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Dopo una settimana di tensioni a porte chiuse, la NASA ha finalmente ammesso che non ha il budget per lanciare una spedizione marziana.

Lo scorso 8 luglio, durante la propria ormai famigerata visita alla Kennedy Space Center in Florida, il vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence aveva annunciato che l’amministrazione vedeva lo Spazio come la “prossima grande frontiera Americana,” e che Trump avrebbe mandato l’uomo di nuovo sulla Luna — e per la prima volta, su Marte.

Si trattava di una dichiarazione estemporanea, da parte di un vice–presidente che rappresenta un’ala fondamentalista e retrograda del partito conservatore repubblicano, contraria all’aborto, che non crede nel cambiamento climatico e nemmeno nell’omosessualità. Cosa vuole fare, questa gente, nello Spazio?

D’altro canto, se c’è uno spettacolo imbattuto, nell’ambito della scienza, sono le immagini e le scoperte che con frequenza sempre maggiore l’osservazione spaziale ci rivela. E non era completamente fuori discussione che il presidente showman volesse usare la space propaganda per farsi bello agli occhi di media che giustamente lo guardano ogni giorno con più sospetto.

Il viaggio verso Marte è una speranza che la NASA, in realtà, racconta da tanti anni. Il piano: sviluppare tecnologia per inviare persone su un asteroide entro il 2025 e su Marte negli anni Trenta. Il progetto aveva ricevuto benedizione bipartisan, nel NASA Authorization Act e nella U.S. National Space Policy — benedizione bipartisan, nel 2010. Una specie di miracolo. Come quello che serviva perché i piani andassero come previsto. Ma almeno alla NASA, ci si credeva. Quando Trump aveva presentato lo scorso marzo la richiesta formale di “andare su Marte entro il 2033” l’agenzia aveva risposto con un piano dettagliatissimo — come se fosse vero!

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Oggi, per la prima volta la NASA ha presentato alla politica statunitense qualcosa di diverso da entusiasmo futurista e ottimismo per aumenti di budget ridicoli. E questo è il problema: il budget.

“Non posso mettere una data all’approdo di esseri umani su Marte, e la ragione è che a questi livelli di budget, anche con l’aumento del 2 percento, non abbiamo strumenti per la superficie disponibili, per Marte.” ha detto oggi William H. Gerstenmaier, capo del programma di esplorazione umana della NASA, a un incontro sui sistemi di propulsione all’American Institute for Aeronautics and Astronautics.

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Con il budget attuale, la NASA sarebbe “più interessata” ad un ritorno sulla Luna, con l’obiettivo questa volta di costruire una base permanente. Mandare esseri umani su Marte è, semplicemente, un progetto troppo ambizioso, dall’esposizione estensiva a radiazioni a cui costringe gli astronauti, fino ai meccanismi di ritorno. Ripartire dalla Luna è un punto di partenza molto meno ambizioso del progetto asteroidi per il 2025, ma è l’unico punto di partenza per la NASA.

Lo scorso anno la Space X di Elon Musk aveva fatto sognare l’industria con il proprio progetto di mandare una prima missione robotica nel 2018 e una missione umana nel 2025 — e l’azienda non è l’unica operazione privata che sta lavorando per il primo approccio sul pianeta rosso. Considerato il costo spropositato, tuttavia — si parla di 100 miliardi di dollari — è veramente difficile immaginare un investimento interamente di privati per un’operazione ad altissimo rischio di fallimento. Un progetto, che per ambizione, per grandezza e per speranza nel futuro ha casa solo in un posto alla NASA — ma certamente non al miope e timoroso governo statunitense.