Ḥajj
Benvenuti in un nuovo episodio di Arabeschi. Oggi: Ḥajj – حج
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Benvenuti in un nuovo episodio di Arabeschi
L’articolo di oggi fa riferimento a quanto abbiamo detto due settimane fa, riguardo ai cinque pilastri dell’Islam, riprendendo e approfondendone uno, per il momento, in quanto si tratta di un precetto molto importante e molto articolato del culto islamico, ragione per cui vale la pena indagarlo più nel profondo.
Lo حج Ḥajj, come abbiamo detto in precedenza, è il pellegrinaggio verso la Città Santa de La Mecca. Essa è considerata la prima delle tre città sacre all’Islam, ovvero, nell’ordine, La Mecca, Medina e Gerusalemme. Queste tre città sono motivo di venerazione sia per riferimenti storici relativi alla vicenda del Profeta e della nascita dell’Islam, ma anche per un già esistente legame con l’epoca preislamica che dal punto di vista della costituzione del nuovo culto ha suggerito numerosi elementi: questo processo è stato necessario al momento della strutturazione della nascente fede islamica affinché essa potesse guadagnarsi la fiducia di un popolo estremamente connesso alle proprie tradizioni e perciò inizialmente ostile al nuovo messaggio; il Profeta, perciò, fu costretto a mantenere certe caratteristiche della ritualità del culto preislamico, dandogli, ovviamente, un punto di vista e una motivazione diversi per non catapultare i suoi possibili seguaci in una dimensione completamente diversa e a loro sconosciuta.
La Mecca, nell’epoca araba antica o della جاهلية Jahiliyya, era già centro di culto e meta di pellegrinaggio delle popolazioni dell’Arabia antica, sede di uno dei principali templi dove risiedeva il pantheon delle numerosissime divinità venerate nella città. Essa fu la città del Profeta, oltre che quella nella quale egli iniziò a diffondere il nuovo culto e nella quale tornò vittorioso dopo la sua emigrazione a Medina del 622, causata dall’ostilità dell’aristocrazia meccana che, con il diffondersi dell’Islam, vedeva sempre più a rischio i propri privilegi e la propria posizione sociale.
Una volta introdotta a grandi linee la rilevanza della città de La Mecca per i musulmani, diventa più semplice capire come sia fondamentale la pratica del pellegrinaggio all’interno del culto islamico. Esso è obbligatorio almeno una volta nella vita, per coloro, uomini o donne, che abbiano i mezzi economici e fisici per farlo, dopo aver espresso laنية niyya, o formulazione dell’intenzione. Lo ḥajj o grande pellegrinaggio, si compie nel mese lunare di ذو الحجة Dhū’l-ḥijja, a differenza del عمرة ‘umra o piccolo pellegrinaggio, che è una visita individuale che il devoto può fare a La Mecca, in un periodo diverso da quello in cui si compie lo ḥajj.
I pellegrini ripercorrono un itinerario che la tradizione tramanda come il percorso compiuto da Muhammad nel suo ultimo ḥajj prima di morire. Una volta giunti in territorio sacro i pellegrini hanno il compito di mettersi in uno stato di purezza o iḥrām, astenendosi dalle pratiche sessuali, evitando di radersi, tagliarsi unghie e capelli e indossando capi d’abbigliamento con specifiche caratteristiche, anch’essi chiamati col termine احرام iḥrām. Lo ḥajj inizia il settimo giorno del mese, con la preghiera collettiva di mezzogiorno nella grande moschea della città e va avanti per circa 7 giorni, in zone circostanti, dove i pellegrini svolgono vari riti e preghiere in luoghi che sono stati cardine nella vicenda dell’ultimo pellegrinaggio del Profeta. Tra i riti più significativi abbiamo quello che prende luogo il terzo giorno, ovvero “il giorno di ‘Arafa”, quando i pellegrini, ripetendo le azioni compiute dal profeta, si fermano davanti a Dio,وقوف wuqūf, in una pianura deserta di fronte al “Monte della Misericordia”, جبل الرحمة Jabal al-Raḥma, dal primo pomeriggio fino al tramonto, ripetendo la formula «Eccoci a te, oh Dio», oppure quello che si realizza il quarto giorno quando i fedeli compiono 7 giri in senso antiorario, la circuambulazione oطواف tawāf, attorno alla Ka’ba, un edificio cubico alto 15 metri coperto da un drappo nero (كسوة kiswa), situato al centro della grande moschea a La Mecca. All’interno della Ka’ba, nell’angolo orientale, è murata la Pietra nera, un meteorite noto come “mano di Dio” che i fedeli cercano di baciare; la Sunna tramanda che la pietra sarebbe originariamente stata bianca in quanto proveniente dal Paradiso, ma che sarebbe diventata nera una volta giunta sulla terra a causa delle malefatte degli uomini peccatori.
La concezione stessa del culto musulmano, così meticolosamente organizzato al punto che ogni singola azione sia portatrice di un significato ben preciso, che rimandi ad azioni grandiose compiute dal Profeta, ci presenta il pellegrinaggio come esperienza privilegiata del fedele il quale ha la possibilità di abbandonarsi a Dio in un viaggio simbolico che per molti rappresenta l’essenza stessa del Viaggio.