La “post–verità” di migranti e meningite: il fascino irresistibile delle menzogne

Quali sono i confini delle fake news, di quella che viene anche chiamata — indorando la pillola — “post-verità”?

La “post–verità” di migranti e meningite: il fascino irresistibile delle menzogne

Quali sono i confini delle fake news, di quella che viene anche chiamata — indorando la pillola — “post-verità”?

Nelle ultime settimane — in generale dopo la sonora sconfitta referendaria di Matteo Renzi — si parla di fake news anche in Italia. L’espressione è figlia delle recenti discussioni sul risultato disastroso delle elezioni statunitensi, ma in Italia conosciamo benissimo il fenomeno: si potrebbe dire che l’abbiamo inventato, col fascismo, e poi perfezionato negli anni del Secondo dopoguerra.

Sono tante le parole italiane che potremmo usare per parlare di fake news — fregnacce, bufale, propaganda, teorie del complotto, macchina del fango. Con fake news si intende di tutte le cose di cui sopra, e nei mesi scorsi ve ne abbiamo parlato spesso. Nelle scorse ore uno scontro particolarmente truce tra Grillo e Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust, ha portato la vicenda al centro del dibattito politico. Quali sono i confini delle fake news, di quella che viene anche chiamata — indorando la pillola — “post-verità”?

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Grillo, secondo il quale per decenni la stampa italiana ha fornito al pubblico un’informazione parziale e spesso incompleta, ha ragione: ma è completamente assurdo ignorare la variabile della diffusione attraverso la viralità sui social network, che decontestualizza e porta agli occhi di persone spesso incapaci di riconoscere si tratti propaganda.

Un esempio della potenzialità distruttiva della post-verità è senza dubbio la crescente ondata di allarmismo sulla meningite — un’epidemia da film horror, ad ascoltare i tanti blog e le tante pagine Facebook di “informazione libera.” Psicosi ampiamente alimentata dai media tradizionali, che approfittano del bufale altrui per generare visualizzazioni su contenuti che non sarebbero interessati a nessuno. Gli stessi media pronti a non dichiarare in modo fermo ed esplicito che no, non c’è nessun motivo per farsi prendere dal panico, e no, la presenza dei migranti non costituisce in nessun modo un fattore di contagio — è notizia di oggi che, malgrado i ripetuti tentativi da parte di utenti, Facebook si sia rifiutato di censurare la propaganda d’odio di Forza Nuova a riguardo.

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Le tante storie che raccontano dei pericoli di contagio da parte dei migranti partono, in maniera infinitesimale, da una storia vera: sono registrati casi di meningite di tipo C tra alcuni migranti, con le prime storie risalenti alla scorsa primavera. All’epoca, quando dedicare mezza pagina ad ogni povera vittima della malattia non era ancora la norma, la notizia rimase principalmente relegata nelle colonne di colore dei giornali online e ben in vista solo sui quotidiani che, dall’estate all’inverno, vivono sulla paura.

Senza nessun rispetto per alcun tipo di dignità umana, il Giornale apriva questo agosto così:

È già successo che ci fossero casi di scabbia, tubercolosi e malaria. Ora un’altra novità: meningite.

Come vedremo, questa uscita è tra le meno peggiori.

In realtà, tutti i casi di meningite tra migranti coinvolgono il menigococco C, che è “da sempre presente in Italia.” Nessuno riguarda le forme A, W-135, e X presenti nella “meningitis belt” citata nel Yellowbook del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie statunitense. Molti giornali e blog hanno riportato l’infondatezza dell’accusa: infondatezza che però non sembra attecchire in nessun modo — e dunque, non ferma la condivisione di articoli completamente falsi.

Articoli come quelli pubblicati da Grande Cocomero (sì, Grande Cocomero), un giornale online che pubblica titoli come “CLANDESTINI: SCABBIA, MENINGITE E TUBERCOLOSI- IL SINDACATO DI POLIZIA LANCIA L’ALLARME, COMPLETAMENTE IGNORATO DAI MEDIA DI REGIME,” o il grande classico Il Primato Nazionale, che pubblica fake news in italiano forbito—

