L’Apocalisse ad Aleppo
Gli ultimi dati parlano di 82 civili uccisi — di cui 11 donne e 13 bambini — sotto l’attacco delle forze governative, come ha riferito il portavoce delle Nazioni Unite Rupert Colville in conferenza stampa.
Durante la notte tra lunedì e martedì l’esercito di Bashar al-Assad ha annunciato la stretta finale sulla città di Aleppo, diventata vero fulcro del campo di battaglia chiave nella guerra tra le forze fedeli al presidente e i ribelli che vogliono rovesciarlo.
Nelle ultime ore le Nazioni Unite hanno riferito che la parte orientale della città è nelle mani delle forze governative: l’assedio sta per finire e il regime siriano torna ad Aleppo.
Gli ultimi dati parlano di 82 civili uccisi — di cui 11 donne e 13 bambini — sotto l’attacco delle forze governative, come ha riferito il portavoce delle Nazioni Unite Rupert Colville in conferenza stampa.
Sebbene non ancora confermato, sembra che un accordo per un cessate il fuoco, quasi equivalente a una dichiarazione di sconfitta da parte dei ribelli, sia imminente: l’accordo prevederebbe l’evacuazione dei cittadini nelle aree a nord e ovest della capitale.
Dal mese di novembre, le forze governative siriane avevano rapidamente ripreso quasi tutti i quartieri, lasciando i ribelli sull’orlo della sconfitta.
Dopo quattro anni di assedio da parte dei militari di Assad, non si hanno più dati certi sulle vite rimaste ad Aleppo e quelle spazzate via dalla guerra.
Aleppo appena quattro anni fa era una delle città più importanti della Siria, per commercio e industria. Era patrimonio dell’Unesco e contava 2.3 milioni di abitanti.
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Decine di migliaia di civili sono fuggiti, e le Nazioni Unite dicono che centinaia sono morti cercando di attraversare zone controllate dal governo. I civili si trovano tra due fuochi — spesso i ribelli gli impediscono di lasciare la città.
Nel frattempo le condizioni stanno drasticamente peggiorando: l’ultimo rapporto dell’ufficio dell’ONU per gli affari umanitari riporta una tragica situazione umanitaria.
Dopo quattro anni — l’assedio è iniziato il 19 luglio 2012 — non si hanno più dati certi sulle vite rimaste ad Aleppo e quelle spazzate via dalla guerra.
Durante l’estate 2016 le forze governative avevano conquistato gran parte della città, sono stati aperti “corridoi umanitari” per evacuare circa 250000 civili dalle zone della città sotto controllo ribelle. Nei giorni successivi circa 200 persone sono riuscite a lasciare la città. Ma ad ottobre sono ricominciate le offensive dei ribelli nel tentativo di rompere l’assedio nella parte est della città: l’avanzata dell’esercito siriano a fine novembre causa i primi collassi delle truppe ribelli che iniziano una sorta di ritirata.
Migliaia di persone restano nell’area ancora in mano ai ribelli, ovvero un’area di tre chilometri quadrati. Così riferisce il Ministero della Difesa russo, sottolineando che l’esercito siriano ha conquistato 11 quartieri nelle ultime 24 ore — il 98% della città è in mano alle forze di Assad.
Nelle ultime ore su Twitter si sono diffuse le grida d’aiuto e gli ultimi saluti chi sta morendo sotto le bombe.
È così che sembra finirà l’assedio di Aleppo, non con un accordo di pace, non con una vittoria militare, ma in una carneficina. Così ci viene ripetuta la lezione della Seconda guerra mondiale, che le guerre finiscono in un solo modo — con la morte di tutti.