Bovisa e nostalgia
Viaggio per immagini nel cuore della Bovisa, tra vuoti urbani, contrasti e timidi tentativi di gentrificazione.
foto di Marta Clinco
testo di Elia Altoni
Viaggio per immagini nel cuore della Bovisa, tra vuoti urbani, contrasti e timidi tentativi di gentrificazione.
Il quartiere della Bovisa, situato nella zona nord-ovest di Milano, è stato per anni uno dei poli industriali più importanti della città. Oltre alle numerose fabbriche che negli anni Cinquanta resero la zona uno dei maggiori poli attrazione per la forte immigrazione interna, in Bovisa sorgeva l’Officina del Gas, una grande centrale elettrica che forniva energia a tutto il capoluogo. Il periodo di fioritura non è durato a lungo, e quando nei primi Settanta il gas si è esaurito anche il quartiere ha subito una vera e propria involuzione.
“Questa era tutta una zona industriale con la Montecatini, l’AEM, la Broggi, la Face, e intorno alle aziende maggiori seguivano quelle dell’indotto. Prima dell’industrializzazione, del boom, la nostra era una zona popolare, con uno spiccato senso di solidarietà umana”.
Giancarlo, 72 anni, da sempre abitante della Bovisa
Il clima che si respira tra coloro che hanno assistito in prima persona ai cambiamenti del quartiere è intriso di nostalgia. Nonostante la decisione del Comune di collocare la Facoltà di Design e alcune branche di Ingegneria del Politecnico in Bovisa – con il conseguente ampliamento dell’infrastruttura ferroviaria – alcune zone del quartiere continuano a versare in uno stato di parziale abbandono. Per quanto la recente ondata d’immigrazione abbia dato nuova vita al quartiere, la distanza dal centro e la scarsa accessibilità — oltre alla stazione del treno le uniche due grandi vie per entrare in Bovisa sono il cavalcavia Bacula e viale Jenner — hanno fatto sì che il quartiere si chiudesse sempre più all’interno dei propri confini.
Una comunità così chiusa non è per forza un male, come ci racconta Francesco, che da qualche anno abita in Bovisa: “Secondo me è un quartiere che ha ancora una comunità abbastanza forte al suo interno, anche se ci sono stati molti cambiamenti. Quello che mi succede quando cammino per la Bovisa è che saluto quindici persone in una mezz’ora, mentre a Londra o in un’altra città non mi è mai successo.” In altre zone non si vive questa situazione, mentre la Bovisa mantiene, nonostante i tempi che cambiano, una forte impronta di vivibilità. Che la rende più a misura d’uomo.
Il sindaco Sala a dicembre del 2016 ha presentato il progetto “Fare Milano,” un maxi investimento di 356 milioni di euro per le periferie della città, con l’obiettivo di “annullare il divario tra una Milano che cresce e funziona e una che soffre e fa fatica.” Tra le cinque zone prescelte dal Comune si trova anche quella di Bovisa-Niguarda, che riceverà 35 milioni di euro. Il finanziamento s’inserisce nel “Patto per Milano” stipulato da Renzi e Sala per la crescita del capoluogo lombardo, unica città italiana in grado di competere con le altre capitali europee.
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Prima che dall’alto intervenissero le istituzioni, negli anni si sono attivate per la Bovisa varie associazioni di cittadini, come il Comitato La Goccia, da anni in lotta contro la speculazione edilizia intorno all’omonimo parco, o La Tenda e Asnada, che si occupano di insegnare italiano agli stranieri, e l’Associazione Gaia, impegnata nell’organizzazione e della sicurezza del mercatino dell’usato che si svolge ogni domenica mattina nel piazzale della stazione.
“Anche riaprire il Parco Goccia non sarebbe la vera soluzione per risollevare la zona. Una zona verde non risolverebbe i veri problemi del quartiere: l’assenza di veri centri d’aggregazione”.
Luca, 24 anni, studente presso la Facoltà di Design
Nel quartiere in realtà esistono vari locali, come lo Spirit de Milan in via Bovisasca o lo Scighera in via Candiani, ma entrambi non sono sufficienti ad appianare lo squilibrio tra le ore del giorno — in cui le strade brulicano degli studenti del Politecnico — e la sera e il weekend, quando Bovisa si trasforma in un quartiere fantasma.
Il Politecnico è ancora l’unico polo che sembra avere le potenzialità per dare la spinta alla riqualificazione di tutto il quartiere. Tra i progetti futuri, quello di rivalutare vari negozi — il vecchio artigianato di quartiere — con nuovi punti per “l’artigianato del terzo millennio,” punti vendita sponsorizzati dall’università, e laboratori per la ricerca di nuove tecnologie — come la stampa in 3D.
Tenendo conto dell’investimento del Comune e dei progetti del Politecnico, Bovisa è una delle più interessanti zone periferiche di Milano: i grandi spazi di cui è fornita e la presenza di infrastrutture ben consolidate come la stazione la rendono una candidata ideale perché il percorso di riqualificazione che il Comune di Milano ha pensato possa funzionare.
Incrocio di via Varè, nel cuore di Bovisa.
Mercatino dell’usato di Bovisa, noto scherzosamente come “Mercatino del Rubato”. L’Associazione Gaia da circa otto anni gestisce la rivendita sia in questo quartiere che in altri punti sparsi nell’hinterland milanese.
Vuoto urbano #1.
Via degli Imbriani, una delle vie più vive della Bovisa, corridoio tra la periferia e la circonvallazione.
Piazzale Bausan, capolinea del 2, lo storico tram che collega la Bovisa al centro. Questa piazza, oltre a ospitare la fontana di Milano più lontana dal centro, può considerarsi come crocevia del quartiere, punto di riferimento per tutta la zona.
All’inizio di viale Jenner una coppia di clochard cucina servendosi di un fornello improvvisato. Attualmente è presente un campo rom in via Siccoli, dietro al Politecnico, mentre alcuni accampamenti improvvisati si possono vedere tra via Colico e via Bellagio.
I palazzoni di via Cosenz rispecchiano in pieno le contraddizioni della Bovisa: edifici all’avanguardia, con affitti elevati, circondati da aree abbandonate e lasciate in disuso.
Il più grande simbolo dell’abbandono della Bovisa è il Parco Goccia, un vero e proprio bosco urbano che supera gli 800 metri quadri di estensione dimenticato dalle Istituzioni, che avrebbero dovuto finire i lavori di bonifica nell’agosto del 2016. Siamo entrati nel Parco Goccia, e ne abbiamo parlato qui.
I cosiddetti “vuoti urbani” circondano le poche aree abitate della Bovisa. Ecco uno dei cancelli che è possibile vedere a limite di queste zone.
Ferrovia, passaggio pedonale sopraelevato.
Politecnico di Milano.
Panificio abbandonato, esattamente di fronte all’ateneo.
Il bistrot Todo Modo in via Don Giuseppe Andreoli, uno dei locali preferiti dagli studenti del Politecnico per la pausa pranzo.
Un nuovo vuoto urbano.