L’8 marzo è una giornata di lotta, non un’occasione per locali, ristoranti e fiorai di far girare l’economia. Prende vita dagli scioperi delle operaie che dai primi del Novecento in tutto il mondo animarono le lotte per i loro diritti violati di persone e lavoratrici.
Ѐ così che Non una di meno, rete impegnata nella mobilitazione a difesa delle donne, invita le italiane a vivere Lotto marzo come una giornata di lotta e manifestazione per i diritti ancora da conquistare e non come una mera celebrazione, una scusa per far festa priva di ogni consapevolezza.
È ormai noto lo sciopero indetto quest’anno che ha ricevuto il sostegno di associazioni contro la violenza maschile, tra cui Donne in Rete contro la violenza. Tra i temi preponderanti c’è la “trasformazione dei Centri Antiviolenza in servizi assistenziali,” la lotta contro la stigmatizzazione dell’aborto e della contraccezione, ma soprattutto quest’anno si parla di divario salariale e della collocazione femminile nel mercato del lavoro.
Per questo infatti lo sciopero godrà di una vasta copertura sindacale. Le sigle Usi-Unione sindacale italiana, Slai Cobas, Confederazione dei Comitati di Base, Usb, Sial Cobas, Usi-Ait, Usb, Sgb e Flc Cgil hanno infatti aderito all’iniziativa e garantiranno perciò un sostegno istituzionale al diritto di sciopero.
Lo sciopero è in primo luogo una forma di lotta che si fonda sul blocco della produzione e sull’astensione dal lavoro con l’obiettivo di produrre un danno economico e di rendere tangibile il ruolo del lavoro nella produzione.
Non una di meno è il movimento italiano che ha recepito il riverbero di un messaggio lanciato su scala mondiale: sciopero e protesta contro disuguaglianze e negazioni. La rete non manca di sostegno: se non sapete come comunicare al datore di lavoro che il vostro sciopero va preso con la stessa serietà di ogni lotta contro le sperequazioni sociali trovate persino una lettera a cui ispirarvi.
Il messaggio dell’Onu dedicato all’8 marzo di quest’anno sembra quindi essere stato pienamente accolto dai 40 Stati partecipanti alle mobilitazioni per i diritti femminili, che porranno un accento particolare sulle disuguaglianze di genere in ambito lavorativo. L’Onu quest’anno vuole così sottolineare che la svalutazione della donna nel mercato del lavoro persiste e si manifesta con sottopagamento e segregazione a posizioni qualitativamente inferiori: il cosiddetto soffitto di cristallo.
Il ruolo delle Nazioni Unite nella lotta per la parità di genere è noto dal momento che fu proprio l’organizzazione a coronare la storia di una giornata di lotta ufficializzandola attraverso l’International Women’s Day, che dal 1975 ― l’anno delle donne ― cade formalmente l’8 marzo.
Ma se organizzazioni come l’Onu e le ong hanno rafforzato l’impatto della giornata su scala mondiale i movimenti che rivendicano l’autenticità dell’8 marzo riconoscono soprattutto alle femministe ante litteram dei primi del Novecento il vero ruolo di protagoniste nella storia di questa giornata, che attraverso difficili battaglie politiche, sociali e culturali ne hanno permesso l’esistenza.
Gli scioperi quest’anno saranno organizzati davvero in tutto il mondo. Negli Usa, in particolare, le donne percepiscono sempre più il sessismo come legittimato, e con un’amministrazione che con gaffe e commenti maschilisti ne ha dato ampiamente prova, e si mobilitano in A Day without Women, lo sciopero annunciato dalle organizzatrici della Women’s March di Washington per ribadire che il 21 gennaio non è stata un’insurrezione isolata, ma soltanto la punta dell’iceberg di una lotta che non cesserà di essere combattuta.
Oltre ai movimenti organizzati nazionalmente l’IWD ha organizzato #beboldforchange, una campagna transnazionale che utilizzando la virtualità invita le donne a disporre di ogni mezzo per lottare contro la negazione di una società ancora sessista.
In Italia per questa giornata l’attivismo opera capillarmente su tutto il territorio ed è riconducibile sia a campagne nazionali che a iniziative locali con una pluralità di temi affrontati nell’espressione della forza femminile e una diversità di mezzi tra mostre, cortei, spettacoli e iniziative didattiche nelle scuole. Emerge ad esempio in Emilia Romagna l’idea di ricordare la forza di donne che non andrebbero mai dimenticate con “Punti luce. Essere una donna nella Shoah.”
A Milano si terranno diverse iniziative promosse da #paritàdigenere, un’idea dell’amministrazione comunale. Anche Non una di meno, che opera in tutto il Paese, sarà nella capitale meneghina per un corteo serale dal Pirellone.
Nella critica italiana c’è chi si ostina a giudicare una lotta necessaria per dei diritti in progresso, ma lungi dall’essere paritari, come un’iniziativa estremista e una follia femminista. Si fa presto a dipingere le donne che si mobilitano e protestano come fanatiche urlatrici e plateali perchè non si adattano placidamente a dei tratti culturali che ancora invitano, consapevolmente o meno, ad accondiscendere al mito del ruolo femminile svalutato. Secondo le attiviste in piazza, è invece criminoso non riconoscerlo, analizzarlo e contrastarlo.
È evidente anche dopo il recente episodio avvenuto al Parlamento Europeo durante una discussione sui gap di genere nei salari ― tema internazionale di questo 8 marzo ― che la lotta all’ideologia maschilista non dovrebbe perdere il minimo vigore. Perciò, limitarsi a festeggiare com’è d’uso tra fiori cioccolatini ristoranti e discoteche, facendo rivoltare quel femminismo ideatore dell’8 marzo che mai avrebbe permesso scivolasse su una gran festa che mette soldi in tasca e conquiste sotto braccio, fa davvero infuriare il mondo femminista, ma forse invita a riflettere tutto quello femminile ― e maschile.