La legge regionale sul recupero dei seminterrati rischia di essere un incubo

La regione Lombardia ha approvato martedì una legge regionale sul recupero dei seminterrati.

La legge regionale sul recupero dei seminterrati rischia di essere un incubo

La regione Lombardia ha approvato martedì una legge regionale sul recupero dei seminterrati, che potranno essere resi abitabili o adibiti a uso commerciale.

Secondo le stime, il provvedimento — passato a scrutinio segreto con 37 voti a favore contro 32 — riguarderà circa 40 mila seminterrati in tutto il territorio lombardo.

Il limite fissato per l’altezza del seminterrato da recuperare è 2,40 metri. A questo si aggiungono ulteriori vincoli igienico-sanitari e paesaggistici, oltre che il divieto — specificamente voluto da Fratelli d’Italia — di adibire un seminterrato a luogo di culto, un duro colpo per l’internazionale jihadista. I Comuni hanno 120 giorni di tempo per disporre l’eventuale esclusione di zone del territorio dall’applicazione della legge.

L’intento dichiarato dalla giunta è quello di “facilitare la ristrutturazione di ciò che già esiste ma che non viene sfruttato, consentendo di recuperare i seminterrati per un uso abitativo, commerciale o terziario,” ma la legge ha suscitato forti proteste tra le opposizioni. I consiglieri regionali pentastellati, in aula, per fare dell’ironia sono andati dai consiglieri della maggioranza per provare a vender loro i propri scantinati.

Altri hanno parlato di condono e deregulation selvaggia, per fare un favore a speculatori e costruttori.

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“Siamo contrari per tre motivi,” ci ha spiegato al telefono il capogruppo PD in Consiglio Regionale, Enrico Brambilla. “Primo: potrebbe essere incostituzionale in quanto interviene sulle prerogative di pianificazione dei comuni. Secondo: è una norma preventiva, e dunque sembra quasi una condono anticipato. Terzo: per motivi legati al punto di vista sanitario. Sto parlando in particolare dell’inquinamento da radon.”

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Quest’ultimo punto è in assoluto il più grave dei tre. Il radon è infatti un assassino semi-sconosciuto ma estremamente pericoloso. È la seconda causa di cancro al polmone dopo il fumo di sigaretta: l’Istituto Superiore di Sanità stima che ogni anno in Italia muoiano migliaia di persone per tumori legati ad un’alta concentrazione di questo gas.

Il radon entra in questa vicenda in quanto è molto più frequente trovarlo nei seminterrati, nelle cantine, nelle case al pianterreno o costruite con fondamenta direttamente inserite nel suolo. È un gas radioattivo che si genera nel sottosuolo per il decadimento dell’uranio e si sprigiona direttamente dal terreno.

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In natura viene disperso nell’aria ma, essendo un gas molto pesante, tende ad accumularsi nei luoghi chiusi e ribassati — insomma, se si va ad abitare in un seminterrato il rischio che il soggiorno si riempia di radon non può essere sottovalutato. Abbiamo chiesto un parere sul provvedimento della Regione a chi si occupa di questo gas tutti i giorni.

L’Ingegner Sandro Fornai è socio di Icoradon, un’azienda che si occupa di monitorare il livello di radon e, se necessario, di farlo tornare al suo posto. “Non si fanno molti interventi perché la gente non è ancora conscia del pericolo, anche se il radon fa più morti dell’amianto,” sostiene Fornai. “È vero: provenendo direttamente dal terreno, più sei sotto e più c’è pericolo, anche se non c’è una relazione diretta tra profondità e aumento del rischio: due case identiche l’una vicino all’altra potrebbero avere una il radon e l’altra no.”

“Dovranno imporre regole ferree sul controllo del radon. C’è una direttiva europea che presto andrà tradotta anche in Italia, ma forse avrebbero dovuto pensarci prima di quest’altra norma per i seminterrati.”

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Il rischio è che nei seminterrati vadano ad abitare persone a basso reddito, che non si possano permettere né le misurazioni dei livelli di radon né le eventuali contromisure. “Uno screening costa più o meno centocinquanta euro,” prosegue Fornai. “Si prendono due o tre rilevatori e li si lascia lì per due o tre mesi. Il costo degli interventi invece è variabile in base a fattori come la struttura delle fondamenta, ma qualche migliaio di euro lo si deve spendere sempre.”

Non è difficile vedere il corso degli eventi: nei seminterrati andranno ad abitare i meno abbienti, che non potranno permettersi le precauzioni necessarie, e rischieranno di ammalarsi.

“Una parte la potrebbe pagare la Regione, almeno per le case con taverna e piano terreno. Dovrebbe essere il pubblico a provvedere a questa iniziativa. Noi operiamo in provincia di Bergamo, dove per il radon si stima ci siano già adesso cinquanta morti all’anno.”

Una delle possibili misure potrebbe essere l’obbligo delle fondamenta a vespaio per le case di nuova costruzione. Le fondamenta a vespaio permettono alla casa di non avere un contatto diretto con il terreno vivo, rendendo più difficile al radon l’accesso ai locali — dalla cantina in su. “Noi abbiamo chiesto di inserire l’obbligo del vespaio. Ma ormai il percorso legislativo è concluso,” sostiene Brambilla. “C’è da sperare in una particolare attenzione da parte dei comuni, che nei prossimi 120 giorni potranno escludere dalla nuova normativa sui seminterrati determinate aree a rischio. Purtroppo, è un termine temporale molto stretto.”