Quanti sono i milanesi?

Dalla famiglia tradizionale, agricola e patriarcale alla famiglia mononucleare: come sono cambiati i nuclei familiari nel capoluogo lombardo?

Quanti sono i milanesi?

Secondo i recenti dati diffusi dall’Anagrafe di Milano, il capoluogo lombardo è composto da 1.368.590 abitanti.

Le famiglie sono 731.091 con 1,83 persone per nucleo familiare.

È stata rilevata la presenza maggioritaria di single nella città, seguiti dal tipo di famiglia più diffuso, la tipica famiglia italiana di oggi, ovvero quella mononucleare: due genitori, sui 40 anni, e un figlio.

La diffusione di questo tipo di famiglia trova le sue radici nella fase storica immediatamente successiva alla rivoluzione industriale. Con il passaggio da un’economia agricola ad un’economia industriale, è venuta meno la tendenza a creare nuclei familiari diffusi e fare tanti figli, utili come forza lavoro nelle campagne.

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Quando le prime industrie hanno iniziato ad attrarre sempre più famiglie nelle periferie delle grandi città, la famiglia numerosa era tutt’altro che un incentivo. Con l’inurbamento, avere tanti figli nei quartieri dormitorio delle città italiane diventa un peso, così la famiglia inizia a restringersi ad un minor numero di componenti.

La tendenza a mantenere nuclei ristretti è rimasta nell’epoca contemporanea, dove i nuclei monofamiliari rimangono i più diffusi: Milano ne conta 388.397, mentre le famiglie composte da tre persone sfiorano le 93mila unità.

Siamo passati in meno di cent’anni da un’Italia con un fortissimo culto della famiglia, alimentato dalla retorica fascista e da provvedimenti quali la tassa sui celibi durante il ventennio, al paese che fa meno figli in tutta Europa.


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Milano è oggi la città con più single in Italia.

Il sito di incontri SpeedDate.it ha scoperto che dal 2001 il numero dei single è raddoppiato in molte città italiane, come a Roma dove i single sono passati dal 28% del 2001 al 47,5% dell’anno corrente, oppure a Milano dove dal 32% si è passati al 52,8%.

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Tuttavia la trasformazione della famiglia, dovuta alla conversione dell’Italia da un paese agricolo a uno industriale, non ha ancora spazzato via del tutto le vecchie tradizioni e il modello del passato. Prevale ancora una tendenza a mantenere forti legami anche all’interno di famiglie non numerose — per esempio il pasto resta ancora un momento importante di riunione e dialogo di qualunque tipo di nucleo familiare.

Tornando a Milano, la stessa ricerca dell’Anagrafe di cui sopra, ha evidenziato altri aspetti interessanti che ci aiutano a inquadrare il milanese di oggi e la compagine che abita il tessuto urbano.

Senza troppe sorprese il cognome femminile più diffuso è Rossi con 2.234 signore, seguito da ma Brambilla (551 donne e 662 uomini), Fumagalli (524 donne e 468 uomini) e Beretta (543 donne e 433 uomini) — ma il cognome maschile più diffuso è Hu (2.375 uomini).

Rispetto alla famiglia estesa e patriarcale del nostro passato agricolo, il presente è composto dalle donne delle famiglie emigrate. Se fino alla seconda metà degli anni Novanta l’immigrazione femminile era minore rispetto a quella maschile, con l’avvio dei ricongiungimenti familiari, negli ultimi 20 anni le cose sono cambiate.

La prima generazione di figli nati in Italia da donne straniere e in generale la presenza di minori stranieri nel territorio è sintomo di una volontà di integrazione. Il rapporto dell’Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità ha riferito i dati relativi all’anno 2016: nel Comune di Milano le cifre parlano di 289 mila stranieri, cioè 214,6 ogni mille abitanti (13.700 in più rispetto al 2015). Le aree di provenienza sono soprattutto Asia di cui Milano ospita 120.600 persone, 67.200 dall’Africa, 55.700 dall’America Latina, 45.800 dall’Europa dell’Est. Lo studio aggiunge poi gli irregolari che sono circa 26 mila.

Dunque oggi il milanese medio è un quarantenne, impiegato (come duecentomila cittadini milanesi, secondi solo al numero di pensionati in città), single, con un figlio e probabilmente si chiama Hu.


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