Il mondo domestico dei bagni pubblici di stazione Porta Genova
DIAFRAMMA || Questo mese, un’edizione speciale: tutti i giorni un progetto tratto dal corso di Fotografia per l’Architettura presso la Scuola di Architettura e Società del Politecnico di Milano.
DIAFRAMMA || Questo mese, un’edizione speciale: tutti i giorni un progetto tratto dal corso di Fotografia per l’Architettura presso la Scuola di Architettura e Società del Politecnico di Milano.
a cura di Nicolò Piuzzi
Unexpected è un progetto di Elena Maria Rossi
Unexpected è un progetto che inquadra una Milano insolita.Lo scenario che ospita questo piccolo spettacolo è Porta Genova, snodo ferroviario nonchè punto d’incontro della movida milanese, il quale nasconde ad occhi poco attenti, ma soprattutto a vesciche vuote, un piccolo tesoro da far invidia alle numerose esposizioni di design di via Tortona: i bagni pubblici della stazione.Varcata la soglia si accede in realtà ad un “tempio,” un luogo bizzarro e affascinante, un regno in cui la grande modernizzazione (“Milano capitale del moderno”) tarda ancora ad arrivare, e in cui il tempo e le circostanze sono state piegate dal volere della simpatica signora che si occupa di quello spazio.Ci si imbatte infatti in oggetti che fanno parte del nostro quotidiano ma che sono inseriti in un contesto desueto da quello a cui siamo soliti. É proprio da questi accostamenti curiosi che scaturisce la sorpresa, la meraviglia che ci proietta magicamente in una dimensione onirica nella quale vengono codificati nuovi linguaggi dell’abitare.È lecito interrogarsi sull’identità di questo luogo, un bagno pubblico, un tempio, o semplicemente il tentativo di rendere casa un posto che non dovrebbe esserlo, ma nel quale la Signora che se ne occupa trascorre la maggior parte del suo tempo. In questo spazio la sfera privata, intima, incontra quella pubblica.In un semplice bagno la Signora costruisce un mondo domestico.D’altronde:
“L’individuo si radica nel mondo (lo abita) e in qualche misura lo fonda, nel senso che se ne appropria interiorizzandolo e nello stesso tempo lo colonizza proiettandovi una parte di sé.”
— Pasquinelli, cit. da I mutevoli confini della domesticità nello spazio-tempo contemporaneo, Relazione di Marita Rampazi, p. 10.
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