phoenix

I quattro ragazzi di Versailles hanno confezionato un disco a base di palme, tramonti e Dolce Vita. Ti Amo, uscito venerdì scorso, è più di un tributo dichiarato all’italo-disco, è un rimpasto a tutto tondo di tradizione e cultura nostrana. Il Festival di Sanremo è il cuore della mondanità, Cattolica è la meta dell’estate e quando si ripensa a Via Veneto – it’s a sin senza te – non può che montare una gran nostalgia. Il sesto lavoro in studio dei Phoenix è un album leggero, immediato che sarebbe potuto uscire a settembre evitando così il cannibalismo delle hit estive e invece esce proprio adesso perchè non c’è periodo dell’anno migliore di questo per abbracciare il luogo comune della spensieratezza e del romanticismo obbligato.

Ascoltandolo è impossibile rimanere impassibili di fronte alla distesa di suoni di plastica e atmosfere disco. Rimangono appiccicate in testa come una Barbara di Enzo Carella o, più coerentemente con il periodo dell’anno, come la sabbia sotto i piedi. Si rimane abbagliati dal luccichio dei sintetizzatori di J-Boy, dalle reminiscenze Daft Punk (Goodbye Soleil), dal ritmo furbo, noto anche ai sassi e ogni volta trascinante di Fleur De Lys e quando si inciampa nella banalità di Telefono (sembra un pezzo del 2005 di qualche boy-band per adolescenti), la si prende con simpatia perchè Ti Amo è soprattutto questo, leggerezza, easy-listening e fronzoli, tanti fronzoli, ovunque. Se non avevate mai pensato che i Phoenix sono prima di tutto, sopra ogni cosa, una band cool con un suono impacchettato molto bene, questo è il momento di prenderne coscienza e fare di questo album la propria, disimpegnata, colonna sonora dell’estate.