La Warner Bros sta pensando a un remake del primo Matrix. Ma ha senso? Ce n’è veramente bisogno? Dài, basta.
Secondo alcune fonti dell’Hollywood Reporter, la Warner Bros. ha avviato la progettazione del remake di Matrix — film cult del 1999 targato fratelli Wachowski (oggi Lilly e Lana Wachowski). Joe Silver, il produttore della trilogia originale, è stato il primo a proporre l’idea di una nuova versione del primo capitolo alla Warner, ma – sempre secondo l’Hollywood Reporter – Silver è in una posizione delicata, poiché poco portato alla gestione di grossi budget e non in ottimi rapporti con le Wachowski. Una prima versione del soggetto è stata affidata allo sceneggiatore Zack Penn – conosciuto nei corridoi di Hollywood per The Avangers – a cui si aggiunge il nome di Michael B. Jordan, recentemente visto in Creed, per la parte di Morfeo.
Matrix è considerato, da cinefili e non, una delle colonne portanti della settima arte: non solo per il suo rivoluzionario senso estetico e tecnico, ma anche per il forte valore simbolico e culturale che assunse a cavallo tra i due millenni. Oltre a guadagnare 170 milioni al botteghino e vincere quattro premi Oscar, Matrix fu il primo film a vendere più di un milione di copie in DVD — segno che i tempi stavano cambiando.
Il film dei fratelli Wachowski deve la sua immortalità cinematografica alla lungimiranza nell’aver interpretato lo stravolgimento globale portato nella quotidianità dal World Wide Web, in generale, dalla rivoluzione informatica. Matrix diventò alla fine degli anni Novanta un segnale d’allarme nei confronti di chi ciecamente già venerava la rete e le sue forme, sottolineando non tanto l’invadenza delle macchine quanto la pericolosa distrazione dell’uomo e le sue conseguenze.
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Quale miglior concetto da rispolverare dunque per un mondo che in un giorno guarda più di 1 miliardo di ore su YouTube e conta più di un miliardo di utenti attivi su Facebook. Ma la verità è che non abbiamo più bisogno di Matrix perché Matrix è diventata la nostra base reality, e in questa realtà le macchine sono solo uno strumento: a osservare e influenzare le nostre routine sono i Mark Zuckerberg e i Jeff Bezos del caso — poco importa ormai prendere la pillola rossa o la pillola blu.
Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai a lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità.
I fratelli Wachowski avevano tradotto alla perfezione le paure di un mondo che, ancora digitalmente vergine, si vedeva già minacciato dal millennium bug. La soluzione per i creatori di Matrix stava, oltre che nella fisicità dell’azione, nel porsi le domande giuste. Ma oggi Matrix non fa più paura e un remake andrebbe solo a danneggiare quello che è stato il lascito dell’opera originale.
La scelta della Warner Bros. di rimettere sul tavolo Matrix – per quanto adattabile alla contemporaneità – mette in luce la crisi creativa che sta lentamente divorando Hollywood, dipendente da un sistema economico che non premia l’innovazione ma la certezza. Di cosa abbiamo bisogno? Di tutto ciò che Matrix è stato per la sua epoca, adattato alla società di oggi — dalla crisi comunicativa di Arrival alle intelligenze artificiali di Ex Machina, con un pizzico (speriamo) del nuovo Blade Runner 2049.
Le Wachowski, sempre secondo le indiscrezioni, non sono state ancora coinvolte nel progetto. A voi la scelta se sia un bene o un male.