Due gravi episodi di violenza carceraria hanno insanguinato l’inizio del 2017 in Brasile. Tra sovraffollamento e guerra tra bande, il sistema carcerario del Paese rischia di implodere.
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Ieri, 31 detenuti sono stati uccisi barbaramente in un carcere del nord del Brasile. Responsabili degli omicidi, membri di una gang di narcotrafficanti, come rappresaglia per una rivolta che nel primo giorno dell’anno ha causato 56 morti in un altro penitenziario del Paese. Aggiunte altre due rivolte minori negli scorsi giorni, il bilancio delle vittime è paurosamente alto: 93 morti in una sola settimana.
I due fatti più gravi sono avvenuti a Manaus, il 1° gennaio, e ieri nella capitale dello stato settentrionale del Roraima, Boa Vista.
È una guerra incrociata tra due gang rivali che si contendono il traffico di cocaina nelle regioni amazzoniche: la Familia do Norte, reputata responsabile del massacro del primo gennaio, e il First Capital Command, conosciuto con l’acronimo portoghese PCC e responsabile della rappresaglia di ieri. In entrambi i casi, le testimonianze concordano sull’estrema efferatezza degli omicidi.
Alleato con la Familia do Norte è il Red Command, che è la seconda organizzazione criminale più potente e meglio organizzata del Brasile dopo il PCC. Tra le due gang sembra essersi consumata una rottura, dopo un’alleanza ventennale — di qui l’intensificarsi dello scontro, anche se quello di ieri potrebbe essere stato un regolamento di conti interno allo stesso PCC.
Queste organizzazioni sono radicate profondamente nelle carceri brasiliane, spesso fuori dal controllo delle autorità governative.
Violenze di questo tipo non sono una novità. La stessa prigione di Boa Vista è stata teatro di numerosi omicidi di detenuti, tanto che qualcuno ne ha proposto la demolizione come unica soluzione.
Nel 2016, il totale dei morti in carcere è stato di 362.
La situazione è aggravata dal sovraffollamento: il numero dei detenuti è quasi triplicato tra il 2000 e il 2014, e circa il 41% è in attesa di processo. Nella prigione di Boa Vista si trovano circa 1400 detenuti, il doppio della sua reale capacità.
Nel 1992, una rivolta carceraria nel penitenziario di Carandiru, nello stato di Sao Paulo, fu duramente repressa dalle forze di polizia brasiliane: 111 detenuti rimasero uccisi, in gran parte per mano della polizia.
Il presidente brasiliano Michel Temer è stato duramente criticato per aver definito semplicemente un “incidente” il massacro di Manaus. Quella del sistema carcerario è senz’altro una delle crisi più gravi che il suo governo si troverà ad affrontare nei prossimi mesi.
Sinônimos da palavra "acidente": tragédia, perda, desastre, desgraça, fatalidade.
— Michel Temer (@MichelTemer) January 5, 2017
Photo credits: CC voidstern, Alexander C. Kafka, meesh, Gregor Fischer / Flickr