Movimento 5 Stelle e Alde, una storia d’amore a Bruxelles

Grillo annuncia a sorpresa una votazione online per decidere di lasciare gli alleati dello UKIP per unirsi ai liberali dell’ALDE — ma nemmeno gli eurodeputati del Movimento erano stati informati.

Movimento 5 Stelle e Alde, una storia d’amore a Bruxelles

Grillo annuncia a sorpresa una votazione online per decidere di lasciare gli alleati dello UKIP per unirsi ai liberali dell’ALDE — ma nemmeno gli eurodeputati del Movimento erano stati informati.



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Non si può dire che la politica abbia fatto perdere a Beppe Grillo l’istinto teatrale. In modo del tutto inatteso, stamattina ha pubblicato sul proprio blog un articolo in cui si invitano gli iscritti a votare per il futuro del Movimento 5 Stelle nell’Europarlamento.

A quanto pare, i piani alti del M5S hanno deciso che l’attuale alleanza con UKIP, nel gruppo EFDD, non ha più ragione di esistere in quanto il partito di Farage “ha raggiunto il suo obiettivo politico: uscire dall’Unione europea.” Dunque chiedono agli iscritti di votare se:

  • rimanere nell’EFDD
  • confluire nel gruppo parlamentare dei non iscritti
  • confluire in ALDE, l’alleanza dei liberali democratici per l’Europa.

A livello politico, è un cambio di rotta pressoché impossibile da giustificare. Nel 2014, dopo le elezioni europee, il partito aveva già brevemente considerato se federarsi ad ALDE, ma la cosa era finita in una nuvola di fumo nel giro di pochissimo tempo – con ben più di qualche frecciatina reciproca. Sul blog di Beppe Grillo era apparso addirittura un articolo denigratorio su Guy Verhofstadt, il capo di ALDE, presentato sobriamente in questo modo:

image01

In effetti, le posizioni di ALDE riguardo molti aspetti della politica comunitaria sono quanto più lontano dal M5S ci si possa anche solo immaginare. Oltre a essere un convinto europeista — a differenza del Movimento, che nonostante non sia mai stato davvero chiaro sulla reale forza del suo euroscetticismo si può definire come forza euroscettica — ALDE è stato favorevole, tra le altre cose, al TTIP con tutto ciò che ne consegue: anche agli ISDS, i famigerati arbitrati internazionali.

Anche ALDE sembrava perfettamente consapevole della propria incompatibilità con l’organizzazione di Beppe Grillo. Sempre all’indomani delle elezioni, ALDE aveva definito il programma del M5S “irrealistico e populista”. Evidentemente, però, qualcosa — una qualche trattativa – in questi giorni ci dev’essere stata. Perché se si va sul sito di ALDE a cercare il post in cui si parlava male dei potenziali nuovi amici si scopre che il comunicato stampa è stato rimosso.

¯\_(ツ)_/¯
¯\_(ツ)_/¯

Internet però è spietato, e non dimentica:

image03

Probabilmente, ALDE si sta facendo ingolosire dal buon numero di parlamentari di cui dispone il Movimento a Bruxelles, che gli consentirebbe di diventare senza muovere un muscolo la terza forza dell’Europarlamento. Il matrimonio dunque stavolta potrebbe aversi da fare. Della forza numerica potenzialmente acquisibile è conscio anche Beppe Grillo: nel post sul suo blog fa capire senza troppi giri di parole che la fusione con ALDE è quella che a lui garba di più.

ALDE conta 68 eurodeputati e con la presenza del MoVimento 5 Stelle diventerebbe la terza forza politica al Parlamento europeo. Questo significa acquisire un peso specifico di notevole importanza nelle scelte che si prendono. Significa in molti casi rappresentare l’ago della bilancia: con il nostro voto potremo fare la differenza e incidere sul risultato di molte decisioni importanti per contrastare l’establishment europeo. Non rinneghiamo le scelte del passato che ci hanno portato dove siamo oggi. Vogliamo affrontare nuove sfide con maggiore determinazione.

