Quale futuro per la fotografia in Italia?

Memoria, identità, futuro, educazione e formazione: gli Stati Generali della Fotografia provano a ridefinire il ruolo della fotografia nell’Italia di oggi.

Quale futuro per la fotografia in Italia?

Memoria, identità, futuro, educazione e formazione: gli Stati Generali della Fotografia provano a ridefinire il ruolo della fotografia nell’Italia di oggi.

C’è una persona che sembra avere in mano le sorti del futuro della fotografia. Lorenza Bravetta, nominata il 19 gennaio dal ministro Dario Franceschini al ruolo di Consigliere per la valorizzazione del patrimonio fotografico italiano, sembra avere tutte le carte in regola per riuscire a mettere ordine in questo sterminato ambito culturale.

Il curriculum evidenzia la sua presenza a più livelli nel processo di promozione e divulgazione della cultura fotografica. Sarà lei la persona che seguirà questo processo che dovrebbe portare ad ottobre a un Piano di sviluppo strategico oltre a progetti pilota da avviare in alcune istituzioni od enti.

Su the Submarine ci eravamo già interrogati brevemente sui temi su cui si sarebbe concentrata la Cabina di Regia avviata dal Ministero, prevedendo anche un interessamento nei confronti dell’editoria, del copyright, e altro ancora.

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Gli Stati Generali della Fotografia, ovvero le due giornate che hanno dato il via a questo lavoro in un contesto pubblico, svoltesi a Roma il 6 aprile e a Reggio Emilia il 5 maggio, hanno portato ad una serie di tavole rotonde attorno alle quali hanno espresso il loro punto di vista e dato il contributo diversi attori del mondo fotografico — quello che parte dal fotografo e, passando per editori, agenti, storici, critici, arriva ad archivisti, cultori, docenti, associazioni, fondazioni, banche ed altro ancora. Gli incontri sono stati moderati da Carlo Arturo Quintavalle, Roberto Koch, Guido Guerzoni, Mario Calabresi e Vittorio Gallese.

Dario Franceschini durante queste giornate ha più volte sottolineato l’importanza degli archivi pubblici presenti in Italia, della quantità di materiale che contengono e della qualità degli stessi. A seguito della prima giornata ha dichiarato:

“La prima giornata di lavoro degli Stati Generali della Fotografia ha messo in campo idee molto ambiziose, capaci di colmare il ritardo italiano nel settore. Se da un lato il nostro Paese non ha mai avuto una struttura pubblica di riferimento sulla fotografia, è anche vero che i nostri istituti hanno compiuto negli anni uno straordinario lavoro di documentazione. Basti pensare al patrimonio di oltre nove milioni di foto custodito tra Istituto Luce e Centro Sperimentale di Cinematografia o agli archivi fotografici delle Soprintendenze e degli Archivi di Stato. L’Italia deve investire sul futuro e mettere a sistema questa ricchezza culturale, documentale ed economica e legarla a un altro progetto ambizioso, la Digital Library italiana… E sviluppare l’arte della fotografia, che grazie alle nuove tecnologie è un linguaggio al quale le giovani generazioni ricorrono sempre più. Tutto questo deve arrivare a compimento entro la fine della legislatura, in modo da creare una struttura permanente del Mibact che si occupi di fotografia.”

Riassumere i contributi sarebbe impresa ardua; se non avete partecipato a queste giornate e volete guardare qualcosa come sedici ore di video (potreste farlo a rate come fosse la vostra serie tv preferita) qui ci sono tutti i contributi, a voi la scelta: Roma, 6 aprile, Reggio Emilia, 5 maggio (mattina, pomeriggio).

Fatta questa premessa, vale la pena riportare brevemente alcuni spunti interessanti, a partire dal dal sottotitolo degli Stati Generali, ovvero memoria, identità, futuro.

A Roma, tra i primi a dare il suo contributo è stato Carlo Arturo Quintavalle, cui ha fatto seguito il fotografo Uliano Lucas, i quali hanno sottolineato l’importanza degli archivi, che questi siano pubblici o privati. L’importanza dell’archivio risiede nella sua duplice capacità di essere documento storico e descrittivo. In ambito storico si potrebbe citare il libro Italy&Italy di Cesura, un’opera realizzata utilizzando le fotografie di archivio di Pasquale Bove tra il 1985 ed il 2000. Se pensiamo invece al valore descrittivo di una fotografia entrano sicuramente in gioco le Soprintendenze, per esempio quelle architettoniche. Per comprendere l’importanza di un archivio strutturato e accessibile basti pensare ai nostri hard-disk personali, utili all’occorrenza per far rivivere momenti della nostra vita passata nel presente.

