Terra, acqua, impronte. Giovani talenti dell’arte giapponese a confronto

Una mostra allestita alla galleria Maroncelli 12, a Milano, mette a confronto le opere di alcuni dei più interessanti artisti emergenti giapponesi.

Terra, acqua, impronte.  Giovani talenti dell’arte giapponese a confronto

La galleria Maroncelli 12, che ospita la mostra Terra, acqua, impronte. La lezione di Dubuffet e i giovani talenti giapponesi, sarà arricchita dalle opere di Yuichi Saito, ovvero una collezione di calligrafie d’avanguardia. Il 15 dicembre, con un evento pre-natalizio, sarà possibile visitare la mostra e tuffarsi nel mondo dell’Art Brut. Insieme alle litografie Sols, Terres di Dubuffet saranno presenti anche opere di artisti emergenti giapponesi. La mostra mette infatti a confronto le rappresentazioni del resto della natura con quelle di terra, aria, acqua e fuoco degli artisti orientali selezionati dalla galleria.

saito

34 è uno degli artisti che spicca per originalità del nome. La decisione di non firmare le opere con il proprio nome risponde all’esigenza di non influenzarle. 34 non vuole rivelare la propria biografia, perché sia l’opera stessa a comunicare. Il suo lavoro vuole essere “impronta e informazione”: la sua è una raffinata ricerca sulle pozzanghere, che assorbite dalla carta diventano dei disegni ricercati. Ogni pozzanghera è diversa dall’altra — l’artista le classifica appuntandosi la data, l’ora, il luogo, le misure dello specchio d’acqua, il meteo e la temperatura. Ciò che fa è proprio estrarre lo spazio-tempo di una pozzanghera per metterlo su carta.

“La pioggia assorbe molti fenomeni e memorie, movimenti e tempo e li trattiene in modo semi-permanente.”

Anche Daiki Nishimura si ispira alla natura per la composizione dei suoi lavori. Girando per il Giappone, scatta le foto dei paesaggi che lo hanno colpito. Successivamente nel suo studio aggiunge, dipingendo su tela, le proprie emozioni, riuscendo così ad integrare il mondo interiore con quello esterno. Nishimura è fortemente interessato alle tematiche ambientali e dopo il terremoto del 2011 ha cominciato a riflettere sulle conseguenze che questo disastro ha comportato per il globo. Così ha dichiarato: “Come artista che vive in questo mondo creo il momento affinché lo spettatore possa sentire che siamo tutti collegati e che il divino è tutto intorno a noi. Credo che il nostro pensiero compassionevole verso alberi, fiori, oceano, montagne e cielo possa cambiare qualcosa.”

Un’opera di Nishimura
Un’opera di Nishimura

I quadri di Kinya, invece, nascono dalla visione armonica di tre elementi: sovrapposizione di colori, forme geometriche semplici e piccoli segni che richiamano dei pittogrammi primitivi. I suoi lavori sono ideati per essere riflessi nel campo visivo di chi li osserva: grande importanza riveste infatti lo spazio fisico interposto tra lo spettatore e l’opera. “Da questo incontro di opera e persona, di tempo e spazio, nasce qualcosa che per me è fondamentale. Io sono l’uomo che coltiva i campi di colore e che semina. Continuerò a seminare pian piano, sperando che nasca qualcosa dentro chi osserva le mie opere.”

Un’opera di Nishimura
Un’opera di Kinya

Appuntamento quindi in via Maroncelli 12, a Milano, giovedì 15 dicembre a partire dalle ore 18.