Come si fa il giro del mondo?
Eric Benedusi, 36 anni, ha deciso di lasciare tutto per fare il giro del mondo — per davvero. Gli abbiamo chiesto come si fa, e soprattutto perché.
Incontro Eric Benedusi una mattina di maggio a Milano. Dopo esserci dati via messaggio appuntamento per l’intervista in Santeria, lo vedo per la prima volta mentre è intento ad attaccare a un muro un adesivo con sopra un logo di un viaggiatore e la scritta I have a trip. Capisco subito che è lui la persona che sto cercando.
Eric è nato a Verona, ma ha vissuto a Mantova, di lavoro faceva il tecnico installatore di software. Questo gli consentiva di viaggiare spesso. Trentasei anni, una casa, un lavoro ben pagato, una vita più che ordinaria. Ma la storia che vuole raccontarmi è decisamente più sorprendente.
Ha deciso di fare il giro del mondo.
Sì, il giro del mondo. Non è un modo di dire. Ha letteralmente deciso che vuole viaggiare e vedere quanti più paesi possibile. Stima che gli ci vorranno più o meno due anni ma potrebbe metterci di più, come potrebbe tornare a casa dopo un mese. Ha un piccolo budget di partenza, ricavato dalla liquidazione del Tfr, e non ha fretta. Metterà tutto quello che gli serve in un paio di zaini e viaggerà alternando lavori che troverà e permanenze temporanee. Partirà a fine agosto.
Cercherà di muoversi sempre via terra e prenderà gli aerei solo quando strettamente necessario (o in mancanza di altro). Non per una sorta di venerazione di Terzani, ma perché preferisce vedere i posti dove va, non avendo limiti di tempo — sa quando inizierà ma non ha idea di quanto tempo gli ci vorrà. Si muoverà con autobus, treni, in alcuni casi autostop.
“Ho fatto il profilo su Workaway e Couchsurfing,” mi racconta. “Su Workaway sono già stato contattato da varie persone per offerte di lavoro in Australia, Brasile, Iran, Cambogia. Il problema è che con un viaggio così lungo faccio fatica a stimare una data precisa di arrivo in un determinato paese. Il viaggio finora è programmato fino ai primi sei mesi, quando stimo di arrivare in India. Partirò in pullman dalla Germania, passando poi in Danimarca, Islanda – dove lavorerò in una fattoria di allevamenti – poi mi sposterò in aereo in Groenlandia, Norvegia, Svezia, Lapponia, Russia – dove spero di passare il natale in mezzo ai ghiacci – Kazhakistan, Turkmenistan, Iran, Pakistan, Iran e poi India dove penso di fermarmi fra i due e i tre mesi. Per poi proseguire verso est.”
Gli chiedo come si stia preparando per il viaggio e dove trovi informazioni utili per i paesi che intende visitare. Mi risponde che molte informazioni le sta ricavando dai gruppi Facebook dei singoli paesi che riesce a trovare. La cosa difficile è procurarsi visti di paesi come il Turkmenistan, soprattutto considerato il fatto che viaggerà per lo più via terra, e in un caso del genere il paese di arrivo non riesce a sapere quanto una persona intenda soggiornare e inasprisce i controlli.
Sto vendendo tutto quello che fa parte del “superfluo” della mia vita: le moto, la macchina, tutto quello che non mi serve.“Passo le mie giornate alla Decathlon perché per viaggiare mi porterò solo due zaini e ho bisogno di abbigliamento tecnico e leggero. Ho un budget di partenza con cui però non penso proprio di riuscire a sopravvivere per tutto il tempo per cui starò via, motivo per cui sicuramente ricorrerò a Workaway per sopravvivere. Per questo sto vendendo tutto quello che fa parte del “superfluo” della mia vita: le moto, la macchina, tutto quello che non mi serve, in maniera tale da avere un po’ di budget in più. Sto facendo i vaccini richiesti per i vari paesi che intendo visitare. Nel frattempo ho preparato un sito, dove pubblicherò aggiornamenti sul mio viaggio, ma soprattutto tranquillizzerò mia madre che vedrà che non sono morto.”
Mentre parla è tranquillo, pacato, serio. Ha pianificato quanto più possibile in maniera razionale e precisa. Ma non posso fare a meno di chiedergli cosa lo abbia spinto a compiere una scelta tanto radicale e da cosa nasca questa esigenza di vivere un’esperienza che è decisamente riduttivo definire solo “viaggio.”
“Per come ero arrivato dal punto di vista lavorativo e della mia vita non mi stavo mettendo più in gioco. Non c’era più nessun ostacolo. Dopo la scuola ho fatto il militare volontario, dopodiché ho cominciato a lavorare come tecnico installatore, cosa che tra l’altro mi faceva anche viaggiare spesso e guadagnare bene. All’inizio, quando avevo poco più di vent’anni, non mi sembrava neanche di lavorare. Quello che guadagnavo lo spendevo in cose, se vogliamo, futili: la moto, vestiti, uscite. Poi pian piano ho cominciato a fare viaggi, di un certo periodo (lavoro permettendo, un mese, un mese e mezzo al massimo).”
Non mi stavo mettendo più in gioco. Non c’era più nessun ostacolo.“Tutte le certezze che ho avuto fino ad ora non le voglio più, voglio togliermi dalla gabbia dorata. La mia vita sarebbe stata figa se avessi avuto 70 anni. Ma adesso no. I miei genitori inizialmente non mi avevano preso sul serio, ma quando hanno visto che avevo venduto la moto hanno capito che non stavo scherzando. Tanti dicono “avrei sempre voluto farlo” o “è sempre stato il mio sogno,” io ho semplicemente detto “Ok, lo faccio.” Probabilmente se l’avessi fatto a vent’anni avrei avuto meno soldi a disposizione ma anche meno responsabilità quali bollette, affitto e cose del genere. Ho avvisato che lascerò la casa in cui vivo in affitto ad agosto, inscatolerò tutte le mie cose e le metterò nel garage dei miei.”
Vorrei sapere se ha qualche mentore o viaggiatore di riferimento, mi racconta dei suoi “supereroi”: gente comune, ma che ha lasciato tutto ciò che è considerato parte di una vita “normale” per viaggiare. Come Carlo Taglia, l’autore di Vagamondo, che ha fatto il giro del mondo senza mai prendere l’aereo, Claudio Pelizzeni viaggiatore autore del blog Triptherapy, e ancora Gionata Nencini — che gli ha consigliato di tenere un blog — Darinka Montico, una ragazza friulana che ha fatto l’Italia a piedi e adesso è in giro per il Sudamerica in bicicletta.
Anche se poi, alla fine, sentenzia fra sé e sé:
“Son belli quei libri lì ma è molto più bello se te la vivi tu la storia.”
Eric dovrebbe iniziare il suo viaggio il 30 agosto, usa il condizionale finché non ha la certezza dei visti, nel frattempo il 5 giugno partirà per il cammino di Santiago, per tenersi occupato e per saziare quella voglia di viaggio che lo sta pervadendo.
Alla fine, non riesco a trattenermi e gli chiedo in maniera molto schietta: “Ma che voglia c’hai?”
“Perché no? Perché non dovrei? Non ho paura. In tanti me lo chiedono, ma sono convinto che se parti senza paura anche gli altri lo sentono e problemi non ce ne sono. Forse l’unica paura che ho è quella di tornare, perché sicuramente non sarò più lo stesso di prima. Ma ho più paura a rimanere qui, non ho altra scelta che partire.”
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