area dell’ippodromo del trotto era stata convertita da sportiva ad edilizia, con un controverso tratto di penna dell’allora vicesindaco De Cesaris.

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Oggi però la posizione del Comune, in seguito al cambio di giunta e alle pressioni di comitati come Trotto bene comune, sembra essere diversa. Mercoledì pomeriggio, nella sede del Comune di Milano, si è tenuta una seduta della commissione all’urbanistica convocata appositamente per discutere del futuro della zona, presieduta dall’assessore Maran. L’area è di grande interesse pubblico e c’è una serie di buone ragioni per le quali SNAITECH o De Cesaris non possono trasformarla a cuor leggero in una colata di cemento.

Innanzitutto, l’Ippodromo del trotto è una grande area verde — un tesoro prezioso in una città cementificata come Milano.

L’area copre quasi 150 mila metri quadri. All’inizio dell’Ottocento, quando venne progettato il complesso ippico milanese, le piste erano situate fuori città, in aperta campagna. Col tempo, però, il tessuto urbano ha finito per inglobarlo, creando un cuneo verde in mezzo a quartieri residenziali, molti dei quali benestanti.

Inoltre, la struttura potrebbe avere un valore storico, architettonico e paesaggistico non irrilevante. Il vicino ippodromo del galoppo, risalente al 1880, è già da anni sotto tutela, ad esempio, e non può essere demolito. La valutazione dell’Ippodromo del trotto è più controversa. Ad aprile scorso la Soprintendenza regionale ha bocciato la richiesta di tutela avanzata da Italia Nostra e Verdi. Ma la commissione paesaggio del comune di Milano ha espresso parere favorevole: un parere, come ha dichiarato l’assessore Maran durante la commissione di mercoledì, “non vincolante ma per noi estremamente importante.” E infatti, in seguito a questo pronunciamento, il comune ha bocciato il progetto.

L’opposizione del comune alla colata di cemento che si andava prospettando ha rotto le uova nel paniere di SNAITECH, che sperava di appianare almeno in parte la sua situazione finanziaria: l’azienda, infatti, è oberata da 480 milioni di debiti — cosa buffa, per una casa di scommesse. Alla commissione di martedì erano presenti anche gli avvocati e i rappresentanti dell’azienda — che, è bene ricordare, è un’azienda pubblica. SNAITECH avrebbe dovuto far pervenire al Comune un nuovo progetto, dopo la bocciatura di quello vecchio, su cui discutere. Ad oggi, però, a Palazzo Marino non è arrivato nulla.

Un’idea che sta circolando molto tra i corridoi municipali, e che piace molto anche e soprattutto al sindaco Sala, è la costruzione del cosiddetto quarto anello di San Siro.

Non si tratterebbe di un’ulteriore addizione alle tribune del Meazza, ma della creazione di uno spazio di fianco allo stadio in cui situare aree ristoro, punti vendita, aree sportive o relax legate alle due squadre meneghine. Una sorta di anticamera per le partite, con un impatto ambientale meno grave di quello che avrebbero dei palazzoni.

L’area dell’Ippodromo del trotto, così vicina a San Siro, è diventata ancora più importante dopo la rinuncia delle due squadre di calcio milanesi, soprattutto del Milan, alla costruzione di un nuovo stadio di loro proprietà, spingendole ad investire nel terreno di gioco che già hanno.

La costruzione del quarto anello, per quanto meno dannosa rispetto ad una speculazione edilizia, significherebbe comunque la rinuncia a un pezzo importante di storia locale e di verde pubblico rispetto, ad esempio, alla riconversione dell’impianto in un semplice parco aperto alla cittadinanza.

È vero che già oggi, in sostanza, l’ippodromo è una grande area verde: ma è anche vero che è uno spazio non fruibile in alcun modo da quella parte di città che gli abita vicino. Visto che a moltissime commissioni e consigli comunali si sente parlare di verde fruibile e di mettere i parchi a disposizione dei cittadini, si potrebbe pensare di riconvertire l’ippodromo a giardino pubblico.


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