in collaborazione con ASSP Milano
di Ilaria Piromalli
Le elezioni per il rinnovo della presidenza del Parlamento europeo sono ormai alle porte e alto è il numero dei candidati — 7 in totale — una lista in cui spicca la presenza italiana: 4 i nomi, due dei quali divisi tra i maggiori partiti.
Il Presidente uscente è Martin Schulz, il tedesco progressista che, ormai alla conclusione del secondo mandato, l’Italia conosce principalmente per lo scontro verbale avvenuto a Strasburgo nel 2003, durante il quale l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi lo definì “perfetto per interpretare un kapò”, destando grande imbarazzo.
Annunciava Schulz il 24 novembre scorso che non si sarebbe candidato nuovamente alla guida del PE per dedicarsi alla carriera politica in Germania: per lui potrebbe esserci una carica agli Esteri — data la poltrona vacante a partire da febbraio, con l’elezione di Frank-Walter Steinmeier a Presidente della Repubblica — oppure la corsa alle elezioni federali tedesche come avversario di Angela Merkel.
Schulz, in ogni caso, “abbandona la nave,” ultimo baluardo contro il populismo dilagante in Europa, uomo pragmatico e di principio, personificazione dello spirito europeo in una fase di forte crisi.
A candidarsi per sostituirlo ci sono Gianni Pittella per il Gruppo dei Socialisti e Democratici, Antonio Tajani per il Partito Popolare Europeo, Guy Verhofstadt dei Democratici e Liberali, Eleonora Forenza per il Gruppo della Sinistra unitaria europea – Sinistra verde nordica, Jean Lambert per i Verdi – Alleanza libera europea, Helga Stevens per il Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, Piernicola Pedicini del Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia diretta, infine Laurentiu Rebega per Europa delle Nazioni e delle Libertà.
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Gianni Pittella, alias il top player delle ultime elezioni europee – 2014, con un totale di oltre 225 mila voti, eletto con il Partito Democratico, è il presidente del Gruppo dei Socialisti e Democratici (189 eurodeputati) dal luglio 2014. Classe ’58, siede all’interno del Parlamento europeo dal 1999, ricoprendo tra l’altro la carica di vicepresidente dal 2009 al 2014. Nell’ottobre 2013 si candida alle primarie del Partito Democratico per ricoprire la carica di segretario nazionale, ma sarà eletto Matteo Renzi. Si laurea in Medicina e Chirurgia, ma l’impegno politico lo caratterizza sin dalla giovane età — non per caso, essendo il figlio dell’ex senatore Domenico Pittella. Un “figlio d’arte” insomma, militante all’interno dell’ex PSI, prima che si sciogliesse. Tra gli impegni politici all’interno dell’Unione ricordiamo quello sull’attuazione del progetto – di cui ha anche scritto un libro – degli Stati Uniti D’Europa. Nota di folklore conclusiva: Vote Watch Europe lo classifica secondo tra gli eurodeputati più influenti.
Antonio Tajani, classe ’53, Commissario europeo dal 2008 al 2014, in un primo momento addetto ai Trasporti, poi all’Industria, è uno dei fondatori di Forza Italia nel 1994. Dopo gli studi classici, si laurea in Giurisprudenza e ricopre all’interno del Parlamento europeo la carica di vicepresidente del Partito Popolare Europeo dal 2002. È stato ufficiale dell’Aeronautica Militare Italiana, giornalista professionista e giornalista parlamentare per Il Settimanale e per Il Giornale. Ricopre anche il ruolo di conduttore Rai, nonché quello di inviato speciale in Libano, Unione Sovietica e Somalia. Anche Tajani ha militato sin dalla giovane età in politica, all’interno del Fronte Monarchico Giovanile. A livello più che di folklore, di spessore morale, ricordiamo la rinuncia a 468 mila euro di indennità transitoria per via della carica di ex Commissario, per cui nel novembre 2014 disse di aver “ritenuto fosse opportuno dare una prova di sobrietà e solidarietà in questo momento di grande difficoltà per i cittadini europei.”
