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Alla fine dell’ottocento, Milano era in rapida espansione e i cimiteri storici della città, collocati all’interno della cerchia dei bastioni, erano diventati da tempo malvisti e anacronistici.

I tram sono tra i simboli di Milano, una delle poche cose per cui un cittadino dell’inizio del Novecento potrebbe riconoscersi ancora nella metropoli. Quando un tram cessa di esistere, ai cittadini sembra di aver perso un amico.

In passato questo mezzo di trasporto ha avuto un ruolo ancora più profondo e personale nelle vite meneghine. Per trent’anni, infatti, i tram sono stati usati come carri funebri municipali, un servizio di cordoglio pubblico in funzione dal 1895 al 1925.

Alla fine dell’ottocento, la città di Milano era in rapida espansione e i cimiteri storici della città, collocati all’interno della cerchia dei bastioni, erano diventati da tempo malvisti e anacronistici. Già alla fine del ‘700, durante la dominazione austriaca, le autorità asburgiche avevano preso provvedimenti per spostare i luoghi di sepoltura cittadini almeno all’esterno della cerchia dei navigli.

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Venne avviata la costruzione del cimitero Monumentale, aperto nel 1866, e soprattutto del Cimitero Maggiore o di Musocco, aperto nel 1895. Quest’ultimo divenne il principale centro di sepoltura di Milano: per allestirlo venne addirittura raso al suolo un piccolo paese, Musocco appunto, e nel corso degli ultimi cento anni è stato più volte ampliato.

Ma il Cimitero Maggiore, se già oggi è situato in una posizione periferica rispetto alla città, al tempo della sua costruzione era in aperta campagna — alla fine dell’ottocento, Milano terminava poco oltre la cerchia dei bastioni. Era perciò necessario trovare un modo veloce e pratico per trasportare le salme e i relativi cortei funebri fino a Musocco, in un’epoca in cui l’automobile non esisteva ancora.

 

La scelta ricadde sui tram, che erano il mezzo di trasporto più diffuso nella Milano dell’epoca — tram a cavalli, almeno per i primi vent’anni di servizio. La prima stazione dei tram funebri si trovava alla fine di via Bramante — proprio di fianco all’altro grande cimitero cittadino, quello Monumentale. I convogli, composti in genere da tre vetture, percorrevano la via Cenisio e viale Certosa fino a Musocco. Le vetture carro funebre erano state costruite apposta per lo scopo, cercando di rendere il triste viaggio dei passeggeri almeno un po’ più confortevole. Era stato installato un meccanismo di riscaldamento per l’inverno e un ventilatore per l’estate; inoltre i sedili erano addirittura imbottiti. Questa vettura, dai milanesi, cominciò a essere chiamata La gioconda.

Ci si rese presto conto, però, che serviva un’altra stazione per facilitare il trasporto delle salme che provenivano dalla parte sud della città. Nel 1907 ne venne inaugurata dunque un’altra, in Piazzale Medaglie d’oro. I cortei che partivano da qui percorrevano tutti i bastioni in senso antiorario fino ad arrivare in via Bramante e confluire nella linea funebre principale.

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Questa stazione esiste ancora: oggi, al suo interno, sono state ricavate le terme di Porta Romana.

Guardando la facciata delle terme si possono vedere ancora i contrafforti della pensilina sotto la quale i tram facevano capolinea. Prima di diventare terme il posto, nel 1925, era stato venduto dal Comune all’ATM, che l’aveva trasformato in un dopolavoro per i propri dipendenti. Aggirandosi per le terme si nota che chi le gestisce è piuttosto vero del passato “tramviario” del posto — nel giardino retrostante c’è addirittura un tram – sauna — ma non è fatta menzione del passato tramviario funebre.

Il servizio terminò del tutto nel 1925, visto che ormai era diventato più conveniente il trasporto su carri funebri motorizzati. Le gioconde vennero riciclate come vetture da manutenzione e, delle linee tramviarie funebri, si perse il ricordo.