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Il numero di migranti in transito dalla città ligure è in aumento e spesso non c’è da mangiare per tutti. Ma un’ordinanza del sindaco vieta alle associazioni e ai volontari di distribuire cibo.

Il 24 marzo l’associazione Antigone ha reso noto che tre cittadini francesi della Valle del Roja sono stati denunciati per aver dato cibo e tè ai migranti a Ventimiglia.

Si tratta della prima volta in cui viene messa in atto l’ordinanza dell’11 agosto 2016 del sindaco Enrico Ioculano, che vieta la distribuzione di cibo ai migranti nella città. Il primo cittadino della città ligure sostiene di aver fatto approvare l’ordinanza per motivi igienico-sanitari e per fermare il “protagonismo” di chi distribuisce cibo, ritenendo che sia un compito già assolto dalle associazioni autorizzate e che quindi sia inutile farlo.

Peccato che i motivi igienico-sanitari, però, si riferissero alle alte temperature della stagione estiva che potevano far deteriorare il cibo. Inoltre, l’ordinanza è stata approvata quando il centro della Croce Rossa era aperto a tutti: mentre ora chi entra è costretto a rilasciare le impronte digitali, farsi identificare e avviare le procedure per richiedere l’asilo politico.

Agosto 2016, foto di Stefano Colombo
Agosto 2016, foto di Stefano Colombo

Chi non vuole restare in Italia, prova ad attraversare il confine. C’è chi tenta di farlo passando per i boschi, chi segue le gallerie dell’autostrada, chi percorre i binari della ferrovia. Gli incidenti sono all’ordine del giorno e i rischi altissimi, tanto che molti migranti hanno perso la vita lungo il confine. Chi non riesce a passare viene fermato alla frontiera e rimandato indietro.

I migranti che non vogliono registrarsi con la Croce Rossa sono costretti a dormire in strada, se vogliono proseguire il loro viaggio, e non hanno accesso ad alcun tipo di assistenza né a servizi igienici e sanitari. A distribuire cibo sono solo la Caritas e la Chiesa di Sant’Antonio, con l’unico campo auto-organizzato e auto-finanziato, “Ventimiglia Con-Fine Solidale.”

Tuttavia, il numero dei migranti bloccati nella città ligure è in continuo aumento e spesso e volentieri non c’è da mangiare per tutti.

Per questo, ogni giorno alcuni volontari della Valle del Roja superano il confine portando panini, tè, pasti caldi e tutto ciò che è necessario per aiutare i migranti in transito. La solidarietà sopperisce alla mancata accoglienza, e viene condannata.

I tre attivisti francesi sono stati fermati il 20 marzo ed è stato consegnato loro un verbale che riporta che il volontario “verrà segnalato in stato di libertà alle competenze dell’autorità giudiziaria in quanto indagato per aver somministrato senza autorizzazione cibo ai migranti, art. 650 c.p. contravvenendo ad un’ordinanza del Sindaco di Ventimiglia.”

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Il verbale non è stato tradotto in francese e nessuno in caserma era in grado di farlo, per questo motivo uno dei tre fermati si è rifiutato di firmarlo.

Gli esponenti di grandi ONG come Amnesty International hanno reagito rispondendo duramente alle denunce, sostenendo che la solidarietà non debba essere condannata e punita, soprattutto senza alcuna giustificazione.

Il portavoce di Amnesty, Riccardo Noury, sostiene che la sanzione non sia altro che un tentativo di bloccare la solidarietà delle “persone e associazioni che si assumono la responsabilità di colmare le gravi lacune lasciate dalle istituzioni”.

Alessandra Ballerini, avvocato che collabora con Terres des Hommes e Caritas, sostiene che la decisione del sindaco di Ventimiglia vada contro l’articolo 2 della Costituzione che “impone il dovere della solidarietà” e prosegue “non capisco come si possa legittimamente vietare di dare cibo e acqua a chi si trova in condizioni di bisogno.” La solidarietà, però, è ostacolata anche oltre confine, come ricorda il caso di Cédric Herrou, l’attivista della Valle del Roja chiamato a giudizio per aver aiutato diversi migranti eritrei sul confine italo-francese.