Tutti stanno bene con questo filtro anime
Come starebbe Matteo Renzi in un anime romantico ambientato in un liceo di Tokyo? La risposta è in un’app: Meitu.
Come starebbe Matteo Renzi in un anime romantico ambientato in un liceo di Tokyo? La risposta è in un’app: Meitu.
Dimenticate i filtri blasonati di Snapchat, le orecchiette da cagnolino e le corone di fiori, i filtri-salva-foto di Instagram. Roba da amatori. La nuova frontiera delle modifiche digitali sui vostri più o meni costosi smartphone arriva dalla Cina e si chiama Meitu.
L’applicazione – disponibile sia su App Store che Play Store – non è nuova sui mercati digitali, ma la psicosi collettiva sembra sbarcata in America solo in questi giorni, invadendo lentamente tutti gli angoli dell’internet. Il mese scorso il New York Times aveva già riportato che la società dietro all’app si avvicinava ad un valore azionario tra i quattro e i cinque miliardi di dollari. Non male per sette filtri dai nomi esotici.
Il valore fa ovviamente leva sul vasto numero di utenti su cui la Cina può contare, incrementato da una leva mediatica come il supporto per l’app da parte di star del cinema. Come la famosissima Angelababy, che non a caso è proprio la base di partenza per l’emulazione prodotta dai filtri.
Il sito dell’applicazione a oggi indica un totale di 1 miliardo di installazioni su dispositivi e quasi 500 milioni di utenti attivi mensilmente. Ma Meitu non è la prima applicazione ad avventurarsi nel terreno già largamente esplorato dei ritocchi virtuali: quest’estate aveva già fatto parlare di sé l’applicazione Snow, anche se il paragone con Snapchat era stato troppo evidente per poter permettergli una distinzione utilitaria in campo statunitense.
Dal canto nostro, non abbiamo trovato modo migliore di usare Meitu se non per porre i filtri Angelic, Blossoms, Fairytale, Petals, Mermaid e Baronness sui trend virali del Bel Paese.