È ormai palese il sentimento anti-Francesco della Casa bianca: i messaggi trasmessi dal papa sono in contrasto con la linea di Trump.
Mentre in Italia il Vaticano è occupato a gestire il dissenso rivendicato dai manifesti contro papa Francesco, negli Usa il contrasto tra liberali e conservatori si inasprisce anche riguardo all’operato del papato.
È ormai palese il sentimento anti-Francesco preso dalla Casa bianca: i messaggi trasmessi dal papa sono in contrasto con l’attuale presidenza. Se da parte del neo eletto presidente ci si può spingere a sospettare posizioni tradizionaliste cattoliche, per il suo braccio destro Steven Bannon i dubbi sono pochi. Secondo una recente ricostruzione di Benjamin Harnwell, fondatore dell’Istituto per la dignità umana, la prova che Bannon abbia posizioni oltranziste e contrastanti rispetto al papato è data dal suo rapporto con il cardinale statunitense ultraconservatore Raymond Burke. Il porporato si è reso noto di recente per aver interrogato con tono critico il papa sull’interpretazione dell’esortazione apostolica sulla famiglia, l’Amoris Laetitia.
Gli ambienti conservatori condividono con Burke l’insoddisfazione per un pontificato ritenuto troppo progressista e di simpatie quasi socialiste.
A gennaio, nel conflitto tra il papa e i Cavalieri di Malta per la questione della contraccezione, non sorprende che Burke si sia apertamente schierato con lo storico Ordine ultraconservatore di cui è Patrono del Sovrano Militare dal 2014. Ma i contrasti con Francesco si estendono senza riserve anche su questioni di immigrazione, cambiamento climatico e disuguaglianze sociali.
Tra i contatti di Bannon con il conservatorismo cattolico non c’è solo il cardinale Burke. Dalla sua esperienza a capo di Breibart News Bannon ha mantenuto i rapporti con Thomas Williams, ex prete scelto dalla testata come corrispondente da Roma. Tramite questi contatti offerti dal suo braccio destro Trump starebbe valutando strategicamente la scelta dell’ambasciatore statunitense in Vaticano.
Il consigliere strategico di Trump è quindi un fervente cattolico conservatore. Si discute ora sui futuri rapporti tra il Vaticano e la presidenza tenendo conto che non c’è ancora stato un incontro e non è sicuro nemmeno che avverrà a fine maggio in occasione del G7 di Taormina: “Questa visita darebbe al presidente un’opportunità di incontrare il papa, ha detto una fonte diplomatica. E se venisse in Italia senza vedere Francesco, sarebbe considerato come un affronto, in particolare se si pensa ai loro scontri in tema di migrazione.”
Il tema dell’immigrazione è infatti il punto più spinoso nello scontro tra papa Francesco e i conservatori. Già nel febbraio scorso Bergoglio si era scontrato con Trump prendendo le distanze dalla sua idea politica: “Una persona che pensa solo a fare muri, e non ponti, non è cristiana.”
Ma i movimenti anti-papisti non sono confinati oltreoceano negli Stati Uniti. Recentemente anche il nostrano Salvini ha segretamente incontrato il cardinale Burke. Il leader leghista e il porporato sono accomunati dal supporto a Donald Trump, dall’avversione verso l’Islam e dai contrasti con Bergoglio su questi temi.
Se il murale a Borgo Pio dello street artist Mauro Pallotta aveva fatto parlare per il suo contenuto positivo che sottolineava la vena pacifista di Bergoglio questa volta i muri di Roma mandano tutt’altro messaggio. I manifesti comparsi nei giorni scorsi sono l’espressione del movimento cattolico reazionario.
“A France’, hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l’Ordine di Malta e i Francescani dell’Immacolata, ignorato Cardinali… ma n’do sta la tua misericordia?”, un fermo immagine di Bergoglio con un’espressione imbronciata — il messaggio è chiaro: la tolleranza al progresso nell’ambiente cattolico ha i suoi limiti.
I cartelloni abusivi sono stati prontamente eliminati e, mentre le indagini della Digos cercano di fare luce sugli autori della propaganda, l’opinione pubblica avanza sospetti. Di certo c’è che i manifesti hanno scatenato grande polemica sui social. Le critiche spaziano dal definire il gesto “fascista” a “una cafonata,” e intanto la Cei si indigna.
Le riforme di papa Francesco destano gran polemica e scindono una Chiesa che teme di trovarsi di fronte alla svolta definitiva che seppellirà i conservatori. Bergoglio ha posizioni aperte all’omosessualità, all’aborto, è favorevole ad aumentare il potere della donna nella Chiesa, ha dimostrato grande tolleranza verso le altre religioni, indulgenza verso i divorziati e ultimamente, ribadendo la validità dell’evoluzionismo, fa parlare per la storicità delle sue innovazioni.
Nonostante l’avanzare del secolarismo, che allontana progressivamente il popolo dalla religione e dalla sua influenza nel dettare le regole di vita quotidiane, per il papato si è costretti a fare un discorso diverso.
Tutt’oggi anche il più fervente fautore della laicità si trova costretto ad ammettere che il Vaticano svolge ancora un ruolo centrale nel risvegliare la coscienza delle masse, a volte sorde ad appelli di altro genere.
Da questo punto di vista il ruolo del Vaticano viene considerato oggi funzionale.
La lotta interna tra progressisti e conservatori in Vaticano non è certo una novità, ma il fatto che si palesi così platealmente e sia rappresentata con tanta virulenza dalla classe politica è una caso senza precedenti nella Storia recente. Con la presidenza di Obama alla Casa Bianca Bergoglio aveva un potente alleato, il rischio oggi è che l’opposizione si faccia schiacciante.