Beppe Grillo, Virginia Raggi, e altre persone che hanno odiato i rom nella Storia
Il Movimento 5 Stelle, che è in marcia verso posizioni xenofobe da un po’ di tempo ormai, decidere di tirare fuori dal cappello la questione dei campi rom.
Come abbiamo scritto lunedì, le voci sulla morte del Movimento 5 Stelle sono oltremodo esagerate: il Movimento 5 Stelle è nato grazie al networking tra realtà locali, ma si è presto lasciato alle spalle quella dimensione a favore di un modello interamente costruito attorno al ruolo dei politici di celebrità nella cronaca italiana.
La partita per le politiche, insomma, è tutta aperta: lì lo star power del partito della Casaleggio associati potrà dimostrare davvero la propria potenza.
Tuttavia l’insuccesso alle amministrative deve aver scosso più di qualche animo nel reparto marketing dell’azienda — che comprensibilmente vuole contrastare la narrazione della propria debolezza, anche quando, a tutti gli effetti, essa non sussiste a livello nazionale. La reazione è abbastanza evidente e molto trasparente nel proprio processo. L’analisi del voto del M5S è che il centrodestra è riuscito nel proprio exploit quasi interamente grazie all’avanzamento di Lega e liste di destra: per cui quello è il mercato verso il quale espandersi.
Così ieri Virginia Raggi ha deciso di esporsi con la richiesta di una “moratoria sui nuovi arrivi” di migranti a Roma, pretendendo la sospensione dei lavori per nuove strutture di accoglienza. Non contento del po’ di fascismo che si respirava a Roma, Beppe Grillo ha pensato di replicare sul giornale di partito, Beppegrillo.it:
“Ora a Roma si cambia musica. Chiusura dei campi rom, censimento di tutte le aree abusive e le tendopoli.”
Si tratta di un momento storicamente importante: porta quello che possiamo ragionevolmente considerare come il primo partito d’Italia — altro che morto — ben più a destra di Salvini e Meloni.
Se il razzismo nei confronti di rifugiati e migranti (che fingiamo non siano rifugiati unicamente per lavarci la coscienza) è diventato quotidianità nella politica italiana — e in particolare nelle posizioni del Movimento 5 Stelle, che è in marcia verso posizioni xenofobe da un po’ di tempo ormai — decidere di tirare fuori dal cappello la questione dei campi rom è un vero segnale di posizione, che mette l’azienda in perfetta continuità con la tradizione nazifascista del secolo scorso.
Riassumiamo brevemente l’eredità che Beppe Grillo ha deciso di raccogliere ieri.
- Le popolazioni che parlano lingue romàni, una realtà così variegata da rendere qualsiasi tentativo di generalizzazione completamente nonsense, sono vittime di persecuzione da quando sono arrivate in Europa, secoli fa.
- Sono state accusate di stregoneria, spionaggio, e di portare malattie fin dal tredicesimo secolo. Da allora in svariati territori, tra cui la Moldavia e la Walachia, e fino alla prima metà dell’Ottocento, le persone di etnia rom erano considerate automaticamente come schiave.
- Dal quindicesimo secolo, quando arrivano nell’Europa occidentale, a causa della loro presunta somiglianza con le popolazioni turche sono accusate di essere spie e avanguardie di una imminente invasione Ottomana, al punto da diventare ufficialmente norma imperiale, secondo la Dieta imperiale di Friburgo del 1498.
- Nel 1749 la Corona spagnola ordinò una sorta di ratto di tutti i rom presenti nel paese, spezzando famiglie e ponendo tutti gli uomini in salute in campi di lavoro.
- Durante il ventesimo secolo le popolazioni rom sono state vittime di un genocidio da parte di fascismo e nazismo, esattamente come i cittadini di fede ebraica. Il numero di vittime è stimato attorno al mezzo milione di persone.
- Nel 2009 l’ILO, l’agenzia del lavoro delle Nazioni Unite, ha condannato l’Italia per il “clima di intolleranza” attorno alle comunità rom.
- Ancora oggi perdura la leggenda metropolitana degli “zingari” che girano le città a caccia di luoghi da svaligiare, marchiando le case delle vittime con piccoli segni codificati sui citofoni e sulle porte delle case. Ovviamente, si tratta di una bufala.
- Ancora oggi, in tutta Europa, le persone rom sono vittima di persecuzione come nessun altro gruppo — l’episodio del rimpatrio forzato degli abitanti di 51 campi profughi in Francia è solo uno dei casi più vistosi, ma un sondaggio di Pew Research testimonia un diffuso odio in tutto il continente. Il paese più razzista, però, è l’Italia, dove uno sconvolgente 82% della popolazione interrogata ha espresso posizioni negative nei confronti delle persone rom.
Non è possibile affrontare con abbastanza orrore la decisione di Beppe Grillo: integrare nella piattaforma del partito più grande del paese elementi così estremi rischia di rendere ancora più sistemici e diffusi i già troppo frequenti casi d’odio.
Se queste posizioni erano sconvolgenti in partiti sostanzialmente minoritari, sono imperdonabili per un partito la cui visibilità e potere mediatico dovrebbero comandare altrettanta responsabilità e senso civico.
L’amministrazione del Movimento 5 Stelle, invece, non ha saputo di nuovo resistere agli argomenti dell’autoritarismo, superando in agilità le questioni che riguardano il dibattito politico tra destra e sinistra, per diventare infine quello che da anni li si accusa essere: una minaccia per il paese.