Guy Verhofstadt, belga, è dopo Pittella e Tajani, il terzo principale contendente alla presidenza del Parlamento europeo. Leader di ALDE dal 2009, è anche stato Primo Ministro del Belgio, dal 1999 al 2008. Nel 2001 è stato presidente del Consiglio dell’Unione Europea. Da europeista convinto, è probabilmente il maggiore promotore dell’integrazione europea: nel settembre 2010, non a caso, insieme a Daniel Cohn-Bendit, porta avanti la formazione del Gruppo Spinelli per rilanciarne la promozione. Attualmente rappresenta il Parlamento europeo nei negoziati per la Brexit. Il suo nome ha avuto un rilancio in Italia dopo la vicenda legata all’accordo per l’ingresso nell’eurogruppo ALDE del Movimento 5 Stelle, fallito, e la sua sonora “I was thinking shit” nel confronto con gli altri candidati alla presidenza riguardo ai negoziati.
Eleonora Forenza, altra italiana candidata alla presidenza, è un’eurodeputata del Gruppo della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica. Eletta nel 2014 con L’altra Europa con Tsipras, è vicepresidente della commissione parlamentare mista Ue-Cile, membro della Commissione per il Commercio Internazionale e della commissione euro-latinoamericana. Militante da sempre, fa parte del collettivo Femministe Nove e del direttivo dell’International Gramsci Society Italia. Di formazione classica, dopo una laurea in Lettere, conseguita con il massimo dei voti, diventa ricercatrice in storia del pensiero politico. È nella Lista Tsipras che trova una candidatura che unitamente alle competenze personali la porta ben presto ad avere un ruolo di rilievo in Europa.
Jean Lambert, eurodeputata britannica, sessantasei anni, fa parte invece del Gruppo dell’Alleanza libera europea. Eletta la prima volta nel 1999 con i Verdi del Regno Unito, presiede la delegazione per le relazioni con i Paesi dell’Asia meridionale. Laureata in Lingue Moderne, si è occupa nel corso della sua vita di temi come democrazia e diritti umani, sviluppo sostenibile, lotta alla discriminazione, inclusione sociale, diritti delle minoranze, questioni dei lavoratori, di asilo politico e diritti dei rifugiati. Durante il referendum per la Brexit è stata una fervente sostenitrice del Remain, appellandosi più e più volte al Presidente Cameron.
Helga Stevens è la seconda belga candidata al vertice dell’Eurocamera. Leader del Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, è membro della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, delle delegazioni alle commissioni di cooperazione parlamentare con il Kazakistan, il Kirghizistan, l’Uzbekistan, il Tagikistan e dei rapporti con il Turkmenistan e la Mongolia. Helga Stevens è la seconda europarlamentare della comunità sorda, da cui deriva una linea politica volta all’approvazione in ogni Stato membro dell’Unione europea delle lingue dei segni.
Laurentiu Rebega, del gruppo politico di Marine Le Pen, alias Europa delle Nazioni e delle Libertà, vicepresidente del gruppo. Entra in realtà all’interno del Parlamento europeo con il Gruppo dei Socialisti e Democratici, ma presto passa all’ala di Le Pen e Salvini. Il percorso politico è discontinuo sin dal principio, con una militanza dapprima nel Partito Conservatore, poi nell’area democratica, infine, oggi, in quella estremista. Si occupa all’interno della Commissione di agricoltura e sviluppo rurale.
Si vocifera che il ballottaggio finale vedrà un derby tutto italiano, ma non sono da escludere i colpi di scena, dato il rilievo che Verhofstadt sta riuscendo a guadagnare.
Errata, 16/01/17—una versione precedente di questo articolo riportava tra i candidati anche Piernicola Pedicini, che invece ha ritirato la propria candidatura lo scorso mercoledì 11 gennaio.