Za῾farān

Benvenuti in un nuovo episodio di Arabeschi. Oggi: Zafferano

Za῾farān

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Benvenuti in un nuovo episodio della rubrica Arabeschi

Lo zafferano. Chi non ne ha mai sentito parlare? Tra le spezie più famose ed apprezzate al mondo, dal caratteristico color giallo oro, utilizzato perfino in medicina. La parola araba per zafferano recita زعفران, e in molti già sanno della sua provenienza; andiamo assieme a scoprirne la storia.

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Originario dell’Asia Minore, lo zafferano fu introdotto in Spagna dai conquistatori
Arabi, ma fu un monaco abruzzese ad introdurlo in Italia, precisamente nel XIV secolo,
anche se pare che nell’Italia Meridionale, in particolare in Sicilia, la coltura fosse
già presente.

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Contadini dediti alla coltivazione dello zafferano

Sono diverse le leggende legate all’origine dello zafferano: dall’amore di Croco per la ninfa Smilace, un rapporto affettivo che gli Dèi non condivisero, trasformando Croco in un fiore bellissimo e prezioso (lo zafferano, per l’appunto), alla leggenda di Mercurio, il quale colpì inavvertitamente Croco in maniera fatale, e per ricordare il suo amico scomparso, tinse con il sangue la preziosa pianta.

Lo zafferano è conosciuto da millenni; gli stessi Omero, Virgilio e Plinio ne parlano spesso nelle loro opere ed Ovidio nella Metamorfosi.

Se ne parla nei papiri egiziani del II secolo a.C., nella Bibbia e nel IX e XII libro
dell’Iliade. Anche gli indiani lo considerano da sempre un potente afrodisiaco:  in medio Oriente le donne in gravidanza lo applicano vicino all’ombelico per assicurarsi un parto veloce; ritenuto oggi uno stimolante sessuale, è associato dalla tradizione alla gaiezza procurata da una vivace attività erotica: per questo motivo, in allusione ad una notte di sesso felice, il linguaggio popolare ha coniato l’espressione  “dormire in un sacco di zafferano.”