L’Inferno è aperto
Inferno è la prima parte del progetto La Divina Commedia: 2017-2021 di Marco Martinelli e Ermanna Montanari.
Ogni sera per trentaquattro sere alle ore 20 davanti alla tomba di Dante a Ravenna appaiono in mezzo a un agglomerato di persone due figure vestite interamente di bianco, le guide del viaggio abissale.
Inferno, la prima parte del progetto La Divina Commedia: 2017-2021 di Marco Martinelli e Ermanna Montanari, nasce da una chiamata pubblica rivolta ai cittadini di Ravenna senza limiti di numero, età, lingua e preparazione specifica. L’obiettivo è la messa in vita, piuttosto che la messa in scena, dell’Inferno dantesco.
I primi canti danteschi iniziano a risuonare nell’aria e il corteo–processione si mette in movimento per la città masticando, urlando, sfigurando quei sacri versi. Giunti davanti al Teatro Rasi, uno per uno, mani nelle mani, gli spettatori sono iniziati a le segrete cose. Il teatro, ex chiesa di S. Chiara, è stato decostruito, i suoi spazi sono stati reinventati, gli uffici diventano bolge, le scale claustrofobiche strettoie, l’uscita dal palcoscenico si fa via per la salvezza. Lo spettacolo è un’esperienza corporea a tutto tondo: ottanta spettatori sono immersi in un fiume di duecento attori, travolti dalle urla di soldati, dal sudore di avari e scialacquatori, dalle strida delle arpie, dal sussurrare tragico e acerbo delle Francesche, dal delirare dei Serpenti.
Il lavoro è incentrato sulla coralità. Come racconta Marco Martinelli, si tratta di ritrovare il valore dei cori come “palestra culturale, in cui diverse generazioni sperimentavano il teatro come esercizio di cittadinanza”. Più di settecento cittadini infatti hanno risposto alla chiamata secondo le loro disponibilità, si sono spogliati, organizzati e incastrati così da dare vita ogni sera a una con-fusione diversa di corpi e suoni. Alla domanda del perché così tanti cittadini abbiano aderito a questa chiamata Ermanna Montanari risponde: “Per il desiderio di vivere politicamente una gioia”. Dietro al teatro si apre quindi un cantiere, un accampamento con tendoni di costumi, cibo, camerini, musica, ufficio degli oggetti smarriti.
Le prove e perfino lo spettacolo sono un caos gioioso dove la materia sacra è di nuovo dissacrata, resa profana e sensuale dal quotidiano.
Per l’ideazione dello spettacolo Marco Martinelli ed Ermanna Montanari hanno pensato la Commedia in termini di sacra rappresentazione medioevale e di teatro di massa alla Majakovskij: il teatro tracima nelle strade e nelle piazze, tutta la città è un palcoscenico, tutti i cittadini sono chiamati a partecipare, nella costruzione delle scene, dei costumi e delle luci. Ma cosa accomuna Dante e Majakovskij? La passione per la vita e per la polis. Majakovskij diceva: “che senso ha se tu solo ti salvi? Voglio salvezza per tutta la terra” e questo è Dante, l’Everyman come lo definiva Ezra Pound, l’Io che è un Noi, l’uomo-umanità che avanza verso la felicità.
La chiamata pubblica giunge fino a Lamezia Terme, al Senegal e anche a Milano dove è stata prontamente raccolta da Olinda, associazione che opera tra teatro, ristorazione, ospitalità, volontariato e tanto altro all’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini a due passi da Affori FN. Le attività di Olinda hanno tra gli obiettivi principali l’inclusione sociale di persone con problemi di salute mentale e la rigenerazione umana e urbana della periferia nord-ovest di Milano. Proprio grazie ad Olinda nel 2008 è approdata a Milano la non-scuola, pratica teatral-pedagogica anarchica e antiaccademica che il Teatro delle Albe, fondato nel 1991 da Marco Martinelli ed Ermanna Monatanari, conduce da più di vent’anni con gli adolescenti di varie città dell’Italia e del mondo. La chiamata alla cittadinanza milanese quindi è stata raccolta con grande entusiasmo in primo luogo dai non-scuolini stessi.
Dopo aver assistito allo spettacolo la prima sera a Ravenna, finiti gli applausi e defluito il pubblico, è stato loro chiesto: “Cosa vi è piaciuto di più? A quali dannati vorreste unirvi domani sera?”
Questo teatro stupisce per la sua accoglienza e generosità, non ha paura di sporcarsi o perdersi nel contatto con l’Altro. Il messaggio è fortissimo: il Teatro è il luogo dove tutto ciò che è bastardo, meticcio, incrociato fiorisce.