Mezza Europa la vuole. È uno dei pezzi più pregiati che andranno all’asta della Brexit. Si tratta dell’EMA, l’agenzia europea del farmaco che insieme all’autorità bancaria europea (EBA) nel 2019 traslocherà da Londra a causa dell’addio del Regno Unito all’Ue.
La corsa per aggiudicarsi la sua nuova sede è molto agguerrita, basta contare il numero delle città candidate da tutta Europa: sono oltre venti in tutto, tra le quali c’è anche Milano.
Perché così tanto affanno per prendersi un’agenzia europea? È presto detto: si calcola che l’EMA porti alla città — e allo Stato — che la ospita un giro d’affari di circa 25 milioni di euro. E c’è di più. Con un budget annuale di 300 milioni e 900 impiegati, l’EMA ospita regolarmente eventi scientifici e convegni internazionali che attirano migliaia di addetti ai lavori. Così, calcolando le notti d’albergo dei visitatori e le nuove sedi di multinazionali straniere che aprirebbero nella città vincitrice, il totale degli affari schizza a più di 1 miliardo di euro.
Ieri Milano, in presenza del premier Paolo Gentiloni, ha presentato ufficialmente il suo dossier di candidatura per ospitare la nuova sede dell’EMA. A detta del presidente del Consiglio e del sindaco Beppe Sala, tutto è stato studiato nei dettagli, a partire dall’edificio da riservare all’EMA: in caso di vittoria l’agenzia europea verrebbe ospitata nel Pirellone, attualmente sede del Consiglio regionale. Ad accompagnare il dossier meneghino, è spuntato anche un video di presentazione della città, pensato per convincere i colleghi europei sulla bontà della scelta di Milano.
Ma il contenuto del breve filmato non è granché convincente.
2 minuti e 37 secondi: tanto dura il mini—video che, tra immagini curate ad arte e scatti social (presi da Instagram), presenta una Milano tirata a lucido. L’arco temporale è quello di una giornata di lavoro, ambientata nel maggio 2019. La protagonista è Ana, un’impiegata dell’EMA, che nel video ha sede a Milano, ovviamente.
Partendo da una colazione a base di “cornetto e cappuccino,” la voce della protagonista racconta una giornata scandita dai piaceri della (dolce) vita all’italiana, accompagnati da quelli che solo Milano è in grado di offrire. Si passa quindi dal cibo tradizionale della Penisola al sushi brasiliano, dalla cultura classica ai moderni grattacieli milanesi — in un vortice di clichés sul Belpaese da lasciar storditi — con un accenno al design e alla moda, di cui Milano fa vanto. Ed è già tempo di pensare al weekend: Ana ci parla di come sia facile raggiungere dal capoluogo lombardo località da sogno come Venezia o le Cinque Terre. Come se si trattasse della pubblicità per attirare turisti stranieri.
E il lavoro? In tutto il video la protagonista non parla mai in concreto della sua vita lavorativa — cioè proprio l’EMA —, che in teoria sarebbe l’interesse principale di chi guarda. In totale, tra il fantastico car sharing milanese e la magica atmosfera de La Scala, il video dedica meno di dieci secondi (!) alla parte tecnica, spiegando che Milano fa parte di un hub farmaceutico composto da oltre 294 imprese. Pochino per spiegare le (serie) ragioni per cui la città meriterebbe di ospitare l’agenzia europea più ambita nel post Brexit. Eppure Milano — con l’Italia seconda maggiore produttrice di farmaci in Europa — avrebbe davvero le carte in regola per giocarsi la partita e arrivare fino in fondo.
A pensarci un attimo, viene da chiedersi a chi sia venuta l’idea di realizzare un video simile. La scelta di puntare sullo stile di vita italiano, peraltro già conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, rivisitato in chiave milanese, lascia più di un dubbio. Davvero si crede di battere città come Barcellona, Vienna, Amsterdam e Copenaghen col “bellissimo contrasto tra il vecchio e il nuovo” dello skyline meneghino? Ci mancava solo una partita di calcio a S. Siro.
Si è scelto di rappresentare la Milano da bere, che tra un aperitivo e un sushi permette a chi ne ha i mezzi di godersi la vita. Ma la bellezza del capoluogo lombardo in sé, a cui si poteva pure accennare senza tanti ghirigori, difficilmente basterà a battere una concorrenza europea feroce, e molto preparata.
Se sarà stato soltanto un errore di comunicazione lo si saprà a breve, in attesa di aspettare il parere sulle candidature della Commissione europea a settembre. Poi la palla passerà agli Stati dell’Ue, che con un ciclo di voti segreti faranno la loro scelta tra le città candidate. Milano spera, ma, se questo è lo spirito, la partita si annuncia durissima.
Il video (serio) di candidatura di Copenhagen:
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