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Ieri sono stati presentati i risultati del workshop sugli scali ferroviari organizzato da FS lo scorso febbraio, in cui amministrazione, cittadinanza e architetti hanno cercato di collaborare per proporre un progetto di riqualificazione di questi ormai noti e ambiti spazi urbani abbandonati.

Cinque studi di architettura hanno elaborato cinque diversi possibili scenari per gli scali ferroviari, che saranno esposti fino alla fine del Fuorisalone nello spazio ricavato dentro la stazione di Porta Genova presso la nuova passerella pedonale. Oltre agli architetti, alla presentazione hanno partecipato il sindaco Sala, l’assessore all’urbanistica Maran e l’assessore provinciale all’urbanistica Beccalossi.

“Crediamo che Milano debba prosperare su eventi come il Fuorisalone o Expo, ma non bisogna dimenticarsi che le cose possono procedere solo se Milano procede tutta insieme,” ha detto Sala. “Dobbiamo lavorare su una prospettiva di lungo termine. Gli scali ferroviari sono una grande occasione per pensare al rapporto tra centro e periferia, alla rigenerazione urbana, al verde, in una città che — secondo le analisi — è destinata a crescere di popolazione, soprattutto giovane.”

Tra i progetti proposti spicca quello dello Studio Boeri, che ha proposto la creazione di una moschea all’interno dello Scalo Farini. Lo scalo, in effetti, si trova in una delle aree della città più multietniche — a breve distanza da viale Jenner, dove già oggi si riunisce una buona parte della comunità islamica milanese.

Un fiume verde per Milano, Ex Scalo Farini, la Moschea di Milano
Un fiume verde per Milano, Ex Scalo Farini, la Moschea di Milano

Il progetto di Boeri prevede anche — in alternativa o insieme alla moschea — la costruzione della nuova sede dell’Accademia di Brera all’interno dello Scalo, oltre a una cintura di verde metropolitano in corrispondenza degli attuali viadotti ferroviari — riadattati, peraltro, a linea metropolitana circolare, di cui a Milano si parla già da qualche tempo, un cosiddetto “Fiume verde”, che “in un anno assorbirà 50 mila tonnellate di CO2 e produrrà 2 mila tonnellate di ossigeno.”

Un Fiume Verde per Milano, Ex Scalo Farini, La Grande Brera
Un Fiume Verde per Milano, Ex Scalo Farini, La Grande Brera

La linea metropolitana circolare va forte nell’interpretazione urbana degli architetti che hanno preso parte ai lavori. Un progetto simile, di cintura ferroviaria, è proposto in modo esplicito anche dal team di architetti Mecanoo, che immagina una città con sempre meno auto in cui gli scali siano “hub della mobilità, dove si incontrano più sistemi di trasporto, fornendo mezzi pubblici di alta qualità.” E di trasformare l’area attorno agli scali in zone chiuse al traffico.

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In generale gli architetti hanno deciso di affrontare il tema scali in un modo molto uniforme, trattando tutte le superfici disponibili alla riqualificazione come un soggetto unico piuttosto che frazionato. Questo ha dato luogo a progetti molto organici anche se, qualche volta, un po’ forzati. È il caso del progetto “Miracoli a Milano” del team Tagliabue Miralles, che per lo Scalo Farini sentenzia: “Farini sarà quindi lo Scalo dell’Acqua: qui i tracciati del naviglio preesistente permetteranno di disegnare nuovi canali. Inoltre, l’importante superficie d’acqua che occuperà il centro dell’area si presta a diventare uno degli elementi più riconoscibili della città.”

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Tutto lodevole, se non che lo Scalo Farini sorge su una delle poche zone di Milano che non sono mai state attraversate da alcun tipo di naviglio.

I progetti hanno titoli interessanti ma, forse, un po’ singolari, come quello dello studio Cino Zucchi — che si chiama “Sette bellissimi broli.” Ecco cosa scrive Zucchi nella presentazione del suo lavoro. “In Lombardia il termine brolo denomina un prato alberato, e broletto era in origine il prato del primo palazzo comunale. […] Lo spazio collettivo costituisce l’elemento più efficace di governo della forma urbana.”

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Zucchi intende questi nuovi broli in corrispondenza degli scali come luoghi di scambio tra parti della città diverse, che “si collega idealmente all’idea di magnificenza civile evocata da Carlo Cattaneo.”

Lo studio che più si discosta da questa visione sistemica è “Memoria e futuro” dello studio Mad Architects, che assegna una vocazione nel contesto cittadino ad ogni singolo scalo, che “rappresenta nella sua unicità l’occasione per creare delle micro-città in grado di relazionarsi a tematiche specifiche.” Vengono così concepite la cosiddetta “città delle connessioni,” la “città del verde,” la “città del vivere,” la “città della cultura,” e la “città dell’economia.” Almeno secondo i piani e le simulazioni diffusi dallo studio, è forse quello meno green-friendly dei progetti presentati.

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I progetti rimarranno esposti alla passerella di Porta Genova fino alla fine di questo weekend — tra un aperitivo e l’altro al Fuorisalone, potrebbe valer la pena fare una visita, visto che la riqualificazione degli scali ferroviari è una delle sfide più delicate e importanti del prossimo decennio in città. L’amministrazione ne è ben consapevole, come dimostra il siparietto tra Sala e l’assessore Maran. “Maran sarà misurato in questo suo mandato nella capacità di portare a casa sugli scali qualcosa di concreto,” ha sogghignato Sala girandosi sul palco verso il suo assessore all’urbanistica, che qualche mese fa si è visto assegnare dal Consiglio comunale il compito di trattare la questione con FS, a cui gli scali appartengono e i cui interessi non corrispondono per forza a quelli del Comune. “Magari un altro mandato da sindaco lo rifarò… il fatto di riconfermarti dipende anche questo.”