La rivolta dei migranti a Cona e la malaccoglienza di una cooperativa indagata
Il 2 gennaio 2017, Sandrine Bakayoko, una richiedente asilo ivoriana di 25 anni, è stata trovata priva di sensi presso il centro di prima accoglienza di Conetta, in Veneto.
Il centro di prima accoglienza di Conetta ospita 1400 persone, ma ha una capienza di un massimo di 540. Il 2 gennaio 2017, Sandrine Bakayoko, una richiedente asilo ivoriana di 25 anni, è stata trovata priva di sensi e nel campo è scoppiata la rivolta.
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Il 2 gennaio 2017, Sandrine Bakayoko, una richiedente asilo ivoriana di 25 anni, è stata trovata priva di sensi presso il centro di prima accoglienza di Conetta, in Veneto.
Sandrine, partita dalla Libia, era arrivata in Italia a fine agosto insieme al suo compagno.
Secondo quanto dichiarato dal sindaco di Cona Albero Panfilio, la ragazza avrebbe abortito un mese fa, ma non ci sarebbero legami con il decesso. Si è sentita male in bagno, attorno a mezzogiorno. Non vedendola tornare, il compagno ha cercato di raggiungerla e una volta trovata priva di sensi, il medico del centro ha provato a rianimarla invano. Intanto è stata chiamata un’ambulanza che l’ha prelevata. Sandrine è morta durante il tragitto verso l’ospedale.
L’autopsia, svolta stamattina per ordine della procura, ha evidenziato una tromboembolia massiva polmonare bilaterale come causa della morte — un decesso improvviso insomma.
In seguito al decesso, gli ospiti del centro si sono ribellati, tenendo in ostaggio fino a tarda notte 25 operatori della Cooperativa Sociale Edeco (ex Ecofficina).
Le forze dell’ordine sono intervenute e la situazione si è tranquillizzata. Gli ospiti sono rientrati nella struttura e una parte di loro ha chiesto di incontrare il prefetto per parlare delle condizioni inadeguate in cui vivono.
Non è la prima volta che i richiedenti asilo hanno protestato per la cattiva assistenza fornita, sostenendo di essere troppi rispetto alle dimensioni del centro.
La Cooperativa Ecofficina, fondata nel 2011, lavorava nella gestione dei rifiuti e solo nel 2014 ha iniziato a occuparsi di prima accoglienza. Si calcola che “il suo valore di produzione è passato dagli iniziali 114 mila euro a un milione e 145 mila.” I responsabili della cooperativa — che gestisce anche altre strutture in Veneto — sono indagati dalla Procura di Padova per truffa aggravata e falsità materiale.
I richiedenti asilo ospitati al centro lamentano da tempo di vivere in condizioni inadeguate, ammassati in spazi troppo piccoli. Secondo l’ASL, infatti, sembrerebbe che la struttura potrebbe accogliere 540 persone, mentre ne ospita oltre 1400.
Il 10 giugno 2016, una delegazione della campagna LasciateCiEntrare era riuscita a visitare il centro e testimoniarne le condizioni di vita. Secondo quanto riportato su MeltingPot, gli ospiti del centro a giugno erano 620 di oltre 25 nazionalità, superando il numero massimo previsto di 540 persone. Non vi erano mediatori per ogni lingua, come ad esempio per il tigrino, la lingua ufficiale eritrea, parlata da un grande numero di ospiti. Il centro è composto da una tendopoli, affiancata da sistemazioni in letti a castello all’interno di alcuni casolari, in mezzo al nulla.
Sembrerebbe anche anche la struttura ospiti migranti minori, cosa che per legge non potrebbe fare. Infatti, i minori hanno diritto a un’accoglienza specializzata e in centri appositi.
Per di più parrebbe che gli ospiti non abbiano una adeguata assistenza legale e che siano costretti a svolgere lavori volontari, come per esempio tagliare l’erba.
Inoltre, gli operatori del centro avrebbero dichiarato di ospitare solamente migranti temporanei, ma così non è. Infatti, Sandrine era in Italia dalla scorsa estate e altri ospiti dichiarano di trovarsi a Cona da molti mesi.
I richiedenti asilo hanno protestato in seguito alla morte di Sandrine sostenendo inoltre che ci sarebbero stati ritardi e negligenza nella cura della ragazza deceduta. Su questo, però, sono fornite informazioni contrastanti. Da quanto dichiarano gli ospiti, sembrerebbe che la ragazza si fosse già sentita male otto ore prima dell’arrivo dell’ambulanza. Inoltre, i ragazzi del centro raccontano che per il freddo un’altra persona abbia perso i sensi oggi.
Notando le condizioni del centro, ci si potrebbe domandare se la responsabilità della morte di Sandrine possa essere imputabile a una cattiva accoglienza. Dalle indagini in corso si potranno capire meglio le dinamiche che hanno portato al suo decesso.