Per raccontare la vita di Van Gogh bisogna dipingere un film
Loving Vincent è il primo film interamente dipinto ad olio. Dopo sei anni di produzione, dozzine di lanci di PR sulla stampa di tutto il mondo, sempre seguiti da silenzio radio […]
Loving Vincent è il primo film interamente dipinto ad olio.
Dopo sei anni di produzione, dozzine di lanci di PR sulla stampa di tutto il mondo, sempre seguiti da silenzio radio lungo mesi, e un trailer rilasciato lo scorso autunno, è ufficiale — Loving Vincent, il documentario / biopic sulla vita di Vincent Van Gogh coprodotto dalla polacca BreakThru e Trademark, uscirà quest’anno, e per davvero — il film ha accordi di distribuzione firmati in quasi tutto il mondo. In Italia il lancio sarà gestito da Adler e Nexo digital.
Loving Vincent non è l’ennesimo film fatto con lo stampino sulla vita e la follia di Van Gogh — è il primo film interamente dipinto ad olio.
Si dice spesso che Van Gogh, vedesse, percepisse, come dipingeva. Che la sua arte, la sua malattia fossero irrimediabilmente legate. L’unica soluzione definitiva per raccontare il mondo visto da Van Gogh sarebbe allora mostrare al pubblico come il pittore vedeva il mondo — o per lo meno questa è la conclusione a cui sono arrivati Dorota Kobiela e Hugh Welchman, fortemente influenzati dall’ultima lettera che Van Gogh scrisse al fratello Theo.
La verità, è che noi (pittori, ndr) possiamo solo parlare attraverso i nostri quadri.
Van Gogh è stato, in morte, celebrato quanto la sua memoria è stata infangata. Sì: un genio, ma anche un pazzo, un mentitore, un fannullone, a volte quasi un maniaco, spesso, un alcolista. Queste accuse, probabilmente almeno parzialmente fondate ma raramente utili per commentare le sue opere e mai utili per capire l’uomo, hanno fatto di Van Gogh più di un pittore famoso, ma un pittore famigerato.
Loving Vincent è il sontuoso tentativo di resettare la narrativa attorno al pittore, per poter finalmente analizzare la sua esperienza biografica, raccontata di proprio pugno nelle lettere al fratello, attraverso i quadri dell’artista.
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Kobiela e Welchman hanno ambientato il proprio film in 94 dipinti dell’artista, ingaggiando attori in carne ed ossa per ogni ruolo, e girando il film in maniera tradizionale, seppur in studio, su green screen. Una volta ottenuto il video, ogni movimento è stato analizzato e ogni singolo fotogramma è stato utilizzato come base per un dipinto ad olio — ogni singolo fotogramma, per un totale di 62 mila 450 dipinti, è stato dipinto a mano da più di cento pittori, creando un “cartone animato,” dipinto, realizzato sostituendo il film fotogramma per fotogramma.
https://www.youtube.com/watch?v=iw9KqtYCsZQ