Ci sono ombre sulla tutela dei diritti umani nei Paesi Bassi

Il governo olandese è chiamato a rispondere alle dure denunce che due ONG hanno presentato alla Universal Periodic Review delle Nazioni Unite.

Ci sono ombre sulla tutela dei diritti umani nei Paesi Bassi

Il governo olandese è chiamato a rispondere alle dure denunce che due ONG hanno presentato alla Universal Periodic Review delle Nazioni Unite.

Secondo una relazione presentata a settembre scorso da Kompass e NJCM, due organizzazioni olandesi a sostegno dei diritti umani, la situazione dell’accoglienza e della tutela dei diritti umani è tutt’altro che rosea nel paese dei mulini delle libertà.

“L’Olanda sta agendo bene in termini di indice di sviluppo umano e i nostri bambini sono tra i più felici al mondo” — si legge nel rapporto. “Nonostante questo, alcuni gruppi e individui nei Paesi Bassi sono bistrattati e ignorati dal sistema. Anche in questo paese, ci sono diversi punti critici in merito ai diritti umani. […] Il quadro che emerge porta le organizzazioni non governative firmatarie del documento a concludere che la crisi finanziaria, la globalizzazione, la paura dell’Islam e della sua radicalizzazione, hanno contribuito al deterioramento della situazione sul territorio.”

Un j’accuse piuttosto pesante da parte della società civile, al quale proprio in questi giorni il governo olandese si trova a dover rispondere. Ma facciamo un passo indietro.

Il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite durante la presentazione della UPR, Ginevra, 2010 / Flickr
Il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite durante la presentazione della UPR, Ginevra, 2010 / Flickr

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Shadow report, rapporto ombra: così viene chiamata la relazione che ogni cinque anni le organizzazioni non governative e le associazioni non profit, nell’ambito di un progetto che si occupa di monitorare i diritti umani nel mondo (UPR, Universal periodic review), sono invitate a mandare al Consiglio delle Nazioni Unite. Il documento precede di sei mesi la scadenza per la consegna della relazione ufficiale dei Governi di appartenenza, e dovrebbe servire, oltre che da evidenza diretta della situazione da parte di chi ha contatti diretti con il territorio, anche come spunto concreto per porre in essere eventuali misure di miglioramento.

Dunque, il documento ufficiale redatto dal governo olandese è stato consegnato in data 3 febbraio 2017, ma per ora resta confidenziale, seppure sia stata presentata un’interrogazione parlamentare per richiederne la pubblicazione.

Abbiamo raggiunto René Rouwette, direttore della ONG Kompass, per farci spiegare quali sono le problematiche riscontrate e le aspettative per i prossimi mesi, alla luce della consegna del rapporto e delle controverse elezioni in arrivo in marzo.

René Rouwette
René Rouwette

“Il più grande errore che commettiamo qui nei Paesi Bassi è quello di pensare che le violazioni dei diritti umani riguardino solo i fatti della Seconda guerra mondiale, del Sudafrica, o delle persone che vengono torturate in Cina,” ci dice Rene al telefono. “Ma i diritti umani riguardano la vita quotidiana delle persone, specialmente quelle vulnerabili, le vittime.” Secondo il rapporto, le categorie maggiormente colpite nel paese sono i migranti, le minoranze, i giovani e gli anziani che hanno perso il lavoro.

“Abbiamo visto che la sperequazione è aumentata con la crisi: molte persone ne sono uscite, ma altre incontrano ancora moltissime difficoltà. Di loro tendiamo a dimenticarci.”

La situazione più preoccupante tuttavia, sembra essere ancora una volta quella che riguarda i migranti. Quelli che si ritrovano senza documenti, infatti, vengono detenuti in centri di raccolta, in attesa di un rimpatrio che in certi casi non arriva mai. In questi centri, ci spiega il dottor Rouwette, le persone rimangono per parecchio tempo, senza potersi muovere liberamente nemmeno all’interno.

“Alcuni non ricevono neppure aria fresca, e se c’è qualche disordine vengono spediti in celle d’isolamento. Il Consiglio d’Europa ha accomunato i centri olandesi a delle prigioni, e ha suggerito che l’utilizzo delle celle di isolamento venga limitato. Se guardiamo alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948, ciò di cui parlo e che è riportato nella nostra relazione, si tratta di una violazione dei diritti umani.”

Eppure, da quando è stato presentato il rapporto, il dottor Rouwette riceve spesso manifestazioni di dissenso. Dopo un’intervista rilasciata a inizio mese per Volkskrant, le sue parole sono state ridicolizzate, come se parlare di violazione dei diritti umani in Olanda fosse insensato. Forse per questo con noi si è affrettato a precisare: “Violazioni è un termine estremamente legale. Chiamiamoli semplicemente problemi, così da non doverci addentrare in discussioni giuridiche.”

Abbiamo voluto approfondire proprio il tema di queste discussioni giuridiche parlando con il dottor Saleh al Sharieh, esperto di diritti umani e legislazione internazionale all’Università di Groningen.

“Non so se questi [quelli contenuti nel rapporto, ndr] siano fatti o meno, ma se lo sono, sarebbe sì una violazione di diritti umani. Legalmente rimangono illazioni, e il compito dell’UPR è quello di verificare se si tratti di fatti. Gli stati membri sono tenuti a venire in contro alle raccomandazioni della commissione,” seppure non si tratti di sentenze vere e proprie. Infatti, l’UPR, in caso di violazione, deciderà in che modo aiutare lo Stato in questione a migliorare la propria situazione interna. In caso di violazione persistente, il Paese viene biasimato sul piano internazionale secondo una prassi di naming and shaming. Si tratta di un tipo di giustizia positiva, ci spiega Sharieh, orientata più al miglioramento che alla pena.

Geert Wilders
Geert Wilders

Di questi tempi una sanzione finanziaria sembra fare più effetto, ma anche queste forme di giustizia hanno un certo peso sulla diplomazia internazionale. Ed è per questo che la pubblicazione del documento consegnato in questi giorni dal governo olandese risulta di fondamentale importanza. Permetterebbe infatti di capire se i suggerimenti del rapporto ombra di Kompass e NJCM siano stati recepiti, e se esista la possibilità che vengano messi in pratica in tempi brevi .

“Sfortunatamente,” ci dice il dottor Rouwette, “in passato non è stato fatto molto in merito alle varie relazioni che vengono periodicamente spedite al parlamento. Spesso, il problema è la burocrazia: diverse istituzioni avrebbero responsabilità in materia, e alla fine la responsabilità non è più di nessuno.”

A poche settimane dalle elezioni, con un candidato ossigenato, xenofobo e antieuropeista come Geert Wilders, la domanda sulle possibili conseguenze di una sua vittoria sul piano dei diritti umani è d’obbligo.

“Credo che porre la domanda significhi anche rispondervi. Non voglio addentrarmi in questioni politiche, ma alcuni problemi potrebbero andare peggiorando. Pensi ai migranti senza documenti. Al momento le autorità locali stanziano dei fondi per garantire a queste persone un tetto sopra la testa e qualcosa da mangiare. Wilders e il suo partito dicono di voler impedire questa pratica. Solo che farlo non farebbe scomparire il problema, il numero di migranti non diminuirebbe. Queste persone non potrebbero né andarsene né rimanere, e causerebbero disordine pubblico.”

Per quanto riguarda gli altri soggetti del suo rapporto, gli olandesi più deboli economicamente, il dottor Rouwette sembra essere più positivo. “Se dovesse vincere spero almeno che rispetti le promesse che lui e il suo partito hanno fatto in tema di giustizia sociale.”