Olio di palma: pericoli e paure
Perché molte aziende alimentari sottolineano nelle pubblicità di non utilizzare l’olio di palma come ingrediente nei loro prodotti?
Perché molte aziende alimentari sottolineano nelle pubblicità di non utilizzare l’olio di palma come ingrediente nei loro prodotti? Un’inchiesta
Per risolvere ogni dubbio sui cliché legati all’olio di palma, abbiamo chiesto ai consumatori se lo considerano dannoso e abbiamo intervistato Cristina Alamprese, ricercatrice e docente del corso di Tecnologie delle sostanze grasse all’Università Statale di Milano.
Raccogliendo i dati degli intervistati sulle loro abitudini alimentari, è emerso che quasi il 70% della popolazione legge l’etichetta con una frequenza apprezzabile.
Il 15% degli intervistati afferma di non acquistare mai prodotti contenenti olio di palma, il 40% invece solo a volte non li acquista e il restante 45% dice non essere influenzato dalla presenza di olio di palma in etichetta.
Mentre il 50% di coloro che hanno dichiarato di non acquistare prodotti contenenti olio di palma è disponibile ad acquistare un prodotto biologico contenente olio di palma.
Prof.ssa Cristina Alamprese, quali sono le caratteristiche chimico-fisiche che rendono l’olio di palma uno degli ingredienti grassi più usati per le ricette di prodotti dolciari industriali?
“L’olio di palma viene utilizzato per l’elevato contenuto di acidi grassi saturi che lo rendono solido a temperatura ambiente. Il rapporto tra acidi grassi saturi e insaturi permette che sia l’ingrediente ideale per realizzare creme spalmabili ed emulsioni. Mentre, nei prodotti da forno, ha la capacità di rendere più stabili le bolle d’aria che si creano durante la preparazione degli impasti e la lievitazione.”
Il 56% degli intervistati ritiene l’olio di palma dannoso, e meno di una persona su 5
lo reputa dannoso solo per l’ambiente. Al contrario quasi la metà ha detto che è un prodotto che nuoce per entrambi. Il restante 35% ha indicato la salute come unica pericolosità del prodotto.
Prof.ssa Alamprese, l’elevato contenuto di grassi saturi nell’olio di palma può nuocere alla salute?
“Dipende dalla quantità di grassi saturi assunti quotidianamente. Nella dieta giornaliera i LARN (Livelli di Assunzioni di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana) dicono di non superare il 10% delle calorie totali assunte da grassi saturi. Basti pensare che il latte materno, contiene il 25% di acido palmitico che è un grasso saturo, lo stesso maggiormente contenuto nell’olio di palma (dal 39,5 al 47,6%)”.
Solo il 2% degli intervistati è a conoscenza che nessun grasso saturo è dannoso di per sé, ma dipende dalla quantità assunta attraverso la dieta. Oltre il 56% presume che i grassi di origine animale siano più dannosi di quelli di origine vegetale.
Altri grassi, come burro e margarina ad esempio, sono validi sostituti all’olio di palma? Sono meno dannosi?
“Il burro, oltre ad essere ricco di grassi saturi, contiene anche il colesterolo che non è presente nell’olio di palma. La margarina, invece, se prodotta con olii vegetali sottoposti ad una parziale idrogenazione può contenere acidi grassi trans, dannosi per la salute.”
La letteratura scientifica ha messo in evidenza la correlazione tra l’elevato consumo di grassi saturi e aumento del rischio di malattie cardiovascolari.
Gli intervistati in relazione ai problemi di salute ritengono che l’olio di palma è pericoloso soprattutto per la presenza di composti cancerogeni.
Togliamo ogni dubbio sul processo produttivo: è preferibile usare olio di palma grezzo o raffinato? La raffinazione può formare nuovi composti dannosi per la salute, come i composti genotossici?
“L’olio di palma usato dall’industria alimentare viene raffinato per eliminare composti anti–nutrizionali o indesiderati, come alcuni coloranti naturali (carotenoidi). È stato dichiarato dall’EFSA (European Food Safety Authority) che questo processo può portare alla formazione di contaminanti tossici non specifici dell’olio di palma. Tuttavia, non sono ancora stati eseguiti degli studi approfonditi che correlino la diretta assunzione di queste sostanze con l’insorgenza di tumori nell’uomo.”
Anche l’Organizzazione Mondiale per la Salute, la FAO, il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore della Salute fino ad oggi non hanno espresso giudizi in merito all’olio di palma quale ingrediente potenzialmente dannoso.
Concludendo, per quanto riguarda l’ambiente, gli intervistati si sono espressi dicendo che il danno maggiore è dato dalla deforestazione, mentre quasi un terzo attribuisce il pericolo ambientale anche ai danni diretti sugli animali.
Allo stesso tempo, ricordiamo che i Paesi dove è coltivata la palma da olio basano gran parte della loro economia su questa produzione.
Dott.ssa Alamprese, la certificazione che offre la RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil) è in grado di garantire il rispetto degli standard ambientali, sociali e di qualità? I criteri applicati possono aiutare a minimizzare un eventuale impatto negativo di tali coltivazioni sull’ambiente e lo sfruttamento delle comunità autoctone? “Purtroppo non sono al corrente di tutti i dettagli della certificazione RSPO e non posso quindi esprimere un giudizio definitivo a questo proposito. Sono comunque convinta che l’adesione a questa certificazione da parte di tante industrie alimentari sia la dimostrazione di una presa di coscienza delle problematiche ambientali e sociali che possono essere legate alla produzione di olio di palma. Ciò pone sicuramente le basi per una mitigazione e, speriamo, una soluzione concreta delle situazioni più gravi.”