Gli oceani di Encelado, satellite di Saturno

La NASA ha annunciato che gli oceani del satellite di Saturno, Encelado, potrebbero racchiudere al loro interno delle forme di vita primordiali. L’indizio principale è derivato dal rilevamento di particelle di idrogeno – necessarie per la nascita di forme di vita – provenienti dalle spaccature della superficie ghiacciata del satellite.

La sonda Cassini – quasi giunta al termine del suo operato – ha rilevato dalle eruzioni la presenza di idrogeno, segno di potenziali hotspot al di sotto della superficie. Questi punti caldi sono presenti anche nei nostri oceani, dove consento la vita di creature marine, e sono definite sorgenti idrotermali. In questi punti le correnti fredde degli oceani incontrano la fuoriuscita di magma dalla crosta terrestre, producendo reazioni chimiche che portano alla formazione di varie tipologie di minerali e materiali gassosi. Queste premesse sono necessarie per la nascita di batteri o vita microbica.

È atteso per questa sera, alle 20 in Italia, un annuncio della NASA riguardo alle nuove scoperte della sonda Cassini, che sta esplorando il sistema planetario di Saturno da ormai tredici anni.

L’agenzia spaziale statunitense ha preannunciato che si parlerà di “nuovi risultati su mondi oceanici” nel nostro Sistema solare: i sospettati numero uno sono Titano e Encelado, due tra i principali satelliti del pianeta.

Gli scienziati sanno da anni che sia su Titano che su Encelado c’è l’acqua: su quest’ultimo dovrebbe essere presente un vasto oceano sotterraneo, rivelato da pennacchi d’acqua simili a geyser che il satellite spara nello spazio circostante, fotografati per la prima volta proprio da Cassini. Titano, invece, è costellato da laghi di metano ed etano liquido — ma la presenza d’acqua è sempre stata sospettata.

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La scoperta dei geyser su Encelado è stata lunga e faticosa: la prima foto di getti di vapore dal polo sud del satellite risalgono al 2005, ma solo durante ulteriori analisi dell’aprile 2014 la NASA ha potuto affermare con sicurezza che si trattasse di un indizio di un oceano sotterraneo. Il gruppo di ricerca, guidato dall’italiano Luciano Iess della Sapienza, ha calcolato la presenza di un oceano misurando la forza del campo gravitazionale di Encelado durante i tre sorvoli della sonda Cassini tra il 2010 e il 2012.

In qualche modo, le scoperte che saranno annunciate oggi — scopriremo tra poche ore la loro effettiva importanza — costituiscono una sorta di gran finale per la sonda, che il 22 aprile volerà nei pressi di Titano per esaminare più da vicino gli anelli di Saturno. Terminate 22 orbite si lancerà verso il pianeta, bruciandosi.

Lo scorso settembre la NASA aveva per la prima volta confermato che geyser proiettassero getti d’acqua anche dalle profondità di Europa, un satellite di Giove verso cui l’agenzia prevede di lanciare una missione dedicata, nome in codice Europa Clipper. In origine, l’operazione doveva prevedere l’atterraggio di un rover, che è tuttavia stato cancellato dal nuovo budget della Casa Bianca di Donald Trump.

Tra due ore, all’auditorium James Webb nella sede di Washington della NASA un gruppo di esperti presenterà le nuove scoperte: restate sintonizzati su The Submarine per tutti gli aggiornamenti sui “mondi oceanici” della NASA.