10 regole di comportamento da seguire a un festival musicale
Quando si parla di festival, non è sufficiente “andarci”: bisogna anche comportarsi nel modo giusto.
L’estate è la stagione d’oro dei festival musicali — ce ne sono tantissimi, in Italia e in Europa, e di molti vi abbiamo già parlato. Ma, quando si parla di festival, non è sufficiente “andarci”: bisogna anche comportarsi nel modo giusto. Per questo, abbiamo stilato un decalogo essenziale di comportamenti da seguire per vivere nel migliore dei modi l’esperienza festivaliera.
1. Non guardare solo concerti di artisti che si conoscono
In un festival la musica è fondamentale, ma si rischia di puntare sempre e solo sugli artisti conosciuti. Quello che offre un festival (tanti artisti nello stesso posto) è una situazione da sfruttare. Cerca di dedicare un momento ad un’artista che non conosci, meglio ancora che pensi non ti possa assolutamente piacere. Impara a goderti la buona musica qualunque essa sia e sotto qualunque forma. Che il blues o il country non sia il mio genere lo posso affermare tranquillamente, ma Nathaniel Rateliff & The Night Sweats a Les Eurocks 2016 li ho ascoltati lo stesso e mi sono anche divertita, perché sono bravi, e perché in quel momento sentivo di volerli ascoltare. A mio modesto parere nessuna musica è sbagliata, se suonata bene e se ti fa provare qualcosa che non riesci a spiegare a parole. Magari scoprirete che il punk hardcore non vi fa così schifo come pensavate.
2. Non guardare le previsioni del tempo ma portare tutto, sempre.
La relazione tra quantità di lavoro nell’organizzazione e nella produzione dell’evento e fortuna metereologica è assolutamente casuale. Il festival viene preparato per 11 mesi per poi pregare tutti i santi che in quel week-end non venga giù il diluvio. Così è anche per gli spettatori, che a marzo segnano le date sul calendario, prendono le ferie ad aprile, e poi rischiano di vedere la propria tenda galleggiare in mezzo a centinaia di altre a causa della pioggia (a quanti è successa questa cosa allo Sziget?). Spesso le previsioni sono incerte fino alla mattina del primo giorno, il consiglio dunque è quello di accendere ceri votivi alle varie divinità in cui si crede e portarsi ombrello, k-way e stivali.
3. Cercare di partecipare a tutti i giorni del festival
Il bello del festival è quello di prendere armi e bagagli e trasferirsi per qualche giorno in un’altra dimensione, formata spesso da una tenda e un sacco a pelo. Per vivere a pieno l’esperienza il consiglio è quello di non partecipare ad uno o due giorni ma all’evento completo: entrare fisicamente dentro il festival e staccare la testa dalla vita quotidiana.
A questo punto tutto viene ridimensionato e i problemi principali diventano “mangiare, bere, ballare”. La comunità che si crea nel campeggio può paragonarsi a quella di un villaggio o di una tribù, con in più le Pilsner e le piscinette gonfiabili.
4. Andare una volta controcorrente e vedere i volti delle persone.
Mi è capitato per caso di dover andare dalla parte opposta rispetto a quella della massa sovraumana che correva verso il main stage. Sono stata costretta a fare lo slalom controcorrente in mezzo a un fiume di persone, e mi sono resa conto che forse per la prima volta vedevo tutte le facce di questa massa in movimento di cui di solito faccio parte, e con cui condivido la direzione. Ho visto espressioni bellissime, così come molte espressioni esaltate, commosse, felici e ovviamente ubriache. Mi sembrava di attraversare un catalogo di espressioni umane talmente belle da voler continuare a guardarli per sempre. Poi un ragazzo mi ha rovesciato la birra addosso e tutto è finito.
5. Conoscere un amico di festival
Non importa la provenienza e neanche i gusti musicali: se trovi un amico di festival è per sempre. Quello che hai conosciuto in fila per le docce o davanti al palco, poco importa. Una volta trovato non lo lasci più, anche se per vedersi bisogna aspettare un anno. L’amico di festival ti ricorda come tutto sia possibile e come tu possa essere una persona migliore se solo ti comportassi sempre come nei festival.
