Oggi, cento anni fa, lo zar Nicola II abdicava, sotto la pressione insostenibile dei delegati della Duma, dopo la sollevazione popolare e della guarnigione di Pietrogrado, avvenuta durante la Rivoluzione di febbraio (ma che per il calendario gregoriano si è tenuta tra l’8 e il 12 marzo).
La notte prima, nella stanza 13 del palazzo di Tauride la commissione del Soviet di Pietrogrado veniva firmato quello che sarebbe passato alla Storia come l’“Ordine numero uno” — che iniziava la riorganizzazione dell’esercito, chiedendo la nomina di un rappresentante per ogni reparto militare che facesse rapporto al Soviet. L’ordine rendeva i soldati cittadini e poneva autorità politica sugli ufficiali — che fino a quel giorno erano stati violenti guardiani dell’autocrazia. Venivano aboliti i titoli onorifici degli ufficiali, sostituiti solo da un invito al parlare garbato e a “darsi tutti del tu.” Era un atto di incomprensibile modernità.
Il 15 marzo veniva licenziato anche tutto il vecchio governo, e lasciata la corona di “Reggente dell’Impero” a Michail Romanov, che però, all’indomani, non avrebbe accettato la corona:
“Credendo fermamente, come tutto il popolo, che il bene del nostro paese deve prevalere su tutto, ho preso la decisione di non assumere il potere supremo a meno che il nostro grande popolo, dopo aver eletto per suffragio universale un’Assemblea costituente che dovrà determinare la forma di governo e stabilire e stabilire le leggi fondamentali del nuovo Stato russo, non m’investa di questo potere.
Invocando su di loro la benedizione di Dio, chiedo a tutti i cittadini dell’Impero russo di sottomettersi al governo provvisorio investito dei pieni poteri dalla Duma, finché l’Assemblea costituente, eletta nel più breve tempo possibile con suffragio universale, diretto, eguale e segreto, non manifesterà la volontà del popolo stabilendo la nuova forma di governo.”
Era una concessione approntata nella speranza di salvare la monarchia, ma avrebbe invece aperto un periodo di rapidissimo sconvolgimento politico, con tre governi di coalizione provvisori che si susseguirono in 6 mesi, fino alla dichiarazione della Repubblica a settembre, e il mese successivo, alla rivolta armata e alla Rivoluzione di Ottobre.
È impossibile immaginare come sia stato vivere a Pietrogrado in quei giorni, in una pagina di Storia che libri e manuali falliscono clamorosamente nel catturare con accuratezza.
https://www.youtube.com/watch?v=ExXdWiw6Duk&index=2
Per il centenario della Rivoluzione uno stuolo di società e organizzazioni russe, da VKontakte al Moscow Times, in collaborazione con l’editore londinese Pushkin House, hanno presentato 1917. Free History, un progetto multimediale che cerca di raccontare l’anno delle due rivoluzioni russe attraverso gli occhi, e le parole di chi era vivo in quel momento.
1917 è una serie, a tutti gli effetti, ma una serie multimediale, pubblicata quotidianamente sotto forma di social network: la storia è raccontata solo attraverso testi originali — lettere, diari, articoli, documenti d’epoca.
Dagli appunti di Maksim Gor’kij, che oggi, un secolo fa, ancora non si sbilanciava — Gli eventi che si stanno susseguendo sembrano grandiosi, perfino commoventi, ma non credo che il loro significato sarà profondo come tutti credono. — al borbottare di Ivan Pavlov, sì, quel Pavlov, che scriveva — Il mio assistente è arrivato in ritardo. Ha cercato di spiegarmi che la rivoluzione stava bloccando i trasporti, ma secondo me la rivoluzione non è un motivo per arrivare in ritardo!
Ogni giorno pubblica quanto è stato scritto esattamente un secolo prima, presentato e confezionato da un gruppo di giornalisti, designer, animatori e illustratori.
Tutti i testi vengono condensati, per essere più digeribili, ma mai editati per contenuto e soprattutto ad ogni update viene indicata la fonte originale: a prescindere da quanto si pensi dell’operazione, che è vero, inevitabilmente assume una forma più vicina all’intrattenimento che alla divulgazione, 1917 permetterà ai lettori di accedere con facilità ad una quantità di documenti senza precedenti.
Rimanete sintonizzati, domani, per l’abdicazione in direttissima di Michail di cui parlavamo poche righe fa — oh no, spoilers!