Roma attraverso gli occhi di un archeologo ottocentesco
È online la digitalizzazione di parte dell’incredibile collezione personale di Rodolfo Lanciani, l’archeologo che voleva capire Roma.
È online la digitalizzazione di parte dell’incredibile collezione personale di Rodolfo Lanciani, l’archeologo che voleva capire Roma.
Rodolfo Lanciani è stato professore di Topografia romana all’Università di Roma e segretario della Commissione archeologica della città di Roma, fondata nel 1872, per i suoi meriti nell’ambito della ricerca, divenne poi senatore del Regno d’Italia nel 1911. Lanciani è stato l’autore della Forma Urbis Romae, una mappa fittissima che disegna lo sviluppo diacronico della città dall’età antica fino al VI secolo. Era per Lanciani la propria opus majus, composta da 46 tavole, pubblicate a puntate, in scala 1:1000.
L’analisi diacronica era in qualche modo una vera ossessione per Lanciani, che dedicò tutta la propria vita all’analisi topografica di Roma, nel tentativo di capire la città. Per questo, malgrado le proprie mansioni tecniche, svolgeva quotidianamente il lavoro tra scavi, che documentava in fitto archivio di foto, e perlustrava ogni angolo della città alla ricerca di segreti, opere non catalogate, cose mai viste.
Nel 1885, Lanciani era agli scavi del Colle Quirinale quando fu ritrovata la statua bronzea del Pugile in riposo. Una scultura greca alta 128 cm oggi diventata un pezzo iconico del Museo nazionale romano.
Lanciani scrisse a riguardo:
Il più importante dato raccolto, mentre ero presente e seguivo la rimozione della terra nella quale il capolavoro giaceva seppellito, è che la statua non era stata gettata là, o seppellita in fretta, ma era stata nascosta e trattata con la massima cura. La figura, trovandosi in posizione seduta, era stata posta su un capitello di pietra dell’ordine dorico, come sopra uno sgabello e il fosso che era stato aperto tra le fondamenta più basse del tempio del Sole, per nascondere la statua era stato riempito con terra setacciata per salvare la superficie del bronzo da ogni possibile offesa. Sono stato presente, nella mia lunga carriera nell’attivo campo dell’archeologia, a molte scoperte; ho sperimentato una sorpresa dopo l’altra; ho talvolta e per lo più inaspettatamente, incontrato reali capolavori ma non ho mai provato un’impressione straordinaria simile a quella creata dalla vista di questo magnifico esemplare di un atleta semi-barbaro, uscente lentamente dal terreno come se si svegliasse da un lungo sonno dopo i suoi valorosi combattimenti.
Sebbene l’opera sia appunto conservata, perfettamente integra a Roma, oggi, per la prima volta possiamo vedere com’è stato scoprirlo.
La foto è uno dei quasi 4000 documenti del Rodolfo Lanciani Digital Archive, che per la prima volta rende accessibile a tutti, grazie al lavoro di digitalizzazione meticoloso delle Stanford University Libraries, l’Università dell’Oregon e il Dartmouth College. Si tratta di solo un inizio — la collezione completa è grande quattro volte quella online, ma è accessibile solo presso Palazzo Barbo, a Roma.
Lanciani era al posto giusto nel momento giusto: quando nel 1871 Roma diventa capitale d’Italia, la città viene attraversata da una vera e propria ondata di lavori di ristrutturazione e ammodernamento, che portarono alla luce tantissimi nuovi ritrovamenti. Lanciani seguì ogni scavo, ogni lavoro della città, fotografando, scrivendo, documentando la Roma dei suoi anni. Adesso, possiamo vederla anche noi.
Tutte le immagini © Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte
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