6. Imparare a vivere con poco e in situazioni in cui normalmente non penseresti di sopravvivere
Se dicessi a qualcuno “vivrai per una settimana dormendo (male) un paio di ore a notte (anzi, a mattina), lavandoti saltuariamente in docce comuni, mangiando quello che capita e vivendo in mezzo ad altre migliaia di persone, bevendo quantità di alcolici impensabili, usando il cellulare solo come torcia per andare in bagno la notte,” sicuramente scapperebbe via urlando. Invece è esattamente quello che succede quando vai a
un festival, solo che queste mancanze non vengono percepite come ostacoli, al contrario. Questa vita spartana fa ridimensionare i problemi della vita. “Ho il telefono al 30% di batteria, come farò!” Inutile, se non c’è una presa a cui attaccarlo. Metti via il cellulare e inizia ad urlare il nome del tuo amico tra le tende: mal che vada ti verrà offerto da bere e farai nuove amicizie.
7. Lasciare a casa lo smartphone e riprendere il mano il Nokia
Parlando di telefoni cellulari, hai presente quel coso con cui puoi solo chiamare e scrivere sms che hai nel cassetto dell’armadio? Da circa 8 anni non ne vedi l’utilità, ma non riesci a buttarlo. Ecco trovato il suo posto nel mondo: il festival! La sua batteria che dura 5 giorni sarà la tua certezza, inutile pensare di usarci internet, anche perché la rete sarà sovraccaricata dagli upload di foto stile “birra in mano con sullo sfondo il palco principale, notare il pass sul polso” su Instagram. Gli sms saranno i tuoi migliori alleati, e poi vuoi mettere scrivere sms senza guardare come quando andavi alle medie e per non farti sgamare, occhi alla lavagna e mani sul 3310?
8. Giocare un’altra volta al fashion blogger
Lascia a casa i trucchi, il balsamo, le creme e le cremine, tira su il pile di tua madre, la giacca a vento di papà e gli stivali da pioggia con le ranocchie. Le scarpe nuove le lasciamo a casa, prendi lo zaino da montagna e mettici dentro i vestiti che ti piacciono di meno (sì, va bene, un vestitino carino lo puoi portare, non si sa mai). Qui stiamo parlando di sopravvivenza stile Bear Grylls ma senza dover mangiare animali morti. Se le preghiere non funzionassero ed iniziasse a piovere non vorresti avere solo short di jeans e infradito. Cerca di concentrarti sugli altri e meno su te stesso, e per l’amor di Dio metti via quella coroncina di fiori!
9. Fermarsi un attimo da soli e vedere chi arriva
Questa è un piccolo esperimento: sedetevi in una zona di passaggio del festival, e iniziate a guardare la gente attorno a voi. Non fate finta di cercare qualcuno, guardate gli altri negli occhi, se sorridono salutateli. Vedrete succedere cose straordinarie. Come ad esempio un ragazzo che ti si avvicina e ti chiede “Scusa, mi hanno detto che c’è un festival da queste parti, sai come arrivarci?”
10. Sentirsi “one voice, one heart” con gli altri partecipanti
Lo sconosciuto è tuo amico, è come te. E tu sei lo sconosciuto di qualcuno. In un festival possono succedere tante cose, una delle più belle è sentirsi uguali agli altri come mai succede nella vita quotidiana. Questa concentrazione di persone determina un’esaltazione della vita morale che si riflette in una vita risvegliata, grazie alla quale la società ricrea sé stessa. Queste bellissime parole non le dico io, ci mancherebbe, bensì il primo dei sociologi che si chiamava Emile Durkheim e che le scrive nel 1912. La vita nella collettività crea “effervescenza”, succede veramente qualcosa di magico quando ci si trova in cinquanta mila a cantare la stessa canzone, e questa forza è tanto importante quanto vera.
11. Farlo di nuovo
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