Non è un caso che questa reciproca seduzione arrivi a solo una settimana dalle elezioni del Presidente del Parlamento Europeo, la carica coperta dal 2014 da Martin Schulz. Negli ultimi anni, il Presidente è stato eletto di comune accordo tra le due principali forze politiche del Parlamento, i Socialisti e i Popolari, che insieme controllano più del 50% dei seggi. Il prossimo Presidente sarebbe dovuto essere quindi Antonio Tajani di Forza Italia, ma Gianni Pittella si è messo di mezzo, in una disputa tutta italiana, candidandosi al ruolo.

Come spiegato dal Post, ci sono delle ragioni politiche per questo voltafaccia: il PSE vuole la poltrona del Consiglio Europeo, e potrebbe usare quella del Parlamento per provare a raggiungerla. Le cose, poi, sono ancora più complicate dal fatto che ogni gruppo esprime un candidato — anche l’ALDE, il cui candidato è appunto Verhofstadt. Grazie al piccolo caos provocato dall’inattesa decisione di Pittella, i liberali potrebbero avere un’opportunità di inserirsi nella contesa — ma, per farlo, servono i numeri che Grillo può offrire loro, in cambio di un peso maggiore nelle decisioni parlamentari.

Questa è forse una spiegazione a quella che potrebbe essere archiviata come una semplice giravolta politica — estrema, sì, ma tutto sommato non del tutto estranea da certe dinamiche. Quello che lascia davvero sorpresi invece è la modalità con la quale la cosa è stata comunicata dai vertici del Movimento ai propri elettori — e, cosa davvero bizzarra, ai propri stessi europarlamentari.

A quanto pare, infatti, almeno una fetta consistenti dei rappresentanti del Movimento nell’Aula di Bruxelles era del tutto all’oscuro dei piani elaborati dai dirigenti italiani. Un fenomeno che non è esagerato definire inquietante, considerata anche la tempistica con la quale la questione è stata sottoposta al voto.

Il post di chiamata alle urne elettroniche infatti è stato pubblicato oggi domenica 8 gennaio alle dieci del mattino. Chi è iscritto e intenzionato a farlo ha potuto votare fino alle 19 di ieri domenica 8 gennaio e oggi, per sole due ore, dalle 10 alle 12 del mattino. Un preavviso incredibilmente risicato, che taglia le gambe in partenza a qualsiasi eventuale discussione in proposito.

Della cosa si sono resi conto anche i militanti, che in buona parte non hanno preso bene la sorpresa di fine vacanze preparata dai loro superiori. Anche perché una delle tenui impalcature ideologiche del MoVimento è la necessità di informarsi — a modo proprio, ma informarsi — prima di prendere una decisione importante. E in questo caso, evidentemente, non è possibile farlo con serenità.

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Buona serata

Gli esponenti del Movimento più in vista non si sono molto esposti sulla questione — cosa non nuova in simili circostanze. Di Battista e Di Maio sono stati nel migliore dei casi pilateschi, mentre Paola Taverna e Roberto Fico non si sono nemmeno presi la briga di condividere il post riguardante la votazione sui loro profili Facebook.

A questo punto non resta che attendere il risultato delle urne, che arriverà piú tardi. Però qualche considerazione, come abbiamo visto, è possibile farla già ora: soprattutto osservando come il Movimento sia uno strumento nelle mani di un capo autoritario, più che autorevole, pronto a qualsiasi mossa imprevedibile se persuaso della bontà della propria scelta. Accanto a lui, un pugno di uomini o piegati alla sua volontà, come i membri del direttorio, o silenziosi e uniti a lui, come gli esponenti della Casaleggio Associati. E una lunga serie di Europarlamentari eletti dal popolo utilizzati come pedine di un gioco troppo importante e difficile da capire per loro, in barba al vecchio motto di “uno vale uno.”