Perché il terrorismo fa più notizia in Italia

La percezione dell’emergenza terrorismo è in gran parte ingigantita da una copertura mediatica sensazionalistica e poco professionale.

Perché il terrorismo fa più notizia in Italia

La foto dei turisti a Notre-Dame con le mani alzate è sulle prime pagine di tutti i giornali italiani. Su quelli francesi, no. Come mai?

Ieri pomeriggio, un uomo armato di martello e coltelli da cucina ha attaccato un agente di polizia davanti alla cattedrale di Notre-Dame, a Parigi. Prima che potesse ferire in modo grave qualcuno, l’assalitore è stato bloccato dalla polizia. Secondo quanto ha riportato il ministro dell’interno francese, l’uomo — un quarantenne algerino, studente di dottorato in scienze informatiche — prima di attaccare gli agenti avrebbe gridato “questo è per la Siria.” Fonti investigative citate dai media dicono che sosteneva di essere “un soldato del califfato.”

L’attentato per fortuna non ha provocato vittime, ma — comprensibilmente — ha scatenato il panico tra le centinaia di turisti che affollano come sempre la zona di Notre Dame. In molti si sono rifugiati dentro la cattedrale, dove la polizia ha intimato loro di stare fermi con le mani alzate, in attesa che si chiarisse la dinamica di quanto stava succedendo.

https://twitter.com/mch2k/status/872106883909332992

Qualcuno ha scattato una foto, che a molti è sembrata perfettamente rappresentativa dell’umore diffuso tra i cittadini delle principali metropoli europee, in piena psicosi da terrorismo, tre giorni dopo l’attentato a Londra e poche settimane dopo Manchester.

Quella foto, di conseguenza, stamattina si trova sulle prime pagine di tutti i giornali — italiani.

La Stampa, Corriere della Sera, la Repubblica, il Messaggero, il Secolo XIX, il Mattino, perfino il Giornale di Sicilia, tutti pubblicano la foto (o un’altra, da una diversa angolazione) dei turisti a Notre-Dame con le mani alzate. Avvenire titola “Ma non è una resa.” Il Tempo titola “Ci arrendiamo.” Il manifesto gioca con la location sacra, titolando “Il culto del terrore.”

Ci si aspetta quindi, legittimamente, che la notizia abbia profondamente scosso l’opinione pubblica francese — specialmente a Parigi, già provata da una lunga serie di attacchi terroristici. E forse è così. Quella foto, però, sulle prime pagine dei giornali francesi non c’è. Molti nemmeno danno la notizia, o la confinano a un trafiletto laterale.

Le Monde apre sulle elezioni inglesi. Libération ha un’esclusiva sul prossimo codice del lavoro. Le Figaro, quotidiano di destra, titola sul “big bang sociale” del quinquennato di Macron. Il taglio centrale si occupa di terrorismo, ma riguarda il problema dei giovanissimi soldati di Daesh che ritornano in Francia. Un trafiletto a destra riporta la notizia di Notre-Dame, titolando asciutto “Un terrorista islamista attacca un poliziotto a Notre-Dame.” Niente culti del terrore, niente rese. Non c’è traccia di Notre-Dame neppure sulla prima pagina del cattolico La Croix.

Può essere che i quotidiani francesi sottovalutino in questo modo un evento di tale gravità avvenuto nel cuore della loro capitale? O forse il problema è da questa parte delle Alpi?

Se valutiamo il fatto di ieri per ciò che è in se stesso, sarebbe poco più che una ordinaria notizia di cronaca (e così la trattano i giornali francesi). Se l’assalitore si fosse dimenticato di accennare alla Siria o allo Stato Islamico, sarebbe stato semplicemente uno squilibrato armato di martello subito fermato dai poliziotti. Data la sua nazionalità algerina, e la sua supposta adesione al “califfato,” inseriamo questo episodio di cronaca in un quadro globale di guerra all’Europa da parte del terrorismo internazionale — un quadro che in gran parte è solo nelle nostre teste, perché

  1. l’Europa è solo un bersaglio marginale per il terrorismo islamista, di qualsiasi matrice sia, che insanguina tutti i giorni l’Africa e il Medio Oriente, e oggi in particolare l’Iran.
  2. Gran parte di questi attentati non sono coordinati, e vengono rivendicati dallo Stato Islamico a casaccio — come a Melbourne, due giorni fa, o ancora più significativamente a Manila, dove si trattava di una tentata rapina — mentre, dall’altro lato, mettersi sotto il cappello del Califfo costituisce per fanatici isolati un potente mezzo per amplificare i propri gesti.

Da parte dei media, ingigantire a dismisura eventi isolati di questo genere contribuisce soltanto a diffondere panico e allarmismo — che, sorpresa, è l’obiettivo dei terroristi — e alimenta la percezione fuorviante di uno stato di emergenza. Fuorviante anche soltanto a partire dal nudo dato statistico: il numero di morti causato da attentati terroristici in Gran Bretagna, per dire, è stato enormemente più elevato dal 1970 al 1993 che negli ultimi quindici anni.

For the record, once again, and we're still here… pic.twitter.com/nYXbMCpT5U

— David Andress (@ProfDaveAndress) June 4, 2017

Come ha scritto su BuzzFeed News Zeynep Tufekci, commentando la copertura maniacalmente ripetitiva dell’attentato alla Manchester Arena, “anche se la reazione viscerale è accettabile, non è più accettabile avere dei mass media che reagiscono a questi fatti come se gli assassini fossero i produttori-ombra di un riprovevole reality show.”

We don't do this for drunk drivers killing people. Terrorism is horrible—but rewarding them with the type of publicity they seek is no path. https://t.co/DMFA6rnrmt

— zeynep tufekci (@zeynep) June 3, 2017

Ma diffondere allarmismo è uno degli sport preferiti dei media nostrani, evidentemente dispiaciuti dalla mancanza di materia prima sufficiente sul territorio nazionale. Il terrorismo fa più notizia da noi che nei paesi in cui provoca vittime — ma non tutto il terrorismo, ovviamente. Non c’erano prime pagine per i due uomini che il 26 maggio scorso, su un treno a Portland, sono stati uccisi a coltellate da un suprematista bianco per aver difeso dai suoi attacchi una ragazza musulmana.

EDIT: in una versione precedente di questo articolo si diceva erroneamente che l’assalitore di Notre-Dame è stato ucciso dalla polizia. L’uomo è stato soltanto ferito dagli agenti e non si trova in pericolo di vita.


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