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Il pomeriggio di Roma si è concentrato invece sulla produzione contemporanea e delle possibili strade che si apriranno nei prossimi anni. Il futuro è in un certo senso incerto: la rivoluzione digitale e l’avvento dei social network hanno innescato una serie di reazioni che sono ancora in corso, e che bisogna ancora comprendere a fondo prima di poter agire di conseguenza. In questo senso sono stati molto utili i contributi di Irene Alison, autrice del libro iRevolution, che ha parlato di alcuni contributi importanti, stimoli nuovi da prendere in considerazione per un utilizzo sociale della fotografia; un esempio di successo è quello di Everyday Africa, un contributo continuo alla rappresentazione della vita quotidiana di un continente che da alcune parti del mondo è noto quasi soltanto per le guerre e i migranti.

Si inserisce in questo contesto il critico Michele Smargiassi, puntando il dito verso i fotografi professionisti che si sono sentiti negli ultimi anni vittima della presunta rivoluzione digitale che avrebbe tolto loro visibilità e guadagni. Rimando al suo blog fotocrazia, dove ha pubblicato l’intervento completo.

A Reggio Emilia la giornata è stata aperta da una intervista (o presunta tale) a Dario Franceschini a cura di Mario Calabresi, che ha poi moderato la prima discussione, dove l’intervento di Fred Ritchin è stato accolto con particolare entusiasmo. Citando un articolo che lui stesso scrisse nel 1984 per il New York Times, dove già parlava di rivoluzione digitale e di creazione dell’immagine da computer, è arrivato a parlare dell’editoria contemporanea, in particolare quella web, dove la fotografia potrebbe perdere sempre più spazio. In sostanza secondo Ritchin la fotografia è per la carta, sul web ci sono suoni e video che possono implementare notevolmente la fruizione delle notizie, con quello che comporta tutto ciò.

Insomma, cosa dobbiamo aspettarci da questi Stati Generali della fotografia?

Laura Bravetta ha fatto un incontro allo IED di Milano, dove ha presentato gli orientamenti che prenderà il lavoro da qui al momento in cui verrà presentato il Piano di sviluppo strategico, in autunno, riassunto in tre punti cardine.

Il primo riguarda il termine memoria, che si riferisce agli archivi. Dal 20 maggio è attivo un portale online dedicato agli archivi intenzionati a censire il proprio materiale e metterlo in rete. Il primo riscontro che si otterrà da questo censimento sarà la comprensione dell’effettivo quantitativo di materiale a disposizione; per il momento il censimento riguarda solo gli archivi pubblici e collettivi, solo in una seconda fase si passerà al censimento degli archivi privati.

Il secondo punto fermo riguarda il termine identità, ovvero la creazione contemporanea. In questo senso si cercherà di dare un indirizzo di ricerca e sviluppo del linguaggio fotografico tramite bandi e concorsi pubblici. Oltre al portale di cui sopra, sempre il 20 maggio, è stato aperto un portale che sarà in grado di raccogliere e mettere a sistema eventi, mostre, conferenze, workshop di tutto il territorio italiano.

Il terzo punto, forse il più importante, riguarda educazione e formazione. Purtroppo, mentre nel primo e nel secondo caso qualcosa di concreto è già stato attivato, nel caso della formazione e dell’educazione all’immagine il lavoro sembra essere ancora in alto mare. È certamente il lavoro più complesso, ma è quello che riguarda il futuro e le nuove generazioni che, come è sempre più assodato, usano la fotografia e l’immagine come forma di comunicazione, al pari della scrittura. Un’educazione in questo senso è pertanto importante e necessaria.

Su questo punto Lorenza Bravetta ha fatto presente che non ci sono i tempi tecnici (fine legislatura imminente) per realizzare una riforma strutturale che impegni la scuola già dal prossimo anno, ma che saranno avviati progetti pilota nelle scuole primarie e nelle università.

Mi è parso di capire, oltre le parole spese dai tanti relatori che sono intervenuti nelle due giornate, che l’emergenza principale sarà quella di far funzionare meglio gli archivi e le istituzioni già presenti, mettendole in rete per essere più visibili ed accessibili, così da meglio coordinare il sistema fotografico. Sforzi ingenti si stanno facendo nei confronti degli archivi, che come ha spiegato il Ministro Franceschini possono diventare una fonte di guadagno.

Purtroppo per la scuola, al momento è stato dato un piccolo spazio per qualche progetto pilota che verosimilmente verrà attivato direttamente dagli istituti, senza un coordinamento centrale. Seguiremo i lavori che da oggi proseguiranno regione per regione per capire come realmente si intenderà intervenire sul territorio e sulla formazione dei giovani.