(…) Di potenziali portatori sani la Toscana potrebbe essere piena: in precedenza su queste colonne avanzammo l’ipotesi – corroborata da studi epidemiologici – che forse c’entrava qualcosa l’immigrazione incontrollata dalle aree dell’Africa sub-sahariana, guarda caso coincidenti con la cosiddetta “cintura della meningite”, dove il morbo è endemico e le epidemie sono le più frequenti nel mondo, come del resto riconosceva una circolare del Ministero della salute datata 2011, al tempo della prima grande ondata immigratoria. Se così fosse, tra i frutti avvelenati della logica perversa del governatore toscano Enrico Rossi dovremo annoverare anche tante vite inutilmente spezzate tra sofferenze atroci e un costo che – con una stima molto approssimativa e per difetto e prendendo in considerazione costo delle dosi vaccinali, monte ore speso in profilassi e terapie – potrebbe aggirarsi su almeno cento milioni di euro. Una falla ulteriore nell’azzardata equazione di Rossi “immigrati uguale ricchezza”.

—come questo, scritto da Fabio Barsanti, coordinatore per la regione Toscana di Casa Pound, che è anche a obbligo di dimora, tra le altre cose.

Vero baluardo delle notizie non confermate è VoxNews — da non confondere con Vox.com di Vox Media — vero titano dell’informazione iperconservatrice italiana. Hanno persino Pepe the Frog in prima pagina.

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Un ingranaggio fondamentale per la diffusione delle notizie false sono pagine Facebook che non si presentano come legate a una testata, ma come cani sciolti: contro l’immigrazione, contro l’islam, contro la casta, contro tutto — riciclano link, condividono contenuti di altre pagine, spesso dello stesso “network,” postano meme da cinquantenni e “offerte” di Ray-Ban falsi. Macinano soldi una frazione di centesimo alla volta, non rispettando nessuno standard minimo di dignità che qualsiasi giornale o blog che si identifichi come giornalistico.

Nonostante quattro realtà fondamentali ampiamente dimostrate, ovvero—

  • Che il meningococco causa delle morti di questi mesi sia di tipo C, ovvero quello locale, con cui in Italia abbiamo a che fare ogni anno;
  • Che il decorso della malattia è rapido e se non curato mortale, per cui praticamente impossibile che un vettore arrivi ammalato dall’Africa;
  • Che non solo non sono i migranti a portare questa malattia ma non è in corso un contagio, del tutto, e il numero di casi è perfettamente in linea con il dato dell’anno scorso, in entrambi i casi poco inferiore ai 200 segnalati;
  • Che 200 casi di infezione sono comunque tantissimi, e che una soluzione per ridurre queste morti inutili potrebbero essere evitate attraverso una semplice vaccinazione gratuita per i bambini, e da qualche mese anche per gli adulti, in molte regioni d’Italia

La realtà non riesce a bucare, che passi per Vanity Fair, per l’Huffington Post, o per il Fatto Quotidiano.

Post come quello di Roberto Burioni, docente all’università Vita-Salute del San Raffaele ripreso anche dall’HuffPost servono tutto sommato a poco, perché i meccanismi di filter bubble di Facebook difficilmente porteranno le condivisioni del suo post agli occhi di un complottista, sia esso anti-immigrazione o anti-vaccinazione.

Nel post che linkavamo a inizio articolo, Beppe Grillo cita Roberto D’Agostino, padrone del famigerato Dagospia.com, e questa perla  rilasciata durante un’intervista a Sette del mese scorso:

La post verità è una definizione usata dai rosiconi che non sono entrati nel ventre della balena web e quindi non riescono a interpretare i tempi. Parliamo di giornalisti le cui testate hanno avallato per anni bugie e idiozie di ogni tipo.

Al contrario: nel “ventre della balena web” la verità è un’altra. Internet, come tecnologia, non ha mai promesso la democratizzazione delle informazioni, ma l’accesso democratico a data: notizie vere e false viaggiano sugli stessi binari, senza esclusione in merito di verità e, grazie alla progressiva standardizzazione del design su internet, sono sempre più spesso indistinguibili. E se verità e menzogna sono indistinguibili, la seconda avrà sempre un fascino infinitamente superiore — è prevedibile, è più crudele, più bella anche quando parla di cose brutte.

Negare che sia necessario fare qualcosa è pazzescamente pericoloso, ma cosa fare? Abbiamo creato un mostro che sembra destinato a portare a derive autoritarie, da Trump a quelle temute in Francia e Germania, ma anche come piattaforma per vecchi fascismi mai morti nel nostro paese. Contro di esso sembrano solo possibili altre derive autoritarie, di controllo stretto dello stato — o peggio, da parte di privati — di cosa sia vero e cosa no. Le conseguenze, in ogni caso, saranno estremamente, indubbiamente vere.