Il complottismo dietro la vicenda Del Grande
In questo caso, la principale accusa rivolta a Del Grande è stata quella di essere finanziato direttamente da George Soros, un magnate americano di origine ebraica.
In questo caso, la principale accusa rivolta a Del Grande è stata quella di essere finanziato direttamente da George Soros, un magnate americano di origine ebraica.
Dopo due settimane di reclusione in Turchia, Gabriele Del Grande è tornato libero e in Italia. Oggi, alle dieci e un quarto del mattino, l’aereo che lo ha riportato a casa è atterrato a Bologna — non molto dopo l’annuncio stesso della liberazione, rivendicata come un successo dal Ministro degli esteri Alfano.
Queste settimane sono state segnate da iniziative di solidarietà con il reporter, dibattiti riguardo alle condizioni carcerarie in Turchia e alla condotta professionale di Del Grande, che si è recato in una zona sensibile senza avere i permessi necessari. Purtroppo, però, si è assistito anche a un fiorire di ipotesi del complotto, discrediti e insinuazioni in larga parte infondate sulla figura del giornalista.
Non è un fenomeno nuovo. Il caso ricorda un po’ quello di Greta e Vanessa, le due giovani volontarie tenute in ostaggio in Siria che si sentirono accusate di una lunga serie di cose, da aver avuto rapporti sessuali con i carcerieri a essere spie. Ogni volta che un italiano, magari di sinistra come Del Grande o Giulio Regeni, rimane invischiato in qualche grave fatto di cronaca mentre è impegnato in lavori giornalistici o umanitari, una parte dell’internet scatta subito in preda a una voglia irresistibile di infangarlo.
In genere, questa parte dell’internet è ben ancorata a destra — ma questa definizione non è né ovvia né limitante, come vedremo più avanti. In questo caso, la principale accusa rivolta a Del Grande è stata quella di essere finanziato direttamente da George Soros, un magnate americano di origine ebraica. Soros è uno dei bersagli preferiti della destra conservatrice, soprattutto statunitense, che lo detesta per le sue posizioni progressiste e filantropiche — non molto frequenti tra i magnati del suo calibro, va detto.
Soros, diventato uno degli uomini più ricchi del mondo in seguito ad alcune spericolate speculazioni finanziarie, supporta in modo attivo un gran numero di organizzazioni umanitarie o che, comunque, hanno a che fare con temi come diritti civili, aiuto ai migranti, libertà d’espressione e legalizzazione delle sostanze stupefacenti — i cattivi, insomma. Una delle sue fondazioni, la Open Society, qualche anno fa ha versato un finanziamento di 37.000 a Fortress Europe, il blog di Gabriele Del Grande. Questo è bastato a scantenare ogni genere di speculazione sul giornalista, colpevole di essere un tassello nel complotto di Soros per favorire i migranti e…prendere il potere? Nel mondo? Non è dato sapere quale sia lo scopo ultimo di Soros, in queste teorie.
Poco importa che, come scritto dallo stesso Del Grande sul suo blog, questo finanziamento sia stato un episodio isolato e che il blog sia a finanziamenti zero dal 2012: subito, testate come Primato nazionale hanno colto l’occasione per lanciarsi all’attacco. E, parallelamente, sono fiorite anche meme come questo:
A Del Grande, oltre che di essere parte di questa nuova versione del complotto Pluto-giudaico-massonico, viene in ultima analisi rimproverato di essere amico degli immigrati, immigrofilo, di stare dalla parte dei terroristi, di essere un personaggio losco. Il finanziamento della fondazione di Soros è un pretesto per dimostrare che Del Grande non è “buono,” ma un cattivo che ha senz’altro qualche secondo fine, anche se non è dato sapere quale.
Questo discredito per chi opera in ambito umanitario si inserisce nel quadro di diffamazione generale verso chiunque occupi ruoli attivi in cose come soccorso in mare dei migranti, accoglienza, volontariato, eccetera: colpevoli di voler sotto sotto lucrare sulle vite dei rifugiati. Non è una narrativa nuova — Salvini insegna —e, almeno in passato, è prosperata grazie ad alcune irregolarità gravi nella gestione dell’accoglienza, come nel caso di Mafia Capitale. Ma negli scorsi giorni è stata sdoganata in modo dirompente anche presso l’elettorato cinque stelle: Luigi Di Maio, il probabile candidato premier del Movimento, si è infatti lanciato in un’invettiva contro le ONG che operano nel soccorso e prima assistenza ai migranti, colpevoli — a suo dire — addirittura di collusione con gli scafisti.
La sparata di Di Maio si inserisce nella lunga strizzata d’occhio del Movimento verso destra, che attecchisce benissimo sullo stesso terreno da cui in questi giorni sono germogliate le peggiori insinuazioni sul comportamento di Del Grande. Lo scopo ultimo è screditare i cosiddetti buonisti, dimostrando una buona volta che anche le persone o gli enti in apparenza più disinteressati in realtà sono una minaccia all’ordine. Screditare chi prova a raccontare le storie dei migranti o alleviare le loro sofferenze è un modo per screditare i migranti stessi, alimentando un clima politico e sociale teso che è perfetto per il successo dei promessi sposi Lega Nord e Movimento 5 stelle.